Lone Echo II Recensione: La fine di un ciclo dai creatori di The Order 1886
Persi nello spazio, uniti nella sopravvivenza.
Dopo una lunga attesa e qualche rinvio siamo qui oggi a parlarvi del tanto atteso Lone Echo II, il seguito dell'acclamato primo capitolo ad opera di Ready at Dawn, gli autori dell'esclusiva Playstation The Order 1886. Sono passati quattro anni dal primo capitolo, in un 2017 dove i visori stavano muovendo i primi passi sul mercato videoludico cercando consensi con un'offerta di app e produzioni davvero esigua.
Lone Echo è stato uno dei primi giochi con a capo un team esperto nel campo dei videogiochi, alla prima esperienza con un prodotto per la realtà virtuale ma con tutte le carte in regola per stupire e dimostrare che i VR potessero creare un'esperienza di gioco unica e coinvolgente. Lone Echo II riprende il percorso intrapreso tempo fa precisamente dove lo avevamo lasciato e ci ha accompagnato anche stavolta all'interno di un'avventura davvero convincente nonostante i limiti che il VR sembra ancora avere sul lato tecnico.
Ritroviamo il capitano Olivia Rhodes ad attenderci e noi torniamo a vestire i "panni" dell'androide Jack, entrambi confinati nello spazio sfidandone le avversità per far ritorno a casa. Appena avviato il gioco è chiaro come Lone Echo II si discosti prepotentemente dalla media generale di qualità dei giochi sviluppati per la realtà virtuale, lasciandoci ben più di una volta a bocca aperta una volta indossato il visore.
Il titolo di Ready at Dawn è senza dubbio un progetto ad alto budget e creato da un team consapevole delle proprie capacità, già ampiamente riconosciute in precedenza anche su console, ed era quindi lecito aspettarsi degli ulteriori passi avanti rispetto al primo lavoro.
Nonostante le meccaniche di gioco non vengono rivoluzionate ma solo affinate, rimanendo fedele ai compiti di manutenzione e un timido approccio allo shooter, il tutto è ben più oliato e fluido, risultando per la maggior parte del tempo intuitivo senza la necessità di prolisse spiegazioni per poter procedere. I piccoli enigmi invece si sono fatti più articolati, alcuni non proprio banali ma anzi, un po' troppo inutilmente poco lampanti che purtroppo spezzano la fluidità della storia.
Lone Echo II inoltre è sicuramente più introspettivo rispetto al precedente, lasciandoci spesso ad immaginarci realmente in situazioni apparentemente disastrose e su come potremmo reagire, contemplando l'oscurità che ci opprime per tutta la durata del gioco e l'impotenza di poter risolvere o gestire situazioni complicate.
Un'altra novità che abbiamo apprezzato risiede in una nuova tipologia di nemico, il Biomass, una forma aliena aggressiva che ci ha ricordato molto da vicino l'esperienza vissuta su No Man's Sky nell'update gratuito Desolation. Per non rovinarvi la sorpresa non ci addentreremo oltre nella presentazione di questa nuova minaccia ma vi basterà sapere che per fronteggiare questo nemico è possibile fare uso di nuove tipologie di strumenti, dando vita a diversi approcci durante gli scontri.
Quel che permane, anzi per certi versi risulta anche amplificato è il legame tra Liv e Jack, più profondo e maturo, come un'amicizia di vecchia data che si consolida ad ogni linea di dialogo mostrandone l'affetto e la fiducia su cui si basa. Questa dettagliata caratterizzazione dei personaggi però dà vita a dialoghi decisamente lunghi tra i due dove non possiamo far altro che ascoltare per poter proseguire la rotta verso casa. Siamo ben felici che la narrativa in Lone Echo II sia diventata più consistente rispetto ad un cinico primo capitolo sotto questo aspetto, purtroppo però ci siamo imbattuti molto spesso in linee di dialogo davvero prolisse e non strettamente necessarie ai fini della storia.
Sfortunatamente non ci è possibile parlarvi oltre a livello di trama senza rovinare l'esperienza a chi è interessato a prendere i comandi di Jack e completare una delle migliori esperienze che potrete trovare al momento su Oculus. La durata di questo secondo capitolo si attesta sulla decina di ore se ci si perde ad osservare i dettagli e lo scenario che ci circondano, conteggiando inoltre delle pause tra una sessione e l'altra assolutamente necessarie.
È di fatto impossibile immergersi nelle atmosfere di Lone Echo II e tirare dritto verso la fine senza prendere fiato. Nel nostro caso siamo stati costretti molto spesso a tornare alla realtà dato che i movimenti in assenza di gravità su questo titolo mettono a dura prova, se prolungati, il nostro fisico ed emicrania.
Rimane infatti il grosso scoglio di un'ottimizzazione che continua a non essere perfetta, come avvenuto per Medal of Honor: Above and Beyond. Titoli entrambi dalle ambizioni enormi ma che si scontrano con il bisogno di un hardware estremamente potente e molto spesso anche in quel caso non sufficiente. La richiesta in termini di processore e scheda grafica è settata su un i5 e GTX1060, senza contare l'assoluto bisogno di un SSD ma alla prova dei fatti anche con tale settaggio rischiate un gran mal di testa e grossi problemi di fruibilità.
Purtroppo tali esperienze blockbuster, oltre ad un costo di accesso significativo per il visore, che sia Quest 2 o Rift o Rift S, necessitano di un PC da un valore decisamente notevole e questo ne preclude un numero di utenti altissimo. Rimane ancora viva la speranza che titoli di questo calibro diventino lo standard per VR invece che bellissimi ma isolatissimi guizzi all'interno di una line up sottotono che ancora non riesce a conquistare una fetta di pubblico più ampia.
Al momento tali opere devono assolutamente focalizzarsi su un miglioramento profondo in campo tecnico per uscire sul mercato in perfette condizioni per far brillare ancora di più produzioni con Lone Echo II che si è presentato anche stavolta come un prodotto davvero ottimo che necessita solo di qualche limatura per settare un nuovo standard nel mondo VR.