Mad Max, un biglietto di sola andata per l'Inferno - recensione
Bello, ma il film è un'altra cosa.
Il tema post-apocalittico/catastrofico ha sempre avuto un forte appeal presso il grande pubblico. La letteratura ci ha regalato perle quali Io Sono Leggenda di Richard Matheson o Addio Babilonia di Pat Frank. Fumetti, manga e anime propongono da decenni storie ambientate su pianeti martoriati da guerre, tecnologia, malattie super-aggressive o semplicemente dalla scelleratezza umana.
Da Casshern, Kyashan per gli amici, al recente Attack on Titan passando per il leggendario Hokuto No Ken, chi non ha visto almeno una decina di volte tutte le avventure del maestro di Hokuto, sognando di poter replicare la Mossa dei 100 Colpi sul bulletto della propria scuola?
Anche il cinema e i videogiochi hanno attinto abbondantemente da questa tematica, producendo decine di pellicole e titoli che ancora oggi popolano l'immaginario di tutti noi. Molto spesso questi due mondi sono venuti in contatto con tie-in non sempre all'altezza della saga di riferimento, basti pensare a Terminator ma anche a Resident Evil. Il tema è stato spesso toccato aggiungendo una generosa dose di sci-fi e dando vita a serie completamente nuove con risultati nettamente migliori, per referenze chiedere di Gears of War e Borderlands.
Che dire però di Mad Max? Chi ha più di 30 anni come il sottoscritto (che a ben guardare ha superato anche la decina successiva) penserà subito alla trilogia che tra la fine degli anni '70 e la metà degli anni '80 rese popolarissimo Mel Gibson. In Italia il primo capitolo venne inspiegabilmente ribattezzato Interceptor, ma fu solo col terzo che la serie acquistò popolarità anche nel nostro paese. Come dimenticare Mad Max: Oltre la sfera del Tuono, trascinato da una Tina Turner in formissima?
Da allora nulla più, silenzio per quasi trent'anni, almeno fino al 2013, quando il buon George Miller, regista della trilogia originale e vincitore di un Oscar con il film d'animazione Happy Feet, decise che era giunto il momento di un quarto capitolo. Il progetto si è materializzato pochi mesi fa sotto forma di reboot intitolato Mad Max: Fury Road, film visivamente potentissimo che ha definitivamente proiettato Tom "Bane" Hardy nell'Olimpo delle stelle di Hollywood e ha fatto risalire velocemente la febbre da Mad Max.
Tale febbre trova oggi ulteriore sfogo in questo gioco sviluppato da un team che se ne intende di giochi d'azione. Dopo due capitoli di Just Cause (e un terzo in arrivo), i ragazzi di Avalanche Studios si sono presi la responsabilità di realizzare il loro primo titolo su licenza e il risultato, lo dico subito, è sicuramente buono ma non perfetto come molti avrebbero sperato.
Iniziamo col dire che Mad Max trae ovviamente spunto dai quattro film della saga ma non attinge direttamente da nessuno di essi e butta nel calderone un bel po' di altre ispirazioni, non solo cinematografiche. Iniziamo con il character design, che in alcuni dettagli non può non ricordare quello del suddetto Ken il Guerriero, ma che con alcuni personaggi cita spudoratamente protagonisti altrettanto famosi.
Il protagonista, Max Rockatansky, è un povero diavolo che nel post-apocalisse si ritrova solo soletto, consolato unicamente dai ricordi (visualizzati dall'immancabile foto sgualcita della famigliola che fu); inizia la sua avventura con una barba da Joel di The Last of Us ma nel corso del gioco potrà essere personalizzato sia nel look, sia nell'equipaggiamento e nei potenziamenti.
Al suo fianco troviamo un simpatico essere deforme che sembra nato da un matrimonio illegittimo tra Gollum e il Gobbo di Notre Dame. Si chiama Chumbucket (citazione da Spongebob?) ed è quanto di più vicino a un amico possiate trovare nell'inospitale Wasteland. Chum sembra avere un'innata propensione per la meccanica e vede in Max una sorta di santo, il salvatore arrivato dalla luce.
Vi accompagnerà fin dall'inizio, fornendovi una macchina in sostituzione di quella che il protagonista aveva nel prologo del gioco e che gli viene sottratta da tale Scabrous Scrotum con cui avrete il piacere di conversare amabilmente nei primissimi minuti di Mad Max. Per la cronaca, si tratta del terzo figlio di Immortan Joe, il cattivone di Fury Road, il che fa presumere che temporalmente parlando il gioco si posizioni qualche anno dopo l'ultimo film.
L'inizio è di quello roboanti, con un filmato a dir poco cafone che in meno di cinque minuti delinea i primi tratti della rivalità tra i due protagonisti e fa subito capire che la vita di Massimiliano il Matto sarà tutt'altro che semplice. Proprio da questa partenza a razzo nasce il primo problema di Mad Max, la narrazione.
