Love and Monsters - recensione
Non sarai mai al sicuro, non sai come andrà a finire, ma il viaggio lo devi fare!
Son passati sette anni da quando il mondo come lo conosceva Joel è finito, per tramutarsi in un incubo sanguinoso. Per frantumare un asteroide che stava per colpire il nostro pianeta, è stata inviata nello spazio una quantità di missili che hanno sì distrutto il bersaglio, ma che hanno anche rilasciato una tale quantità di sostanze chimiche nell'aria da infettare tutto il nostro ecosistema.
Insetti e pesci sono diventati giganteschi e voraci, come con brio avvincente ci viene spiegato nel breve volgere dei titoli di testa, grazie a degli spiritosi disegni. Dell'umanità è rimasto un misero 5% che si è diviso in piccole comunità isolate, quasi tutte in nascondigli sotterranei.
In uno di questi ha trovato rifugio Joel, che da sette anni divide con un gruppetto di sopravvissuti una vita poco avventurosa. Joel infatti cucina e lancia messaggi radio; non può fare altro per la colonia perché è bloccato da un trauma, incapace di difendersi o di aggredire, di sparare o usare qualunque altra arma. Eppure un giorno decide di uscire allo scoperto, per raggiungere l'insediamento dove ha scoperto vivere la sua amata fidanzatina dei tempi del liceo. Tutte cose spazzate via sette anni prima dalla catastrofe planetaria.
Sono 150 km da percorrere a piedi, Joel è un imbranato totale e l'unica cosa che ha imparato a fare bene, è disegnare. Ma non sarà questo che potrà salvargli la vita. Inizia così il suo viaggio che implicherà avventure epiche e imbarazzanti, incontri fortunatissimi con un cane e un paio di essere umani, scontri agghiaccianti con mostri ferocissimi, fino ad arrivare alla sua meta, dove però troverà ulteriori complicazioni. Come si risolverà l'avventurosa impresa di questo tenerissimo anti-eroe?
Love and Mosters è uno di quei film poco frequenti, alla cui visione ci si accinge senza aspettative, vista anche la sinossi che già solo a sentire usare l'abusato aggettivo "post apocalittico" si prova stanchezza. E invece ridesta al volo, agganciati subito dal ritmo della narrazione, dalla bravura del protagonista, dall'incalzare di colpi di scena, cosicché dopo pochi minuti ci si rende conto che stiamo guardando assai volentieri un film che già avvertiamo come riuscito.
Un film che riesce a essere profondo e leggero, buffo e toccante, amaro e consolatorio, con un perfetto equilibrio fra i vari generi che intreccia, senza mai lasciare che uno abbia il sopravvento sull'altro. Per cui all'azione più orrorifica segue un momento riflessivo o sentimentale e gli spunti spiritosi sono disseminati a sorpresa, come piccole gag da slapstick, mentre si snoda una storia di formazione che può perfino trasmettere un monito per noi, oggi, nella nostra realtà sociale (incredibile vero?).
Grandissimo merito va all'attore che interpreta Joel e che regge tutto il film sulle sue spalle; ci riferiamo a Dylan O'Brien che vediamo crescere da una decina di anni, attraverso film e serie come Teen Wolf, Maze Runner, American Assassin. Sorprendente la sua maturazione, capace di coinvolgere davvero con la sua estrema naturalezza (guardate il film in originale, per favore).
Ma sorprende anche la comparsa in scena di Michael Rooker, il mai dimenticato Henry "pioggia di sangue", caratterista dalla lunga carriera in ruoli sempre capaci di suscitare inquietudine. E semplicemente bravissima (e ovviamente lanciatissima) è la piccina Ariana Greenblatt, che era Gamora bambina in Infinity War, vista in The One and Only Ivan (ma quando avremo attori giovani così spontanei in Italia?).
E che dire del meraviglioso cane Boy, uno dei migliori cani-attori visti sullo schermo? Jessica Henwick (Game of Thrones, The Defenders, Iron Fist) è l'amata di Joel, motore di un viaggio che cambierà anche la meta. Dirige il sudafricano Michael Matthews, al suo secondo lungometraggio.
Fanno irruzione mostri assurdi ma mostruosissimi e inquietanti, capaci di generare una certa suspense nelle scene di agguati e attacchi (e davvero lirica è la sequenza con le meduse che fluttuano nella notte, sulle note di Stand by Me). Le inquietanti creature, abitanti di aria, terra e acqua, sono realizzate in CG con un gusto quasi retrò, originali al punto da far pensare a degli animatroni ispirati alle creazioni del mitico Ray Harryhausen.
Love and Monsters è un bel film per grandi e piccini, che all'interno di un costrutto di avventura fantasy semina massime scherzose tutte piene di verità, piccoli insegnamenti spiccioli per salvarsi la vita. E se non ci potrà servire sapere che certi lucertoloni non si arrampicano su grattacieli, sarà utile ricordarsi che gli occhi sono lo specchio dell'anima e riflettere che spesso non riusciamo a vedere il buono in ciò che abbiamo, pensando sempre che sia altrove.
Storia e sceneggiatura sono di Brian Duffield, autore dell'anomalo Spontaneous, bel film ancora in attesa di distribuzione cui ha collaborato Matthew Robinson (Monster Trucks, Black Box), che ci invitano a un'assunzione di responsabilità che potrebbe sconfinare nell'incoraggiamento a smettere di contemplare il proprio ombelico e i propri dolori da Giovane Werther, e affrontare il terrificante mondo esterno.
Un mondo dove un ragazzo spaventato diventerà un uomo, sempre spaventato certo ma capace di alzarsi e lottare, e radunare altri spaventati intorno a sé, diventando ispirazione per molti. Così tante colonie piccole, vulnerabili, lontane, se unite, potranno lottare per una vita migliore. Non sarà facile ma ne vale la pena, perché "là fuori è pieno di pericoli ma non credo che nascondersi sottoterra sia la risposta".
Il film è visibile su Netflix da oggi.