Limbo
Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera.
Nei panni di un indefinito bambino (o meglio della sua oscura silhouette) vi ritroverete così alla ricerca della vostra sorellina scomparsa, catapultati in una realtà sospesa in cui il bianco sembra rappresentare poco più di una flebile illusione vitale e il nero, oscuro come non mai, pare essere custode di un male impalpabile e primordiale.
Grazie alla straordinaria direzione artistica e all'eccellente sound design, vivrete momenti di pura e per certi versi inspiegabile tensione: indecifrabili scricchiolii e disturbanti rumori di fondo vi accompagneranno nel vostro incerto vagare (senza nemmeno il conforto di una vera e propria soundtrack, giusto per testimoniare ancora una volta il convinto minimalismo dei Playdead!), e presto finirete col rivivere le sensazioni legate alla fragilità dell'infanzia e all'innata paura del buio.
Non che Limbo ambisca a terrorizzare ad ogni costo, sia chiaro: dopotutto non si parla certo di un gioco sfacciatamente horror in stile Resident Evil o Silent Hill (anche se non mancheranno game over gustosamente truculenti). Tuttavia risulterà impossibile non avvertire un senso di preoccupante e minaccioso pericolo dopo aver incontrato il primo ragno gigante all'interno della foresta, così come in generale sarà dura resistere al mood lugubre e sepolcrale che pervade l'insieme.
C'è comunque qualcosa che impedisce a Limbo di diventare un'opera fenomenale, facendolo rimanere soltanto un ottimo gioco: l'idea di creare qualcosa di deliberatamente fondato in larghissima parte sull'atmosfera e sull'esperienza in senso lato funziona e convince (forse anche grazie alla brevità del tutto), eppure non posso nascondere una certa delusione per la totale mancanza di spessore a livello narrativo.
Vista la bravura dimostrata dagli sviluppatori nel dare vita a un universo strepitosamente comunicativo è davvero un peccato che non si sia provato a raccontare qualcosa in più riguardo alla vicenda, magari servendosi di soluzioni coraggiosamente estreme come quelle adottate in fase di game design (evitando ad esempio qualsiasi dialogo o linea di testo e lasciando parlare le evocative immagini e le splendide animazioni, tanto per rendere ancora più profondo e coinvolgente il viaggio).
Così com'è Limbo rimane allora un'esperienza tutta da vivere, originale e decisamente consigliata a dispetto di un rapporto prezzo/durata discutibile (1200 Microsoft Points, quasi 14 Euro, per appena qualche ora di divertimento con rigiocabilità prossima allo zero) e di una portata ludica probabilmente meno sostanziosa rispetto alla grandiosa cosmesi. Non abbiate comunque paura e non fate troppi calcoli: vale davvero la pena di lasciarsi stregare dall'oscurità.