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Leonardo Recensione Documentario: Il capolavoro perduto

Storia del quadro più costoso della storia ma forse falso.

Si dirà subito che barba che noia, pensando a qualche polverosa lezione di restauro, a qualche lezioncina di storia dell'arte. E si sbaglierebbe grandemente. Perché il documentario diretto da Andreas Kofoed è un pezzo appassionante di giornalismo investigativo, più avvincente di un thriller con attori veri, che racconta l'incredibile storia di quello che è diventato il quadro battuto all'asta al prezzo più altro al mondo, 450 milioni di dollari. Eppure non esiste la minima certezza che si tatti davvero di un quadro di Leonardo. E non ci sarà mai.

Tutto ha inizio nel 2003 quando un collezionista di opere d'arte di livello medio basso si imbatte nel quadro a New Orleans, nel retrobottega di una casa d'aste, non ritenuto infatti degno di essere messo in vendita, in quanto di improbabile attribuzione. Lo paga 1,175 dollari. Insieme a un socio d'affari, il piccolo collezionista lo consegna a una restauratrice famosa, Dianne Modestini, moglie del celeberrimo Mario, mercante d'arte ma soprattutto definito il più grande restauratore del secolo, allora molto anziano e prossimo alla fine, avvenuta nel 2006.

La donna, rimasta da sola, inizia un lavoro di pulizia che mostra gli enormi danneggiamenti dell'opera, che ricorda davvero lo stile leonardesco. Dopo la pulizia e la riparazione del pannello di legno su cui il ritratto di Gesù benedicente è dipinto, la donna inizia un lavoro di restauro che rispetta lo stile dell'opera ma praticamente la rifà quasi ex novo.

A questo punto, divenuto un'opera ormai davvero capace di affascinare, il Salvator inizia la trafila che lo farà crescere a livello internazionale, passa di livello raccogliendo conferme e qualche ripulsa trascurabile, viene esposto alla National Gallery, accrescendo così la sua credibilità, finché non attira l'attenzione di Yves Bouvier, notissimo mercante/imprenditore che ha fra i suoi clienti l'oligarca russo Dmitry Rybolovlev. Lo paga ai proprietari 83 milioni di dollari e ricarica per sé una quarantina sul prezzo finale a Rybolovlev.

In ogni passaggio il quadro produce decine di milioni di dollari di valore che restano attaccati a chi in quel momento lo maneggia, compreso il museo che lo espone e ne ricava incassi straordinari. Perché le masse fanno la fila all'addiaccio per contemplare (quando va bene) un'opera d'arte celebre, per farcisi un selfie nella maggior parte dei casi.

Ma il gioco di Bouvier viene scoperto dall'oligarca (mai indispettire un appartenente a quella categoria), che decide di dismettere tutto il suo patrimonio artistico. Così, fra Picasso, Gauguin e Klimt, entra ufficialmente un Leonardo. All'asta finale da Christie's, accuratamente orchestrata, arriverà ad essere venduto alla cifra record di 400 milioni di dollari, più 50 di commissione. Intanto nella vicenda sono entrati mille critici, reporter investigativi e anche CIA e FBI, interessati a evasioni fiscali e riciclaggio di denaro.

Dopo lunghe indagini, risulterà finito in mano di un potentissimo despota, riconosciuto internazionalmente. E si sa che pecunia non olet (e no, non è Putin). Non diciamo di chi si tratti, per non togliere divertimento allo spettatore, perché come dicevamo, il documentario è proprio costruito come un avvincente thriller.

Quindi nel finale della storia, sul dolcissimo viso del Salvator Mundi, sulle dita della sua mano elegantemente atteggiate alla benedizione, si chiude il metaforico sarcofago, il coperchio della cassa che terrà lontana dall'umanità l'Arca perduta di Indiana Jones. Non importa dove si trovi adesso, nessuno lo sa, se nel caveau di qualche deposito di opere d'arte off-shore (vi ricordate Tenet o la serie tv Billions?) o nel salotto del solito satrapo multimiliardario, magari galleggiando sul suo yacht?

Quello che importa è che è sparito alla vista dell'umanità, fine che fanno tutte le opere d'arte troppo ambite che finiscono in mano agli speculatori. Non sapremo mai se davvero quel quadro è da attribuire a Leonardo (o ad un allievo o aella restauratrice), sappiamo solo che è stato venduto per 450 milioni di dollari e il suo valore potrà solo aumentare. E solo questo importerà, nella follia della ricchezza accumulata senza sforzo, dei riccastri o dei fondi di investimento, ai quali della vera bellezza non interessa niente, se non per il suo valore commerciale.

Cose dei nostri tempi, tristemente. Come dice il regista "Questa storia mette a nudo i meccanismi della psiche umana, la nostra attrazione verso il divino e i meccanismi delle società capitaliste in cui denaro e potere prevalgono sulla verità".