Lovecraft Country (stagione 1) - recensione
“Le storie sono come le persone, hanno i loro difetti ma tu le ami ugualmente”.
Scriveva Howard Phillips Lovecraft nel 1912: "Quando, tempo fa, gli dei crearono la Terra, l'Uomo fu modellato alla nascita sulla bella immagine di Giove... gli ospiti dell'Olimpo architettarono un piano intelligente, scolpirono una bestia in figura semi-umana, la riempirono di vizio, e chiamarono la cosa Negro". (Ma scriveva anche "gli italiani del Sud brachicefali e gli ebrei russi e polacchi mezzi mongoloidi coi musi da ratti e tutta quella feccia maledetta"). Partendo da queste parole, cosa potrà mai prendere da uno dei massimi autori di orrorifici incubi una serie tv dei nostri sofferti giorni, creata da Misha Green (Sons of Anarchy, Heroes, Underground), sotto l'ala di Jordan Peele, J.J. Abrams e Ben Stephenson (Castle Rock, Westworld)?
È più terrificante ritrovarsi in una foresta di notte, aggrediti da un gruppo di mostri come quelli creati da Lovecraft o tenuti sotto tiro da un gruppetto di poliziotti razzisti e assassini nell'America degli anni '50? Se il primo episodio della nuova serie HBO Lovecraft Country dava una risposta chiara e sembrava avviare la narrazione in una direzione surreale ma palese, dovremo aspettarci di essere in seguito molto stupiti e sballottati e sviati, anche se sempre divertiti e alcune volte emozionati. Del resto già l'incipit lasciava intendere un'intenzione diversa, con l'incubo da PTSD del reduce di colore Atticus Freeman (ogni riferimento a Il buio oltre la siepe è lecito), in cui si mischiano mostri di Lovecratf e di H. G. Wells, una principessa di Edgar Rice Borroughs e il primo giocatore di colore nella Major League di baseball.
Siamo negli anni del dopoguerra, il reduce Atticus Freeman, ragazzo colto ai limiti del "nerdismo" parte alla ricerca di Montrose, il mai amato padre misteriosamente scomparso. Atticus si mette in viaggio insieme allo zio George, proprietario di una biblioteca e organizzatore di "viaggi sicuri per persone di colore" Safe Negro Travel Guide (non è Green Book...) e all'amica Letitia, ragazza un po' troppo ribelle per quei tempi. Siamo infatti negli anni '50, le persone di colore sono soggette alle Leggi Jim Crow, un insieme di leggi ferocemente segregazioniste emanate fra il 1876 al 1964 anche dai democratici, come reazione ai diritti acquisti dagli ex schiavi dalla fine della Guerra di secessione in poi. Ogni mossa imprudente, ogni strada sbagliata, anche solo uno sguardo possono portare alla morte più orrenda. Ma il terrore ha molte facce (e molti occhi anche, se parliamo dello shoggoth di Lovecraft). Partono dal Southside di Chicago (casualmente dove nascerà Michelle Obama), alla volta del New England, zona di città fondate da cacciatori di streghe, convinti che le sataniche donne se la facessero con il Diavolo-negro.
Dovranno farsi strada fra mostri inimmaginabili, culti e sette misteriose, viaggi negli universi paralleli e lo sterminato odio razziale di quegli anni. Con un ritorno doloroso alle proprie radici. Le famiglie dei protagonisti nascondono infatti molti segreti, alcuni anche a propria insaputa, che renderanno la loro avventura sempre più rischiosa, mentre si sviluppa il loro rapporto con la biondissima barbie Christina, rampolla di famiglia di altolocati razzisti Wasp, che vivono arroccati nella loro "magica" magione, dove usano le arti oscure per mantenere il proprio potere, per conquistare l'immortalità. Perché a questo mirano i membri della società segreta dei bianchi, in un'America confederata che non ha mai digerito la sconfitta nella guerra di secessione.
Lovecraft Country è stata ideata da Misha Green a partire dal libro di Matt Ruff, che usa la vita e le opere di Lovecraft per tracciare il ritratto di un paese terrorizzato dal diverso e arroccato su una sua fantomatica "purezza" originale, dove i tentacoli e le zanne dei suoi mostri diventano le distorsioni mentali di gente malata, che per secoli ha infierito sulla parte "diversa" della nazione. Ma, visto che si tratta di gente che sa fare il proprio mestiere, gli autori si divertono in una folle avventura da montagne russe, spiazzando in continuazione lo spettatore ma così anche divertendolo, senza dare l'impressione di stare impartendo una lezioncina.