Passata la sfuriata iniziale la storia praticamente si blocca. Il giocatore non ha quasi mai la sensazione che il mondo intorno a lui si muova, che Scrotum sia costantemente sulle sue tracce e che le varie fazioni in lotta nelle Wasteland stiano effettivamente combattendo tra loro. Pochissimi filmati di tanto intanto rivitalizzano la situazione ma non sempre sono sufficienti per mantenere alto il grado di coinvolgimento nella trama.
Fortunatamente in nostro aiuto arriva ben presto la Magnum Opus, il bolide che ci accompagnerà nelle nostre scorribande. Grazie ad esso potremo mettere a ferro e fuoco le gang di tutta la piana e far tremare di paura chiunque si avventuri sulla nostra strada o anche solo ne ascolti da lontano il rombo del motore.
Peccato che almeno all'inizio questa quattro ruote partorita dall'inferno sia poco più che un rottame. Solo andando avanti nel gioco è possibile trasformarla nel mostro mangia-lamiere che promette di essere, potenziandone il motore, la corazza esterna, le armi e via dicendo, fino ad arrivare a orpelli estetici utili più che altro a renderla aggressiva.
La Magnum Opus sarà fondamentale per muoversi nella mappa di gioco ma attenzione perché a differenza dei mezzi visti in altri titoli simili, primo tra tutti Borderlands, questa subirà danni in breve tempo e avrà costante bisogno di benzina. I danni potranno essere riparati dal buon Chumbucket nelle basi che potrete stabilire all'interno della Wasteland, o anche in qualsiasi altro posto a patto che riusciate a fermarvi il tempo sufficiente per ripristinarne l'energia. Cosa facile a dirsi, molto meno a farsi visto che non esistono zone particolarmente sicure.
Inizialmente dovrete fare un po' l'abitudine alle telecamere che seguono la Magnum Opus, che soprattutto in presenza di salite o discese particolarmente repentine tendono a perdere l'inquadratura centrale. Fate attenzione inoltre, perché con ogni potenziamento il comportamento della Magnum potrebbe cambiare non poco. Il peso in particolare riveste un ruolo molto importante: appesantendola potrete tentare speronamenti più audaci ma al tempo stesso non potrete contare su una velocità particolarmente elevata.
Di tanto in tanto è consigliato entrare nella schermata del Garage per selezionare le parti più adatte alla missione in corso, scegliendo tra quelle acquistate. Tenete conto inoltre che potrete anche rubare svariati tipi di mezzi delle altre gang, i quali non solo vi consentiranno di muovervi quasi indisturbati nei territori della banda a cui li avete rubati, ma avranno anche una manovrabilità diversa a cui dovrete abituarvi. Non saranno inoltre eterni e troppi scossoni potrebbero farli saltare in aria in pochi secondi.
Di movimento nel mondo di Mad Max ce n'è parecchio e le cose da fare sono davvero tante. La mappa ricorda per certi versi quella degli ultimi Far Cry o dell'ottimo Signore degli Anelli: L'Ombra di Mordor. Da questi titoli il gioco prende alcuni elementi di gameplay, come la necessità di "aprire" la mappa salendo su avamposti elevati (rappresentati in questo caso da mongolfiere) o di prendere possesso di particolari installazioni per indebolire le difese territoriali delle varie gang.
Già dopo un paio d'ore di gioco la mappa inizia a costellarsi di segnali che indicano i vari tipi di missioni. Oltre alle quest principali bisogna occuparsi di numerose attività che vanno dalla distruzione degli avamposti nemici alle gare all'ultimo sangue, senza dimenticare il saccheggio selvaggio di qualsiasi cosa possa tornare utile, dai rottami alla preziosissima acqua, senza la quale sopravvivere sarebbe impossibile.
Le risorse sono scarse, come ci si aspetterebbe in un gioco del genere, quindi un approccio non troppo irruento a determinate missioni è più che consigliato. Avrete a disposizione armi da fuoco, anch'esse potenziabili, ma i proiettili sono più rari che in Metro: Last Light e Fallout messi insieme. Stesso discorso per i pugnali, che tornano utili nel combattimento corpo a corpo.
A tal proposito, nell'ambito degli scontri in melee Mad Max copia senza troppa vergogna il sistema di combattimento degli ultimi Batman, con tanto di contrattacchi, combo e mosse finali. C'è poi la Furia, ma anche questa non è una novità e consiste in attacchi particolarmente violenti nel caso si riesca a riempire un'apposita barra su schermo.
Tutto questo (missioni principali, sub-quest, combattimenti, ecc.) contribuisce ad aumentare il livello Leggenda di Max, che a sua volta fa aumentare le possibilità di potenziamento e personalizzazione sia del personaggio che del suo equipaggiamento. La componente RPG è molto sottile ma piacevole e coinvolge un altro aspetto importante del gioco, l'aumento delle abilità del protagonista.
