Lo Spectrum non era solo un computer, ma una famiglia
Il Sinclair ZX Spectrum ha appena compiuto 40 anni: ecco come l’impavido sfavorito dei computer a 8-bit mi ha rubato il cuore.
Chi ricorda l’inverno del 1985? Fu uno dei più freddi degli ultimi decenni e le tensioni a livello globale stavano mutando dopo l’incontro senza precedenti tra i presidenti USA e URSS Reagan e Gorbachev nel mese di novembre. Io avevo appena 12 anni e non mi preoccupavo di storici incontri politici o di guerra in Medio Oriente. Tutto quello che mi interessava era giocare videogiochi per computer e volevo farlo su un Sinclair ZX Spectrum.
Ero venuto a conoscenza dello “Speccy” tre anni prima. Crescendo, sembrava che ognuno di noi avesse un amico a cui i genitori compravano tutto. Il mio viveva nella mia stessa strada e un sabato mattina sono andato nella sua grande casa, in cui aveva un setup Spectrum 16K, un piccolo computer che quasi sfigurava accanto a un grande TV Color e a un’immensa parete attrezzata. Abbiamo subito caricato un gioco che ricordo ancora esattamente: era Escape di New Generation Software. Era un semplice titolo di genere maze chase-’em-up, che ci ha rapito mentre vagavamo attraverso quel finto schermo 3D, evitando i dinosauri alla ricerca di un’ascia invisibile.
Un altro mio amico aveva ricevuto l’anno seguente uno Spectrum 48K per il suo compleanno. L’aveva portato un po’ in giro e un pomeriggio l’abbiamo collegato alla nostra TV in bianco e nero in cucina. La giornata fu totalmente assorbita dal divertimento giocando a Penetrator di Melbourne House, un clone di Scramble. Abbiamo anche creato una mappa utilizzando l’editor di livelli incluso. In un’epoca in cui i computer erano economicamente fuori portata per molte persone, quella era stata una delle esperienze più eccitanti della mia vita.
Ma non ero certo un novizio per quanto riguardava i videogiochi da casa. Un altro mio amico aveva un Philips Videopac, mentre io avevo un ormai obsoleto Mattel Intellivision nella mia cameretta. Il problema di queste due console erano i giochi, poco diffusi e costosi. Avevo già visto i giochi di Mastertronic in svendita dal giornalaio vicino casa ad appena £1,99 a testa. Avevo persino visto interi scaffali pieni di giochi presso le catene di grandi magazzini inglesi WH Smith e Boots. Le riviste specializzate come Crash, Your Singlair e Sinclair User uscivano in edicola ogni mese. Parliamo di un vero computer, una macchina che poteva essere programmata e che poteva anche essere usata per scopi educativi.
C’è voluto un po’ per convincere i miei genitori e quando finalmente ho ricevuto il mio primo Sinclair Spectrum i tempi stavano cambiando: lo Spectrum potrà avere avuto un enorme successo e Sir Clive Sinclair aveva ricevuto un Cavalierato nel 1983, ma i suoi piani per introdurre un modello superiore a 128K erano naufragati.
Rivenditori come Dixons, che allestivano dei bundle per il mercato natalizio, erano insoddisfatti di avere a disposizione solo una versione con un upgrade ridimensionato (il 48K+ invece del 128K), mentre Sinclair preparava il lancio del 128K. Del resto è logico immaginare che non sarebbero stati venduti molti 48K se il 128K fosse stato pure disponibile. Il risultato è stato una release spagnola del 128K, mentre i miei genitori, così come tanti altri, si sono dovuti “accontentare” dello Spectrum 48K+.
Ma questi non erano problemi per me, quando quella mattina di Natale appena ho visto quell’enorme confezione davanti a me. Era un bundle di meraviglie tecnologiche. All’interno c’era un lettore di cassette, un joystick, un’interfaccia per joystick e una sfilza di giochi, principalmente prodotti dalla defunta Imagine Software. E infine c’era lui, lo Spectrum+, con un bel tasto reset che non ti costringeva a scollegarlo quando volevi cambiare gioco. Era un regalo meraviglioso.
Ma purtroppo non funzionava.
Per via di un comune errore della CPU, lo schermo della TV visualizzava un ammasso di blocchi colorati e lo Spectrum, ostinatamente, si rifiutava di funzionare in altro modo, con il pulsante di reset che non risolveva la situazione. Con i negozi chiusi per almeno un altro giorno, ho passato il Natale 1985 leggendo le descrizioni di quelle fantastiche confezioni di giochi. Dopo qualche tempo ho avuto la mia sostituzione in garanzia ma anche questa non funzionava. Così ho dovuto affrontare un’altra lunga e angosciante attesa per un’altra sostituzione.
La terza unità finalmente funzionava! Urrà! Finalmente potevo giocare Alchemist, una brillante avventura arcade; allo shoot-’em-up Zzoom che vi incoraggiava a sparare agli innocenti che avreste dovuto proteggere, e al simulatore in tempo reale Stonkers. Era l’inizio di un amore che persiste ancora oggi e, come in tutte le relazioni, anche io e lo Spectrum abbiamo avuto alti e bassi.
