LittleBigPlanet
Creatività sempre in tasca con Sony.
Sorprendentemente inalterato invece il feeling da lavoretto fai da te caratteristico della fatica Media Molecule, con l'atmosfera ridente e spensierata tutt'altro che compromessa dal forzato downgrade: pure su PSP LittleBigPlanet rimane una sincera gioia per gli occhi, capace di conquistare con la sua direzione artistica fresca ed immediatamente riconoscibile.
Anche le componenti "Create" e "Share" del proverbiale motto del gioco sono state eccezionalmente preservate: il monumentale ed elaboratissimo editor, croce e delizia del franchise, fa infatti qui il suo debutto in versione portable (mantenendo intatte le esorbitanti possibilità creative), così come apprezzabile è il ritorno dell'infrastruttura online che permette l'upload ed il download dei livelli con un istantaneo click.
Siamo dunque al cospetto di un prodotto pressoché perfetto? Non proprio. O meglio: questa seconda iterazione di LittleBigPlanet ha sì in sé i caratteri di un baby miracolo, eppure è il senso dell'intera operazione a sfuggirmi.
Perché dovrei preferire LittleBigPlanet PSP rispetto alla sua controparte PS3? Come potrei scegliere una fotocopia in miniatura (per di più privata per motivi strettamente tecnologici del coinvolgente e gradevolissimo mutliplayer) a scapito dell'originale?
Difficile rispondere, soprattutto se si considera l'immutata natura del franchise Sony: LittleBigPlanet era ed è rimasto infatti un complesso editor 3D decisamente alla portata di pochi associato ad un platform game tutto sommato trascurabile, fra l'altro ancora parzialmente afflitto da imperfezioni nella reattività del sistema di controllo e nella gestione un po' troppo fluttuante della fisica.
Francamente dubito che milioni di persone siano ansiose di giocare a fare i Level Designer in erba in tram o su una panchina (specie se si considerano i titanici sforzi necessari per partorire uno stage anche solo vagamente decente...), e dunque l'impasse di LittleBigPlanet su PSP mi pare di natura prettamente concettuale e filosofica.
Nulla da obiettare insomma relativamente all'esecuzione a larghi tratti pure impressionante di Sony Cambridge, ma siamo davvero certi che questa fosse la direzione giusta da intraprendere? Lo scopriremo solo vivendo (cit.), anche se la sensazione di una scelta un po' azzardata è più forte che mai.