Di episodio in episodio (in tutto 10), si rischia a tratti di perdere di vista il filone centrale della narrazione, nella ridda dei personaggi principali e non e si viene distratti da tanti momenti autenticamente wow, per quanto riguarda la follia visiva, e alcuni notevoli colpi di scena, mentre si resta coinvolti in un'avventura surreale, violenta, macabra, che a ogni episodio pesca da un genere cinematografico diverso.
Si passa dall'horror sovrannaturale a quello concreto del razzismo, dallo splatter alla denuncia sociale e politica, dalla citazione colta dall'avventura alla Indiana Jones, al mistery e al paranormale, senza farsi mancare i paradossi temporali. Alcuni momenti meritano davvero la visione, lasciando stupiti per la potenza con cui fatti fino a quel momento non particolarmente incisivi sfociano in altri invece potentissimi, come la ricostruzione della strage di Tulsa, a lungo storicamente rimossa dalla memoria collettiva, che con eccelso risultato è stata proposta da Damon Lindelof con il suo Watchmen. Qui irrompe e dilaga emozionante sulle note e sulle parole bellissime di Don'kill dub poem di Sonia Sanchez, nell'arrangiamento di Robin Coudert. Ma non è l'unico finale di episodio che resterà impresso nel ricordo, nel calderone dai sapori fortissimi emergono altri momenti incisivi e in ogni modo si resta agganciati e si prosegue nella visione, che in una serie tv è sempre ciò che contrassegna la sua riuscita e determina il suo successo.
Quanto al cast, il protagonista maschile è Jonathan Majors, con la sua fisicità dal volto umanisssimo (Da5 Bloods, Captive State, When We Rise), Jurnee Smollett (Birds for Prey, Underground, True Blood) è la "taff girl" e Wunmi Mosaku (attrice che si impone all'attenzione) è la sorella Ruby, apprezzata in diverse serie come Luther, Fearless, The End of the F***ing World. Courtney B. Vance, lo zio saggio, il volto più noto, è l'adulto che non ha raccontato abbastanza, al quale poi subentra Michael Kennett Williams, il padre Montrose, attore dalla presenza carismatica (When They See Us, Motherless Brooklyn, Hap and Leonard, The Night Of, Boardwalk Empire, The Philantropist).
Christina Braithwhite, diafana, biondissima, dai vitrei occhi azzurri è la sintesi del white anglo-saxon protestant, con venature di femminismo (perché a destra anche le donne sono discriminate), usata ma non amata dal delirante padre, che è interpretato da Tony Goldwin. L'altrettanto lunare Jordan Patrick Smith è suo fratello, troppo gemello. Ma come sempre nelle serie tv di successo, il cast è affollato di facce note. La colonna sonora di Laura Karpman e Raphael Saadiq è arricchita da una selezione originale di brani che spaziano fra vari generi anche loro.
Grande intrattenimento insomma, a tratti spassosamente pulp, con un tono da B Movie di lusso, ma anche molta sostanza su cui meditare, tante lacrime e sangue, e un'analisi del razzismo che forse potrebbe colpire anche gli spettatori più giovani, più disinformati o superficiali. E questo usando proprio un autore ferocemente razzista come pretesto per illustrare l'orrore di quei tempi (e in parte ancora dei nostri), in quell'Amerika proprio incrollabilmente refrattaria all'integrazione, in cui come nei racconti di Cthulhu, solo uno strato sottile separa la misera e fragile esistenza umana da un mondo di orrori indicibili, dove si aggirano mostri capaci con indifferenza di ogni atrocità.
Un approccio che nel suo piccolo (rispetto a Lovecraft) ha avuto anche Stephen King, nel mostrare gli oscuri abissi dell'animo umano, la crudeltà, la prepotenza, l'arroganza del bifolco bianco, del bullo che ha bisogno di prevaricare per dimostrare di essere qualcuno. Ci potrà mai essere pace? Il passato ha un peso insostenibile e non è solo l'essere neri, è anche l'essere gay e l'essere donna, perché ogni intolleranza, ogni repressione genera mostri.
Come dei veri eroi mitologici, i protagonisti affronteranno difficoltà insormontabili, mostri mostruosi, lutti dolorosi, sofferenze strazianti, inganni crudeli, lottando per arrivare, prova dopo prova, alla promessa salvezza. Ma sarà così o sarà tutto vano? Questo vuol dire essere neri oggi negli USA? Echeggiano nel primo episodio le parole di James Baldwin durante un dibattito sul razzismo con il conservatore William F. Buckley Jr: "Per quanto un bianco possa essere un miserabile, umiliato e sfruttato, si sentirà sempre superiore a un nero". Rassegniamoci, se ancora non lo avessimo fatto, il Sogno è stato sempre e solo un grandissimo incubo e non ha nessuna intenzione di svanire all'alba.