Lost Planet 2
Cavallo che vince non si cambia?
A livello tecnico il gioco pare in splendida forma grazie all’utilizzo dell’engine proprietario MT Framework 2.0, che tra l’altro permette di effettuare con poco sforzo tutte le conversioni del caso (come quella PC, della quale ancora non si parla ma che è stata sostanzialmente confermata dallo stesso Takeuchi nel corso dell’intervista post presentazione).
Questo motore permette non solo di offrire locazioni ben dettagliate e un frame rate a occhio convincente, ma consente anche di raffigurare al meglio quello che poi è il vero tratto distintivo di Lost Planet, ovvero gli Akrid. Questi cattivissimi mostri, che già nel primo episodio avevano ben impressionato, ora tornano ancora più cattivi e, soprattutto, ancora più mastodontici.
Capcom ha infatti esaltato con malcelato orgoglio le dimensioni di questi insettoni oversize, probabilmente tra i mostri più grandi mai visti in un videogioco, contraddistinti dai soliti punti deboli ben protetti da placche chitinose da fare saltare via a colpi di arma da fuoco, e sui quali successivamente infierire cercando nel frattempo di restare in vita.
Fin qui tutto bene, verrebbe da dire parafrasando un noto film, non fosse però che dopo qualche sessione di gioco alle luci iniziali si sono alternate anche delle ombre. Lost Planet 2 è infatti un prodotto che da un lato vuole mantenere evidenti legami di parentela col proprio genitore (attivazione dei checkpoint, rampino, Akrid e mech VS in primis), ma che dall’altro, nella sua voglia di rinnovamento, finisce per perdersi un po' nell’anonimato.
Sebbene siano ancora presenti missioni nelle lande ghiacciate che abbiamo imparato ad apprezzare tre anni fa, le nuove ambientazioni sanno di già visto e in alcuni casi, non fosse per la presenza degli Akrid, si potrebbe pensare di essere di fronte a uno dei tanti shooter in terza persona sul mercato, con l’aggravante (o il pregio per alcuni) di non avere neanche un sistema di copertura che ormai oggi vantano persino i giochi di ruolo.
Il fatto di muoversi poi nella giungla anziché nei ghiacci, come già ricordato in precedenza semplifica notevolmente il gameplay, non costringendo più il giocatore a dovere pensare costantemente alla propria sopravvivenza. Ci sono ancora le gocciolone di energia termica EN-T da raccogliere dai mostri o dai serbatoi esplosi, ma servono unicamente a ricaricare la propria barra della vita una volta feriti. Niente angosciosi countdown, dunque...
Nella sua voglia di innovare e di aprire il proprio gameplay a un maggior numero di persone, allora, Lost Planet 2 perde un po’ della propria personalità, il che è un peccato se si pensa che, sulla base delle sessioni di gioco effettuate, il multiplayer funziona benissimo e costituisce un vero valore aggiunto al prodotto, mentre il single-player pare filare via liscio come l’olio sull’onda di meccaniche ormai collaudate.
Cavallo che vince non si cambia, dunque? Per un verdetto definitivo non resta che pazientare ancora un paio di mesi, essendo l’uscita sugli scaffali prevista per il 18 maggio.