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Lucifer (S05) - recensione

Il diavolo che era stato un angelo...

L'articolo contiene spoiler delle precedenti stagioni e va detto che anche il trailer ufficiale della nuova stagione racconta fin troppo. Inoltre l'articolo è da leggere (e la serie da guardare) solo se è ben chiaro il concetto di guilty pleasure.


Nel 2016 aveva fatto il suo esordio la serie tv Lucifer, dedicata a un personaggio tratto dal fumetto DC Vertigo, scritto da Neil Gaiman, Sam Kieth e Mike Dringenberg, comparso in Sandman di Gaiman, qui finalmente protagonista di un suo personale spin-off, un audace mix procedural/poliziesco/fantasy/horror, spolverato di humor con punte di goliardia. Divertente e surreale, con volute, clamorose virate al kitsch più sfrenato, la serie, mai degnata di recensioni positive dalla critica ufficiale, aveva divertito parecchio, almeno per le prime due stagioni. La flessione nella terza, con un calo di ascolti dovuto anche agli estenuanti 26 episodi, ne aveva decretato la cancellazione.

Ma l'intervento di Netflix aveva rassicurato i fan disperati e la quarta stagione, civilmente composta da 10 episodi, aveva rialzato il livello della narrazione, anche grazie all'ingresso di Eva, sì proprio quella di Adamo, per la quale Lucifer era sempre rimasto il primo amore. Con il suo candore e le sue rivendicazioni femminili, Eva aveva portato una ventata di vivacità in una narrazione che, fra irrilevanti casi polizieschi, mirava a mettere sempre più in risalto il dualismo sofferto di Lucifer, personaggio, che non riesce a essere buono o cattivo, ma altalena in fondo comprensibilmente fra le due posizioni. Ma uno che un tempo è stato un angelo, e quindi buono, potrà mai diventare interamente malvagio come diavolo? Dalla quarta stagione avevano ricavato che il diavolo è comunque più femminista di dio, che non è considerazione da poco.

La storia era questa: Lucifer, cognome Morningstar, annoiato del luogo dove era stato relegato dal Padre, era fuggito e aveva aperto il Lux, un locale di lusso a West Hollywood sul top di una torre (che è in realtà il Sunset Tower Hotel), nella cui penthouse condurre la vita licenziose e divertente che (così dice leggenda) tutti i fascinosi proprietari di locali alla moda conducono. Per un caso del Destino (almeno così sembrava) aveva però fatto conoscenza di Chloe Decker, una legnosa e intransigente poliziotta-madre, con matrimonio con collega integerrimo in crisi, e se ne era follemente incapricciato, anche perché la ragazza sembrava proprio refrattaria al suo fascino (cosa inaccettabile per un divino narcisista come lui).

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Per starle vicino, sfruttando i suoi agganci, si era improvvisato consulente della Polizia, affiancando Chloe nelle sue indagini. Il lavoro da consulente era ovviamente facilitato dalle sue doti extraterrene, capace com'era di indurre i sospettati a confessare con un solo sguardo, dotato di forza sovrumana in caso si finisse alle mani e pure invulnerabile a qualunque tipo di arma. Ma Chloe aveva sempre rifiutato di riconoscere la sua natura, giudicandolo una specie di astuto e dissoluto David Copperfield. La frustrazione aveva spinto Lucy a frequentare Linda, la sua terapista (che ovviamente era molto attratta da lui, come tutto il resto delle donne). Dal Paradiso era però sceso il fratello, l'angelo virtuoso Amenadiel, per rimettere le cose a posto, riconducendolo sulla retta via (quella malvagia).

Ma si sa che l'umanità è così forte da contagiare demoni e dei (e perfino la Morte, se ricordiamo Meet Joe Black) e così Amenadiel si era innamorato degli umani e in particolare di Linda, donna dal fisico non vistoso ma di spessore. Il loro rapporto era sfociato addirittura in una direzione del tutto inattesa nel corso della quarta stagione. Con loro si era spesso incrociata Mazikeen, la splendida guardia del corpo di Lucifer, demone ferocissimo e pansessuale, stanca di stare da sola e in cerca di un legame stabile.

Il poliziotto Dan, una volta dimenticata l'ex moglie con la quale ha continuato a lavorare, era rimasto sconsolato ex-amante di Charlotte, la bellissima mamma di Lucifer e Amenadiel, moglie ripudiata da Dio, donna fascinosissima e dal pessimo carattere, che ci aveva allietato per tre stagioni, fino alla sua scomparsa. Del gruppo di protagonisti ha sempre fatto parte anche Ella, anatomopatologa dalla vita notturna intensa, con una passione per i ragazzacci.

Un cast quasi tutto ben scelto...

Arriva ora la quinta stagione, che sarà suddivisa in due parti entrambe da otto episodi, e a consolare i fan, IMDB, bibbia di settore, ne annuncia una sesta. Adesso, dopo un momentaneo abbandono dovuto a impegni lavorativi pressanti, ritroviamo Lucifer alle prese con le solite scaramucce con la sua amata Detective, che in effetti ha un motivo in più per dubitare del loro rapporto, che alla fine della stagione precedente sembrava finalmente chiarito.