Il 1986 è stato il periodo della luna di miele. Con il ritardo del 128K, ignorato da gran parte delle software house, una vasta gamma di giochi vennero rilasciati per il modello 48K. Ma non si trattava solamente di giochi: tutti i miei amici avevano lo Spectrum e potevamo scambiarci software, riviste e….cassette vuote coff coff. Lo Spectrum non era solo un computer, era una famiglia. Nel cortile si parlava degli ultimi giochi, o delle pagine spensierate delle riviste Crash e Your Sinclair.
Nel 1986 le licenze divennero celebri principalmente grazie a Elite Systems e alle sue eccellenti conversioni di Bomb Jack, Ghosts' n' Goblins e Space Harrier. Ocean Software aveva lavorato duro per scrollarsi di dosso la sua reputazione di software house volubile e programmatori come Steve Turner, Raffaele Cecco e Jonathan Smith affrontavano con costanza la sfida di sfruttare al meglio le potenzialità dello Spectrum.
Non esagero quindi affermando che il Natale dell’86 è stato uno dei periodi più felici della mia intera vita. Avevo un numero da 198 pagine di Crash da studiare per bene e una sfilza di cassette a singolo e doppio lato di giochi impacchettati sotto l’albero. Avevo scritto una lista scrupolosa di tutti i giochi che desideravo e la mamma l’ha distribuita alla mia famiglia.
Quella lista includeva giochi come Cobra e The Great Escape di Ocean, il porting da C64 del classico Uridium di Hewson, che aveva anche rilasciato il titolo ad ambientazione medievale Firelord. Il coloratissimo Lightforce sviluppato da Faster than Light, Fat Worm Blows A Sparky, e una serie di giochi a basso budget che spaziavano dal simulatore di freccette 180 a Thrust di Firebird, un fantastico shooter ambientato nello spazio ispirato al classico arcade di Atari, Gravitar. Lo scaffale della mia scrivania divenne in un batter d’occhio denso di colorati box di quei fantastici giochi.
Il 1987 ha portato altri giochi e ci ha offerto un invidioso sguardo agli imminenti computer a 16-bit. Avevo un amico di penna, un addetto alle pagine pubblicitarie della rivista Crash, con cui ero solito scambiare i miei giochi. Ha poi comprato un Atari ST, e generosamente mi ha mandato un pacco pieno di giochi per Spectrum. Amstrad aveva acquisito il marchio Spectrum, ed era uscito lo Spectrum + 2 che aveva un lettore di cassette inglobato nel corpo macchina: brutto ma efficiente, questo è stato il mio computer successivo nell’anno seguente, il 1988.
Le tre principali riviste Spectrum si facevano una concorrenza sfrenata a suon di cassette incluse, contenenti demo, programmi di lettura, e giochi completi di qualche anno addietro. Il risultato di questo fenomeno è stato un lento ma netto declino delle vendite dei giochi per Spectrum, aggravate da cambiamenti nella demografia e dalla continua piaga dei giochi piratati. Tutti sanno che sono i giochi che fanno il successo di un sistema. Lo Spectrum rimase con me fino ai primi anni ‘90, quando mia mamma decise di donarlo a un negozio che faceva opere di beneficenza. Il mio vecchio amore ormai stantio veniva offuscato dal canto della sirena di un nuovo e splendente SEGA Mega Drive.
E quindi io e lo Spectrum abbiamo avuto il nostro periodo di pausa, un amore sostituito dalle accattivanti e immediate console dedicate ai giochi. Ma nonostante l’arrivo di titoli e franchise iconici che sono arrivati alla fine degli anni ‘90, come Super Mario 64, Tomb Raider e Resident Evil, lo Spectrum era tutt’altro che dimenticato, almeno per me. Esisteva ancora una folta community, specialmente concentrata nel sito web World of Spectrum, ma ero troppo impegnato ad ammazzare zombie per accorgermene.
Per caso, un giorno ho incontrato un vecchio amico che non vedevo da diversi anni. Lo Spectrum è riapparso nella mia vita. Il numero 1 di Retro Gamer magazine, pubblicato da Live Publishing ed edito da Martyn Carrol, un altro fan di Spectrum, trattava il crescente fenomeno della nostalgia per i vecchi giochi e computer. Lo Speccy era in copertina insieme al logo di Mastertronic. Negli anni ‘80 avevamo tutti giochi prodotti da Mastertronic. La maggior parte erano pessimi, ma erano molto economici e li trovavi persino in autostrada durante una sosta in autogrill.
Retro Gamer sarebbe poi andato avanti nell’esplorazione del retrogaming trattando altri due publisher nei prossimi numeri della rivista. I coder homebrew continuavano a sbizzarrirsi per superare i limiti di quel che era possibile ottenere con il 48K e il 128K. Lo Specturm Next è l’ultima versione del computer e magari il prossimo numero della rivista avrebbe raggiunto un maggior numero di persone. E il mio amato Crash Magazine, che includeva quel ben di Dio di roba per Speccy, era tornato presso la catena WH Smith, grazie all’editore Fusion Retro Books.
Non c’è dubbio che i fan dello Spectrum non cresceranno mai rispetto agli anni d’oro del 1986. Ma quel che abbiamo oggi è un’ottima istantanea di quei tempi, che tutti a volte desideriamo tornassero, a ben 40 anni di distanza. Buon compleanno, caro Spectrum. Non ti dimenticherò più!