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March to Glory - recensione

Sua maestà Napoleone Bonaparte.

Il periodo napoleonico non ha ricevuto, storicamente, nei videogiochi, l'attenzione che si merita. Se si osserva il settore contiguo dei boardgame strategici (e dei più hardcore wargame) si vede facilmente che il periodo napoleonico è invece molto apprezzato e, di conseguenza, servito da molti prodotti che spaziano da titoli semplici a quelli complessi passando anche per gestionali strategici e solitari. Nei videogiochi invece possiamo annoverare pochissimi titoli tra cui spiccano Napoleon Total War, il recente shooter Holdfast e lo strategico duro e puro Wars of Napoleon degli Ageod.

Non è chiaro perché un periodo così interessante e ricco di spunti strategici risulti invece così negletto a favore di altri che non sembrerebbero avere, sulla carta, maggior profondità. Anche i conflitti nel Giappone feudale (periodo Sengoku Jidai soprattutto) sembra avere maggior fortuna, pur essendo decisamente più oscuro e meno comprensibile per i giocatori occidentali.

È quindi con un occhio di rinnovato interesse che ci siamo messi a provare questo March to Glory che arriva sui nostri schermi con aspettative piuttosto alte visto che gli appassionati del genere strategico dovrebbero ben conoscere gli sviluppatori, gli Shenandoah Studios. Questo team è infatti piuttosto famoso nel settore per i suoi primi tre titoli rilasciati prima su iOS e poi arrivati (due su tre) su PC. Stiamo parlando di Battle of the Bulge (il titolo originale), Drive to Moscow e Desert Fox El Alamein; tutti e tre i giochi utilizzano un sistema ad aree molto elegante e interessante che, non a caso, è risultato molto apprezzato da critica e pubblico.

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Sulla scia di questi successi (a cui è seguito però il meno che ottimale Gettysburg The Tide Turns) arriva ora March to Glory, un wargame ad aree, come i titoli precedenti, che è però ambientato nel periodo napoleonico e offre una ricetta molto specifica, limitata e che punta tutto sulla semplicità e su una profondità ridotta.

March to Glory offre due modalità e mezzo: una campagna singola che segue le battaglie più celebri di Napoleone, una modalità multiplayer basata sul sistema PBEM (play by email asincrono in cui un giocatore esegue il suo turno e il sistema spedisce situazione e risultati all'avversario) e un randomizzatore di battaglie, che non randomizza nulla, ma ne parleremo dopo...

La modalità singola è totalmente lineare e offre quattordici (14) battaglie storiche che ripercorrono la parabola di Napoleone Bonaparte, da Austerlitz a Waterloo passando per altri scontri (relativamente) meno famosi come Borodino, Leipzig, Jena. Ogni battaglia è introdotta da un breve briefing parlato e non vi sono collegamenti tra gli scontri: truppe, promozioni, perdite...nulla è persistente, qualsiasi scontro è un fatto isolato e l'unico premio che il giocatore riceve alla fine è una schermata di statistiche e l'accesso alla battaglia successiva.

Inutile dire che questa struttura è decisamente misera e poco condivisibile: se possiamo comprendere una certa ritrosia a includere complicate mappe strategiche con gestione delle risorse da parte di un team limitato, è già meno spiegabile offrire semplicemente quattordici battaglie, una dietro l'altra, senza alcune legame.

Le formazioni in riga e in colonna del periodo napoleonico, un vero e proprio segno di riconoscimento dei tempi!

Il gameplay tattico nelle battaglie è invece dove March to Glory si gioca le sue carte migliori. Non ci sono esagoni sulla mappa ma zone con forme diverse e differenti caratteristiche per quanto riguarda il territorio: pianure, colline, paludi, villagi, fiumi, foreste. Ogni zona offre vantaggi peculiari: le colline permettono di attaccare 'in discesa' (quindi con un forte bonus), i fiumi infliggono malus agli attaccanti, le paludi sono un problema un po' per tutti e i villaggi sono roccaforti costosissime, in termini di perdite, da assaltare. Queste caratteristiche si combinano con quelle delle unità, che sono poi la base consueta per i giochi strategici napoleonici.

Le unità si dividono nelle tre classi tradizionali del periodo: fanteria, cavalleria, artiglieria. La fanteria si divide ulteriormente a seconda della formazione utilizzata, colonna o linea. L'artiglieria colpisce da lontano (meglio se in collina) ed è devastante soprattutto sulla cavalleria e sulla fanteria in colonna o in quadrato. La fanteria si forma automaticamente in quadrato quando viene attaccata dalla cavalleria, ma questo la lascia particolarmente vulnerabile agli assalti di fanteria e ai bombardamenti successivi. La cavalleria, a sua volta, se riesce a caricare in campo aperto, è particolarmente devastante, soprattutto su unità che sono già in ritirata. Attacchi ai fianchi e alle retrovie sono un'altra variabile da tenere in considerazione visto che vengono premiati con bonus particolarmente forti.

