Lupin 2 - recensione
Una divertente e appassionante rivisitazione di un celeberrimo personaggio letterario.
Avvertenza: la recensione contiene spoiler degli episodi precedentemente pubblicati
Arriva su Netflix l'attesa seconda stagione di Lupin, geniale rivisitazione-omaggio del famoso personaggio, protagonista di 17 romanzi di Maurice Leblanc (e 39 racconti) e non della serie giapponese.
Il travolgente Omar Sy è Assane Diop, ladro-gentiluomo aggiornato allo stile Ocean's Eleven, che come missione si è dato il riscatto dell'amatissimo padre ingiustamente accusato di furto da una perfida famiglia, i Pellegrini, che sembrava averli accolti da emigranti fuggiaschi quali erano negli anni '90.
Ma era tutta una trappola dei malvagi riccastri, che avevano incastrato il padre di Assane per una colpa non commessa. Un libro ha formato Assane, quello di Leblanc, vera Bibbia per il ragazzo rimasto solo contro un mondo ingiusto, su cui modellerà vita e avventure, ripercorrendo le trame dei libri un colpo dopo l'altro.
Nei primi cinque episodi avevamo fatto la conoscenza del suo unico amico Benjamin, con il quale ha un legame che risale all'adolescenza, della sua ancora amata ex moglie e di suo figlio, un ragazzino con cui riesce a stabilire un legame proprio attraverso i libri sul famoso ladro-gentiluomo. E avevamo conosciuto la famiglia del perfido Pellegrini, la moglie in crisi e la figlia, succube del padre, con la quale Assane ha sempre avuto un rapporto di affetto.
Assane ha impostato la sua vita su un unico scopo, vendicarsi della famiglia che ha distrutto la sua. Ma non è un lavoro facile, perché Pellegrini, oltre a essere un vero malvagio privo di ogni scrupolo, è un uomo potentissimo e ammanicato fra le alte sfere dei Potere e scatena contro Assane sia un Commissario corrotto che vari delinquenti, tutti foraggiati dal suo immenso patrimonio. Che però non gli basta mai e mai smette di cercare di aumentare con metodi truffaldini.
Leggero eppure toccante, con un ritmo narrativo sostenuto, regie cinematografiche (c'è anche Louis Leterrier), la serie ci aveva anche stupito per l'ottimo cast, con la scelta vincente di Omar Sy per il protagonista, un attore che ha una simpatia innata e una fisicità travolgente. La sua camminata dinoccolata lungo i viali parigini, avvolto nel lungo cappottone, diventerà un classico, insieme al suo sorriso buono ma disincantato.
Quanto al malvagio Pellegrini, è affidato a un attore che si chiama Hervé Pierre, ma che ha una tale somiglianza con Kevin Spacey da suscitare a tratti il dubbio che si tratti di lui travestito (e dato il modus operandi del protagonista, sarebbe anche un escamotage spiritoso di riuscire a farlo lavorare).
Sua moglie, donna in crisi, è interpretata da Nicole Garcia, mentre l'ex moglie di Lupin è Ludivine Sagnier, in crisi pure lei, perché esasperata dallo stile di vita dell'ex compagno, pur sempre amato. Antoine Gouy è l'amico di sempre, supporto morale e materiale di Assane. Soufiane Guerrab interpreta l'unico poliziotto onesto, collegato a Lupin dalla sua passione per i libri di Leblanc e quindi, pur deriso dai colleghi, l'unico in grado di decifrare i turbinosi eventi.
Lupin è una delle serie TV che ha avuto la lavorazione penalizzata dall'epidemia covid-19 del 2020, con la prima stagione interrotta al quinto episodio, al quale si era arrivati agevolmente, anzi proprio con entusiasmo, nell'incalzare di continui colpi di scena, senza tempi morti.
Avendo visto i primi cinque episodi a gennaio, ci siamo accinti alla visione di questa seconda parte con atteggiamento favorevole, ma abbiamo qualche riserva. Anche qui siamo in presenza di altri cinque episodi ma questa volta si avverte qualche stiracchiamento, c'è qualche passaggio la cui utilità resta poco chiara, qualcosa di superfluo come per riempire il tempo a disposizione.
E forse l'ideale sarebbe stata un'unica stagione, magari di otto episodi, e questi stiracchiamenti non si sarebbero avvertiti. Ma visto lo stop forzato e il successo dei primi episodi, comprendiamo la necessità di mettere insieme una quantità di materiale maggiore, per una vera e propria seconda stagione.
La struttura narrativa continua a rimbalzare fra passato e presente, la giovinezza di Assane e la contemporaneità, in un intreccio che si fa sempre più stretto nel procedere dell'azione, perché è sempre dal passato che emerge la soluzione della situazione incombente.
Resta l'indubbia originalità dell'approccio narrativo, la rivisitazione originale di un grande classico, la diabolica ingegnosità dei colpi, degli inganni, delle infinite vie di fuga che il geniale ladro struttura ogni volta.
E la partecipazione con cui ci facciamo coinvolgere nelle avventure/disavventure di Lupin, sempre braccato dalla Polizia inetta o collusa con il grande nemico, quel Pellegrini il cui solo nome fa abbaiare il cagnetto di Assane.
La seconda parte si conclude compiutamente, negli interni del Teatro di Chatelet, sulle note della sinfonia del Nuovo Mondo di Dvorak.
Tutti i nodi arriveranno al pettine in un finale conclusivo, lasciando uno spiraglio verso un eventuale seguito.