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Majin and the forsaken Kingdom

C'era una volta, secondo Game Republic...

Del resto l'intento del director Yoshiki Okamoto, ex figura di spicco di casa Capcom e ora presidente di Game Republic, è piuttosto chiaro: creare un'esperienza per tutti, una sorta di versione moderna e interattiva dei libri di favole di una volta, capace di evocare la meraviglia e lo stupore di quando eravamo bambini. Non devono allora stupire in un'ottica di questo tipo i ritmi compassatissimi (al punto da sfiorare il soporifero...) che contraddistinguono le dinamiche del gioco: l'esasperante lentezza dell'azione è indubbiamente voluta e verosimilmente atta a enfatizzare i toni rilassati dell'insieme.

Il gameplay di Majin and The Forsaken Kingdom risulta interamente incentrato sulle interazioni tra i due protagonisti, con il ladro Tepeu (controllato dall'utente) che riveste il ruolo di acrobatica mente e Majin (controllato non senza qualche affanno dalla CPU) nei panni del rude braccio. Sfruttando l'agilità di un personaggio e il phisique du role dell'altro, verrete messi alla prova con una serie di puzzle ambientali sempre più complessi, tra leve da orientare, ciclopici portoni da aprire e ingranaggi ancestrali da rimettere in moto.

La componente stealth non va trascurata: alcuni nemici riusciranno a sentire e annusare Tepeu e Majin a distanza.

Abomini vari dal temperamento aggressivo e fortemente territoriale cercheranno nel frattempo di guastare i vostri piani: inutile specificare che Tepeu avrà più di qualche problema negli scontri, mentre quell'Ercolino muschiato di Majin se la caverà egregiamente anche contro più avversari contemporaneamente. Non mancheranno inoltre occasionali scontri contro boss dalle dimensioni ragguardevoli, da affrontare sempre e comunque evitando il combattimento diretto e facendo piuttosto leva sull'astuzia e sulle possibilità offerte delle ambientazioni.

Per rendere interessante a lungo termine l'avventura (si parla di almeno 20 ore di gioco procedendo alla Speedy Gonzales), gli sviluppatori hanno pensato di dare un forte senso di progressione alla storia. Per prima cosa il legame tra l'insolito duo andrà a diventare sempre più saldo e reciproco, dal momento che Majin sarà l'unico in grado di curare Tepeu (assorbendo la sostanza catramosa che ricopre i nemici e che impregna il mondo) ma che al tempo stesso dovrà dipendere dal ragazzo vista la sua totale incapacità di guarire sé stesso.

Nel gioco è stato inserita l'alternanza tra giorno e notte: al calare delle tenebre i nemici tenderanno pericolose imboscate.

Secondariamente, mano a mano che il placido gigante riscoprirà il suo oscuro passato recupererà la padronanza di una serie di abilità elementali (acqua, fuoco, elettricità e vento erano quelle presenti nella build da me visionata) indispensabili per risolvere un certo tipo di enigmi e per ottenere rilevanti bonus contro gli avversari.

Majin and the Forsaken Kingdom sembra essere un videogame affascinante e insolito: l'atmosfera fiabesca e il concept gradevolissimo sono indubbiamente i principali punti a favore dell'ultima fatica Game Republic, anche se non manca qualche perplessità relativa alla realizzazione tecnica non proprio sbalorditiva e al level design forse eccessivamente convenzionale. Riusciranno Okamoto & Co. a dare una lucidatina al tutto e a battere sul tempo The Last Guardian? Lo scopriremo insieme nei prossimi mesi…