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Life Goes On: Done to Death - recensione

Uno su mille ce la fa.

Life Goes On: Done to Death è un videogioco al contrario. O meglio, come nella maggior parte dei titoli sul mercato, il protagonista tenta e ritenta innumerevoli volte di superare un ostacolo, fino a quando non arriva al traguardo. Qui invece lo scopo è quello di morire volontariamente e permettere a chi ci succederà di proseguire, in maniera simile a quanto visto decenni fa nel classico Lemmings.

Siete confusi? Niente panico, Life Goes On: Done to Death è molto più facile da giocare che da spiegare, ma noi ci proveremo lo stesso. Dunque, nei panni di un cavaliere, il nostro scopo è quello di conquistare la coppa dorata che determina la fine di ogni livello, attraversando pericolose piattaforme, intricati meccanismi elettronici, letali cannoni direzionali e molte altre diavolerie ancora.

Ci troviamo quindi di fronte al classico platform/puzzle bidimensionale, che ha dalla sua parte un'interessante, quanto semplice, caratteristica: sacrificare la propria vita per permettere al cavaliere successivo di poter proseguire e conquistare le coppe dorate. Un nastro trasportatore ricoperto da spuntoni ci ostacola il cammino? Nessun problema, saltiamo senza indugi sugli affilatissimi aculei per creare una 'piattaforma' che il nostro successore utilizzerà per avanzare nel livello.

La difficoltà dei puzzle non è mai frustrante, ma già dopo una decina di livelli dovrete cominciare ad usare seriamente la materia grigia nella vostra testa.

La fisica in questo caso gioca un ruolo importante, visto che i corpi degli ammassi di latta passati a miglior vita hanno un peso e devono essere sfruttati in molteplici occasioni. Esempio: una fiamma ci impedisce di attraversare una piattaforma e l'unico modo per spegnerla è quello di attivare un meccanismo tramite la pressione di un bottone protetto da una gigantesca lama.

Per risolvere il problema è sufficiente salire sul nastro trasportatore, lasciarsi fare a pezzetti dalla lama e aspettare che il cadavere tumefatto finisca sull'interruttore. Premiamo il tasto croce, creiamo un nuovo cavaliere, superiamo l'ostacolo e via, verso il prossimo puzzle! Questa è solo una delle molteplici situazioni all'ordine del giorno in Life Goes On: Done to Death.

Alcuni enigmi invece necessitano anche di una buona dose di tempismo, con i checkpoint (talvolta mobili) che diventano i punti di riferimento principali. Certi interruttori attivano meccanismi a tempo come porte sollevabili ed è importante capire dove effettuare il respawn per arrivare al goal, prima che il passaggio si chiuda nuovamente.

La cosa divertente è che ad ogni nuovo personaggio viene assegnato randomicamente un nome, leggibile sulla pergamena in basso sullo schermo, capace di strappare qualche sana risata, come 'The Needless Mother Superior Natasha'. Anche al termine di ogni livello, durante la schermata riassuntiva, ci viene affibbiato un esilarante titolo di vittoria (anche in questo caso in lingua anglosassone), che contribuisce a rendere il gioco ancora più spensierato.

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Ah, non vi abbiamo ancora parlato di Jeff, la simpatica palla pelosa che se ne sta buona buona in disparte in quasi i tutti gli stage. Ma cosa vorrà mai? Perché si ostina a starsene fermo in un angolo ad osservare tutte le nostre mosse e a mangiarci in un sol boccone non appena ci avviciniamo? Noi lo sappiamo, quindi lasciamo a voi il piacere di scoprire le risposte a queste domande.

La longevità non è proprio il piatto forte della produzione Infinite Monkeys, ma per arrivare alla fine degli oltre sessanta livelli è richiesta un bel po' di materia grigia. Sappiate comunque che non ci sono limiti al numero di cavalieri che è possibile sacrificare, ma ovviamente per ottenere alcuni trofei dovremo utilizzare un tot di vite, e soprattutto un limite di tempo. Insomma, in questo modo si accontentano sia gli sfaticati, che i collezionisti più avidi.

Completando le richieste di cui sopra si sbloccano poi nuovi elmi e armi per gli sventurati cavalieri, peccato servano puramente da un punto di vista estetico e non regalino alcun tipo di abilità. Sapete cosa? Un editor di livelli sarebbe stato perfetto per un titolo del genere, e non ci sorprenderebbe se gli sviluppatori ci stessero già lavorando per un probabile seguito.

Il comparto grafico certamente non grida al miracolo, ma fa il suo lavoro grazie ad animazioni semplici ma ben curate e senza rallentamenti di alcun tipo. Abbiamo apprezzato l'intera colonna sonora che fa da sottofondo all'avventura dei poveri cavalieri, anche se forse alla lunga è po' ripetitiva, ma fa piacere constatare che sempre più team tengono in seria considerazione l'audio delle loro creature. Bravi!

'All'avventura!', esclamò l'inquisitore Vinnie Caldwell, prima di attivare un interruttore con la testa e finire arrostito per aiutare il suo successore.

Life Goes On: Done to Death è un piacevolissimo puzzle che consigliamo a tutti gli amanti del genere, nessuno escluso. Non ci troviamo di fronte al nuovo Portal, ma il lavoro svolto da Infinite Monkeys riesce nel difficile compito di intrattenere il giocatore senza perdersi eccessivamente nella ripetitività. Riteniamo poi che i 10 euro necessari per scaricare i 400MB del gioco siano una cifra più che adeguata per un prodotto del genere, curato praticamente sotto tutti i punti di vista e condito con una buona dose di humor nero.

8 / 10
Avatar di Manuel Stanislao
Manuel Stanislao: Manuel muove i primi passi nel mondo videoludico all’età di 8 anni, dopo essere rimasto stregato dal NES del vicino di casa. Nel 2010 entra a far parte di JAVS, per poi approdare ad Eurogamer nel tardo 2011 grazie a un'ignota congiunzione astrale.

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