Queste non salgono automaticamente con il procedere dei livelli ma coinvolgono un misterioso personaggio che possiamo già da ora affiancare al venditore di Resident Evil 4 e al misterioso Xur di Destiny. Si chiama Griffa e lo incontrerete abbastanza presto; come bonus iniziale vi concederà tre delle sue preziose monete, ognuna delle quali consente di aumentare una delle caratteristiche di base: Longevità (aumento energia massima), Metabolismo (maggior ripristino di salute con il cibo), Giudizio (aumento del livello Leggenda), Essenza (più acqua dalle fonti), Volontà (più rottami dai saccheggi), Adattamento (minor consumo di carburante), Affinità (più danni con armi da mischia), Concentrazione (modalità Furia più lunga), Munizione (più proiettili dai saccheggi) e Intuizione (maggior resistenza per le armi da mischia).
Anche se inizialmente la scelta di un'abilità piuttosto che un'altra potrebbe non sembrare vitale, andando avanti nell'avventura vi accorgerete di quanto questo aspetto possa rendere l'esperienza di gioco leggermente diversa da persona a persona. In generale il gioco non ha un livello di difficoltà particolarmente alto, a meno che non decidiate di provare missioni troppo elevate per il vostro livello o del vostro mezzo.
Ad ogni modo i checkpoint sono ben distribuiti e in caso di morte non si ricomincia mai troppo lontano da dove si era interrotta l'avventura. Purtroppo i caricamenti in caso di morte (ma anche quelli iniziali) sono piuttosto lunghi e rimangono quasi sempre nell'ordine dei 15/20 secondi.
Nonostante la natura open world di Mad Max, alcuni elementi del game design non permettono approcci molto diversi alle missioni e questo è forse il difetto più grande del titolo Avalanche. Fatta eccezione per alcune side quest come le gare o il saccheggio, la maggior parte delle missioni principali è piuttosto lineare. Sarebbe stata molto piacevole la possibilità di qualche elemento stealth o di arrampicarsi un po' ovunque, come avviene nei vari Assassin's Creed e nel già citato L'Ombra di Mordor.
Tutto questo invece non è possibile e nel 90% dei casi si deve agire sempre nello stesso modo: raggiungere il posto con la Magnus Opus, ispezionare la zona per trovare le difese dell'accampamento, far fuori i cecchini e i mezzi di difesa (quasi sempre con l'arpione o con degli esplosivi), affrontare gruppi nemici sempre più numerosi e resistenti, cercare l'oggetto della missione ed eliminarlo/recuperarlo/distruggerlo.
Il nostro caro Max, inoltre, è stato capace di sopravvivere ad un'apocalisse ma non se la cava affatto bene con i muri alti più di un metro e rischia di morire ogni volta che salta da oltre due metri. In questo senso Mad Max rappresenta un passo indietro rispetto alle ultime generazioni di giochi d'azione, open world e non. Si può salire solo in determinati punti, contraddistinti dal colore giallo, e questo fa sì che gran parte delle location vadano esplorate in maniera assolutamente lineare a prescindere dalla loro struttura, che in molti casi invoglierebbe invece all'esplorazione selvaggia.
Ho bacchettato giustamente gli sviluppatori per l'eccessiva rigidità nel level/game design delle missioni principali, ma Avalanche Studios merita anche un applauso per la caratterizzazione delle varie regioni che compongono la Wasteland. Ogni zona è facilmente riconoscibile e il colpo d'occhio, specie da posizioni elevate, è davvero notevole.
Un gran lavoro è stato svolto anche col doppiaggio, purtroppo (o per fortuna?) presente solo in Inglese. Max parla poco e sembra doppiato dal cugino di Vin Diesel, ma Chumbucket ha una recitazione davvero notevole e molti personaggi secondari risultano caratterizzati in maniera egregia, anche quelli che appaiono per pochi minuti.
In termini di longevità la durata è degna di una maratona. Portare a termine l'avventura principale e qualche manciata di side quest vi porterà via all'incirca 30/35 ore, ma questo numero è destinato a salire di parecchio nel caso puntiate al 100%, che coinvolte una notevole quantità di collezionabili.
Purtroppo tanta quantità non è sempre supportata da altrettanta qualità, soprattutto in termini di varietà di gioco. Sinceramente avremmo preferito una mezza dozzina di ore e un po' di monotonia in meno, problema che si sarebbe potuto in parte evitare con una struttura di gioco meno rigida. Realizzare un open world con le limitazioni appena descritte è un po' come invitare qualcuno in un ristorante stellato e costringerlo ad ordinare solo l'antipasto e il dolce.
Detto questo, non possiamo dire di non esserci divertiti in compagnia di Max. Per i maniaci completisti (come me) il "fattore ipnosi" offerto dal gioco degli Avalanche Studios è davvero elevato. Di cosa si tratta? Semplicemente di quel loop in cui si entra quando si vuole portare a termine un titolo senza lasciare un singolo centimetro inesplorato, anche a costo di ripetere le stesse azioni decine di volte.
Se anche voi fate parte di questo club Mad Max vi garantirà parecchie ore di insensato divertimento. Se invece state aspettando questo gioco da quando avete visto per la decima volta Fury Road, sperando di provare lo stesso rimescolamento di viscere, probabilmente rimarrete un po' delusi. Il voto perfetto sarebbe 7.5, ma i difetti fin qui descritti non consentono buonismi e fanno pendere la bilancia verso il basso.