Mafia III - recensione
Un vaccino digitale contro il razzismo.
Anche se la moda del momento chiede a chiunque, giocatore o giornalista, di giudicare i giochi quasi esclusivamente vivisezionandone il comparto tecnico, esistono titoli che meritano di essere acquistati e giocati perché caratterizzati da altri pregi.
È questo il caso di Mafia III, terzo capitolo di una saga storica da sempre apprezzata per la narrazione, i dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi. Quando uscì, il primo Mafia era un vero gioiello. La qualità del gioco era tale che il secondo capitolo della serie fu letteralmente schiacciato dal confronto col suo predecessore, ancor più che da quello con i rivali contemporanei.
Se Hangar 13 e 2K Games non avessero deciso di cambiare ambientazione e periodo storico, probabilmente il risultato sarebbe stato lo stesso. Gli sviluppatori e il publisher, invece, hanno voltato pagina per raccontare una storia completamente nuova.
Il team ha scelto un periodo storico e un'ambientazione di sicuro impatto, puntando su una versione fittizia di New Orleans (qui chiamata New Bordeaux) alla fine degli anni '60 e mettendo il giocatore nei panni di Lincoln Clay, protagonista di colore in un mondo che avrebbe fatto tranquillamente a meno di lui.
Mafia III si apre con un messaggio molto chiaro da parte di Hangar 13: ciò che vedrete è orribile e potrebbe risultare offensivo ma volevamo farvi capire cosa provavano (e cosa provano ancora oggi) le persone esposte a qualsiasi forma di discriminazione. Il modo in cui gli sviluppatori hanno riprodotto il clima della New Orleans del '68, come i bianchi trattavano le persone di colore e le discriminazioni a cui i neri venivano sottoposti con straziante regolarità, è sincero e brutale.
L'assenza di filtri buonisti o di qualsiasi forma di correttezza politica rende Mafia III lo spot ideale contro tutti i tipi di razzismo. Nei panni di Lincoln Clay, veterano del Vietnam nato da madre di colore e padre italiano, il giocatore vive sulla propria pelle tutte le ingiustizie sociali a cui i neri venivano sottoposti nel periodo storico di riferimento.
Sperimentando sulla propria pelle virtuale la vergogna e il disagio di essere trattati come animali, di essere costantemente sfruttati, insultati, vessati, a malapena tollerati, anche il giocatore meno empatico non può continuare a ignorare la realtà dei fatti.
La denuncia di Mafia III è solida, potente ed efficace come un pugno nello stomaco. Ed è per questo che chiunque dovrebbe vivere l'avventura di Lincoln Clay, a prescindere dall'effettiva qualità del gioco (comunque più che dignitosa).
La struttura di Mafia III è quella ormai collaudata di tutti gli open world. Si segue una trama ricca e ben scritta, si esplora la vasta ambientazione messa a disposizione dagli sviluppatori e, nel frattempo, si portano a termine missioni di vario genere, raccogliendo un numero infinito di collezionabili.
Come accade con la maggior parte dei titoli appartenenti a questo genere, anche in questo caso la storia parte subito fortissimo, mantenendo un ritmo pazzesco per almeno quattro o cinque ore, per poi diluirsi in un mare di missioni molto simili tra loro.
La città di New Bordeaux è stata progettata con cura e vanta una caratterizzazione eccellente sotto ogni punto di vista. Esplorandola in lungo e in largo ci si imbatte in panorami di ogni tipo, passando dalle classiche zone residenziali piene di villette, agli acquitrini paludosi dove gli alligatori passeggiano a pochi passi dai camper delle famiglie meno fortunate.
Ogni elemento è stato riprodotto con cura maniacale ma sfortunatamente il comparto tecnico non rende giustizia all'ottima ricostruzione storica. La nostra New Bordeaux ideale prevedeva locali con musica dal vivo, strade piene di vita, animali di ogni genere a spasso per le vie della città e tanti altri elementi purtroppo assenti in Mafia III.
È innegabile che sotto questo punto di vista il team di Hangar 13 avrebbe potuto fare molto di più. Il motore grafico non è all'altezza delle aspettative e propone effetti grezzi (i riflessi sull'acqua o negli specchi sono terribili) e soluzioni raffazzonate (come la retinatura sulle nuvole).