A questi aspetti va aggiunto che le unità recuperano salute (ovvero uomini) se riescono a ritirarsi e riparare in città: è quindi fondamentale temporizzare i vari attacchi per eliminare definitivamente le formazioni nemiche.

Al massimo livello di zoom-out le mappe sembrano dei quadri risorgimentali; l'effetto è decisamente intrigante.

Le mappe hanno un numero piuttosto limitato di zone e le unità affollano il campo di battaglia lasciando pochi spazi liberi e una possibilità di manovra molto limitata (non esiste la possibilità di passare su territori già occupati). Questo vuol dire che ogni turno si trasforma in una specie di puzzle per portare ogni unità nello spazio in cui sarebbe più efficace attraverso una continua ricombinazione; una meccanica che in effetti riproduce il tema napoleonico in maniera abbastanza credibile.

Le battaglie alternano momenti in cui sono un continuo scambio di salve di fucili e di cannone (quindi attrito, nel senso di scambio continuo di perdite) a momenti di intensa azione in cui una manovra dà i propri frutti e si riesce a infliggere perdite determinanti e, francamente, clamorose. Dopo una prima carica di cavalleria, con il nemico schierato in quadrato, si fa seguire l'attacco da salve di fucilieri in riga accompagnati da cannoneggiamenti da lontano e poi lo si finisce con una seconda carica di cavalleria...in questi momenti March to Glory si rivela un'esperienza strategica eccellente.

Il gameplay è quindi abbastanza semplice, con poche statistiche da tenere sott'occhio e, comunque, un'interfaccia pre-scontro che spiega in maniera esaustiva tutti i modificatori in gioco. Solo sfruttando questa feature (magari insieme alle due pagine PDF che dettagliano questi modificatori) si impara a giocare nel giro di pochi minuti, e questa è un'altra caratteristica impagabile di March to Glory, l'immediatezza.

Se si zooma al massimo le unità risultano un po' troppo semplici e le animazioni piuttosto limitate.

Purtroppo, non mancano i difetti perché l'interfaccia pecca di scarsa raffinatezza e fallisce nel comunicare altre informazioni importanti come la LOS (la linea di tiro può essere ostruita) o informazioni di base sui terreni che ci aspetteremo, nel 2018, facilmente consultabili con un 'mouse over' o con un semplice clic.

Le unità hanno nomi storicamente riconoscibili ma sembrano tutte un po' uguali, salvo per le promozioni che possiamo assegnare a inizio battaglia (che conferiscono bonus particolari): questa feature permette di aggiungere un livello strategico in più (visto che alcune unità diventano particolarmente abili in certe situazioni).

Oltre a questo aggiungiamo, sul lato dei difetti, che è possibile giocare solo con la fazione francese e che il generatore random di battaglie non fa altro che mettere il giocatore di fronte a una delle quattordici battaglie della campagna scelta a caso.

A livello tecnico March to Glory offre una grafica 2D con unità in simil-3D che ricordano i vecchi strategici per Amiga. Le mappe sono piacevoli, le unità un po' troppo pixellose e le animazioni discrete ma limitate. Da questo punto di vista si poteva fare molto meglio (vista l'interessante atmosfera del periodo), ma bisogna sempre considerare che ci troviamo di fronte a un wargame e a un team indie di due persone.

La schermata finale di una battaglia è l'unica ricompensa offerta da March to Glory, decisamente troppo poco, anche per un wargame.

Gli effetti sonori sono nella media, mentre la musica classica è perfetta per il periodo e per il tema trattato; la scelta dona all'intera esperienza, insieme con il gameplay a turni, una sorta di ritmo compassato e rilassante che piacerà ai più riflessivi e a chi non ama la velocità furiosa degli RTS o comunque del tempo reale.

March to Glory è un prodotto interessante e godibile, soprattutto per chi voglia uno strategico napoleonico molto accessibile ma al contempo strategicamente interessante. Purtroppo le mancanze sul lato della UI e, soprattutto, dei contenuti gli fanno preferire gli altri prodotti di Shenandoah...ma se il periodo napoleonico vi intriga dategli un'occhiata e potreste ritrovarvi immersi per ore nei suoi puzzle tattici.

7 / 10
Avatar di Davide Pessach
Davide Pessach: Studia, scrive, videogioca da tanto, tanto tempo. Quando si annoia rimescola le carte e sposta le priorità, ma i tre ingredienti principali rimangono quelli . Obiettivi? Solo due: curiosità e divertimento.

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