Ulteriori pretesti narrativi (non possiamo dire per spoiler) sono sparsi per procrastinare il momento in cui finalmente i due concretizzeranno il loro sentimento, tirandola anche un po' troppo per le lunghe, con qualche ripetizione anche a livello di battute di dialogo (immaginiamo le contorsioni creative dei numerosissimi show runners della serie, che oltretutto devono costruire ogni caso crime in modo che riporti ai rovelli contingenti dei protagonisti).

Maze, francamente insopportabile, prosegue nella ricerca delle origini dei suoi problemi di relazione. Pure la solida Linda ha uno scheletro nell'armadio, un segreto doloroso del passato, ma resta la più affidabile. Amenadiel, qui è più "umanizzato" che mai, mentre il Detective Dan è sempre più "Douchebag", come lo chiama Lucifer. Ella ondeggia fra eccessi notturni per locali e indagini da laboratorio, con una presenza maggiore del passato. Avremo un episodio ambientato nei Warner Studios (produttori della serie insieme a Jerry Bruckheimer e Dc Comics), un altro in bianco e nero in stile Bogart (in cui Maze e Lucy cantano insieme, e bene, Somone to Watch Over Me di Porter/Gershwin).

Sono sempre ben scelte le canzoni, a volte anche in interessanti cover. Come è marchio della serie, non si risparmia qualche battuta dissacrante sulle religioni, qualche riflessione sul libero arbitrio e perle sparse sugli umani rovelli esistenziali, nobilitate da allusioni psicanalitiche. In fondo il faticoso percorso di crescita che il povero Lucifer sta portando avanti da anni, è dovuto ovviamente al pessimo rapporto con la figura paterna.

Sympathy for the Devil, e qualcosa di più.

Fin dall'inizio si intuiva l'impegno di Tom Capinos per replicare il suo successo di Californication, la trasgressiva e divertente serie con David Duchovny, che nei suoi eccessi a tratti imbarazzanti era riuscita a dire cose anche interessanti su un certo ambiente e sui rapporti sentimentali. La serie dedicata a Lucifer invece non è mai stata una cosa seria. Nonostante i problemi intimi del protagonista, che non travolgono per intensità morale, è stata sempre tutta la componente surreale a rendere la visione divertente. Questo si deve molto alla scelta azzeccata del protagonista, Tom Ellis, anche pianista e cantante, col suo ineffabile accento british, che si è sempre impegnato per essere "luciferino" e inquietante ma soprattutto autoironico e sopra le righe, replicando le espressioni che aveva messo a punto per la sua precedente serie tv, Rush, troncata ingiustamente alla prima stagione.

Sempre però ci interrogheremo sul perché della scelta di Lauren German come protagonista femminile, per la quale viene solo in mente il giudizio alla René di Boris. Pur comparsa in serie di successo come Chicago Fire e Hawaii Five-0, è davvero poco espressiva, anche se in questa stagione riesce a fare leggermente meglio che in passato. Pessimo anche il rapporto con i suoi capelli, in 5 stagioni non si è riusciti a trovarle una pettinatura decente.

Mentre le altre donne del cast sono state una migliore scelta, dalla fascinosa "veterana" Tricia Helfer (Charlotte, che qui ricompare velocemente), al temibile demone Maze (l'attrice Leslie-Ann Brandt), compresa la volonterosa Ella (Aimee Garcia, vista in Dexter) e la terapista Linda (la brava caratterista Rachel Harris). Fra gli uomini, non mancano i ricorrenti Kevin Alejandro, il Detective Dan, qui un po' bollito, visto in tante altre serie tv fra cui True Blood e Arrow, e D.B. Woodside, che è Amenadiel, faccia nota, amore di Jessica Pearson in Suits e spin-off.

Come non rimpiangere Los Angeles?

Resta che siamo di nuovo a uno stiracchiamento della trama, probabilmente anche questa quinta stagione avrebbe potuto comodamente limitarsi a 10 episodi e metterne in cantiere 16 provoca ridondanze e ripetizioni. Ma non mancano i momenti spassosi e spesso le battutine di Lucy fanno ridere. Per fortuna nel finale la stagione ha un "colpo d'ala" e si riprende in un finale spiritoso, che invoglia a proseguire la visione dei prossimi episodi, quando saranno disponibili.

Come dicevamo Lucifer <(i cui primi otto episodi saranno disponibili dal 21 agosto) non è mai stato una cosa seria e quindi la serie, vista senza il minimo impegno intellettuale, garantisce il suo divertimento superficiale. Grazie soprattutto al protagonista, l'incarnazione invulnerabile dell'uomo più bieco, maschilista, narcisista, edonista, promiscuo sessualmente, nullafacente e autoriferito. Un bamboccione (anche se divino), così soavemente convinto di essere il dono supremo per ogni donna, da riuscire simpatico. Del resto, guardandolo quando compare (spesso) svestito, come non concordare?