La profondità di campo non è mai eccezionale ma nonostante questo il frame rate non riesce a garantire la tanto sospirata stabilità, scendendo spesso sotto ai 30fps. Come se non bastasse, il gioco è afflitto da alcuni bug più o meno gravi.
Durante la prova per la recensione il gioco è crashato due volte (in un caso corrompendo anche il salvataggio), l'audio è completamente scomparso durante una sequenza narrativa e ci siamo imbattuti nei classici problemi che non risparmiano nessun open world (persone che s'incastrano negli elementi dello scenario, oggetti fluttuanti e via dicendo). Il fatto che il comparto tecnico sia così problematico è un vero peccato, perché le meccaniche di gioco funzionano e, come già specificato, accompagnano una trama e una narrazione senza pari.
Rispetto a GTA, in Mafia III la componente stealth è molto più pronunciata. In ogni missione si può scegliere se optare per un approccio silenzioso, eliminando solo gli ostacoli impossibili da aggirare (con attacchi letali o non letali, a seconda del vostro umore del momento) o se entrare ad armi spianate per far valere la dura legge del piombo.
Le meccaniche delle sparatorie sono in linea con quelle dei diretti concorrenti ma l'Intelligenza Artificiale oppone ben poca resistenza, anche a livello di difficoltà più alto. L'IA poco sveglia si nota anche nelle fasi stealth, visto che nella maggior parte dei casi basta attirare l'attenzione delle singole guardie, per eliminarle silenziosamente da dietro un angolo.
Abbiamo trovato molto convincente il modello di guida, invece. I veicoli presenti nel gioco si distinguono per una fisica sempre diversa, costringendo ad adattare ogni volta il proprio stile di guida. Questo si nota ancora di più selezionando la modalità simulativa dal menu delle opzioni.
Tra le meccaniche più intriganti c'è sicuramente quella che regola la gestione della banda. Dopo aver arruolato una serie di alleati, Lincoln Clay deve decidere come spartire la città tra i membri del gruppo. La crescita di un boss ai danni degli altri porta vantaggi e svantaggi ben precisi, motivo per cui è importante ponderare con cura ogni decisione. A un certo punto della storia, poi, in base alle scelte fatte in precedenza la storia prende una svolta importante, di cui non parleremo per non rovinarvi la sorpresa.
Se dal punto di vista tecnico il gioco non brilla, sul fronte audio la situazione è diametralmente opposta. La colonna sonora è eccezionale, al punto da spingervi a spostarvi in macchina anche solo per ascoltare cosa trasmette la radio. Persinop le musiche realizzate appositamente per il gioco sono splendide e catturano alla perfezione l'atmosfera di ogni situazione.
Ad essere pignoli, forse avremmo preferito che il team tirasse fuori un po' di coraggio in più al momento della selezione dei brani. La scaletta è clamorosa e tutti i big del periodo storico sono stati prontamente inseriti nella lista, ma forse sarebbe stato interessante scavare più a fondo per proporre qualche perla sottovalutata dal mercato mainstream. Si tratta comunque di una critica da maniaci perfezionisti, visto che il risultato finale è eccellente.
Ottimi anche l'adattamento e il doppiaggio in Italiano. Pur essendo meno incisivo della versione originale, il doppiaggio si distingue per un'ottima distribuzione delle voci e per alcune prestazioni davvero notevoli, che non sfigurano di fronte alla splendida mimica dei modelli poligonali nelle le fasi narrative.
Mafia III è il classico gioco difficile da inquadrare con un semplice numero. Se è vero che il comparto tecnico presenta fin troppi problemi, si tratta di un'esperienza che ogni giocatore dovrebbe vivere. L'errore di Hangar 13 è forse stato quello di rimanere legati alla struttura open world, quando un'impostazione più chiusa e guidata avrebbe portato risultati migliori. Nonostante tutto, consigliamo caldamente l'acquisto del gioco di 2K Games. Mai come in questa occasione, la qualità dei contenuti fa passare in secondo piano gli innegabili difetti cosmetici.