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LocoRoco Remastered - recensione

Canticchiare spensierati, in memoria dei bei tempi andati.

L'intento di Sony è ormai chiaro, lampante, palese: farci sentire dannatamente vecchi, spacciando la sua malefica strategia, architettata con l'unico intento di minare il nostro orgoglio, per un'innocua, utile e desiderabile operazione di recupero di vecchie perle del passato.

Dopo averci ricordato, recentemente, quanto fosse complessa e difficile la vita del giovane rapper a metà degli Anni '90, con la remastered di PaRappa The Rapper, questa volta tocca riproiettarsi nel 2006, in piena epoca PSP, grazie alla riedizione di LocoRoco, tirato a lucido per dare il meglio in alta definizione e, all'occorrenza, persino in 4K.

A chi non avesse avuto il piacere ai tempi della release originaria, a voi, maledetti giovinastri imberbi, basteranno poche informazioni generiche sul gameplay per comprendere che ci troviamo di fronte al classico titolo dalle meccaniche semplicissime, assuefacente e appagante come non mai grazie ad un level design sopraffino ed un comparto grafico-sonoro ipnotico, per non dire allucinogeno.

Raccogliendo i collezionabili sparsi per i livelli sbloccherete anche alcuni minigiochi. Niente di trascendentale, ma si tratta comunque di piacevoli passatempi.

Come in un qualsiasi platform, l'obiettivo è quello di raggiungere il traguardo, superando gli ostacoli, evitando le trappole, abbattendo i Moja, antipatiche creature aliene dalla pigmentazione scura, acerrimi nemici dei LocoRoco, pacifiche e spensierate creature che dovrete controllare e guidare livello dopo livello.

Le buffe creature, abilissime nel canto, soffrono tuttavia di un grave handicap: sono incapaci di muoversi da sole, condannate all'immobilismo non fosse per i portentosi poteri di cui è investito il videogiocatore, chiamato ad inclinare letteralmente lo scenario di turno per far rotolare, e all'occorrenza saltare, i simpatici esserini che vanno tassativamente tratti in salvo.

Il concept, a ben vedere, non è nemmeno così originale. A rendere questo platform bidimensionale un capolavoro senza tempo, come ben testimonia questa remastered, è il certosino lavoro di level design, sufficientemente accorto nel dare vita ad un titolo sfaccettato, godibile da qualsiasi tipologia di videogiocatore.

Chi vuole limitarsi a completare l'avventura principale, godrà di una varietà di ambientazioni e situazioni difficilmente paragonabile. Bacche e fiori incrementano le dimensioni dei LocoRoco, rendendogli possibile l'attraversamento di certe aree. Scuotendo il terreno, al contrario, li si separa dalla massa informe che tendono a costituire quando sono l'uno vicino all'altro, permettendo lo scivolamento attraverso le insenature. Distese ghiacciate, imprescindibili per guadagnare velocità e spiccare notevoli balzi, funghi giganti su cui darsi il giusto slancio, piattaforme instabili e altri elementi dello scenario, vivacizzano costantemente l'azione, mescolando continuamente le carte in tavola, rendendo ogni livello unico, sorprendente, peculiare.

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Dal canto suo, l'amante dei collezionabili, chi si imporrà di esplorare ogni anfratto, si renderà immediatamente conto del numero esorbitante di sentieri alternativi e nascosti, generosi di bonus e oggetti con cui arredare la Loco House, location ampiamente personalizzabile in cui imbastire una sorta di parco divertimenti per le piccole creature protagoniste dell'avventura. L'obiettivo, del resto, è il perfect score, ottenibile non solo preservando ogni esemplare di LocoRoco, ma anche e soprattutto scovando i Mui Mui, esseri antropomorfi smarritisi lungo il percorso, nonché raccogliendo le carte che rendono progressivamente disponibili i vari item da inserire, per l'appunto, nella già citata zona di ristoro.

Tutto funzionale e indiscutibilmente riuscito, ma va da sé che ciò che rende davvero speciale la produzione Sony risieda altrove. Nei favolosi scenari dalle campiture di colore uniforme, tanto per cominciare, nell'abilità degli artisti di Japan Studio di dare vita a creature così magistralmente caratterizzate e di immergerle in mondi vibranti di vita. Il tocco di classe, tuttavia, è rappresentato dalla colonna sonora, ben più che strepitosamente arrangiata. I LocoRoco, con il loro costante canticchiare, commentano di fatto l'azione, l'accompagnano, l'anticipano. I semplici motivetti che compongono la struttura di ogni tema, attecchisce con incredibile facilità, diventando un ossessivo tormentone difficile da sradicare, anche quando la console è spenta da diverse ore.

Questa Remasterd non aggiunge alcunché dal punto di vista contenutistico. Aggiorna la grafica, solo dei livelli veri e propri beninteso, permettendoci di godere dei vantaggi dell'alta definizione, riadatta il sistema di controllo. DualShock 4 tra le mani, potrete gestire l'inclinazione dello scenario sia tramite trigger, guadagnando un pizzico di precisione, sia attraverso gli accelerometri, a tutto vantaggio del coinvolgimento e del divertimento.

Le buffe espressioni dei LocoRoco, in più di un'occasione, vi strapperanno un sorriso. Vederli cadere nel vuoto con la faccia accigliata, del resto, è un vero spasso.

Purtroppo questa riedizione mostra il fianco ad un pizzico di latenza negli input dei comandi, evidente soprattutto quando si sfruttano i sensori di movimento del controller. Fortunatamente, visto anche il ritmo piuttosto blando dell'azione, tale difetto non influenza particolarmente l'esperienza, ma speriamo che sia già in cantiere una patch per ovviare all'inconveniente.

LocoRoco Remastered, oltre ad averci fatto sentire tremendamente vecchi, ci ha anche ricordato perché nonostante tutto, la PSP fosse una console portatile meritevole di essere presa in considerazione. Oggi come ieri, la creatura di Japan Studio diverte, appassiona, stupisce grazie all'ottimo level design e allo straordinario comparto grafico e sonoro. Da scoprire e riscoprire anche solo perché, mentre a noi sono venuti i capelli bianchi e le rughe, questo titolo ha superato senza alcun problema la prova del tempo.

8 / 10
Avatar di Lorenzo Fazio
Lorenzo Fazio non ha mai smesso di giocare sin dai tempi del Master System. Ha così cercato di unire l’utile al dilettevole, inventandosi giornalista videoludico. Qualcuno ci è cascato: scrive per importanti testate del settore da quasi una decina di anni.
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