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Mass Effect Andromeda - recensione

C'è vita, dopo la trilogia.

Come accade a tutti i giochi più attesi, anche Mass Effect: Andromeda giunge al momento della recensione accompagnato da polemiche di ogni tipo. In parte marketing, in parte sterile confronto tra i saccenti dell'Internet, questa pratica è ormai una sorta di routine che non possiamo certo dire di apprezzare.

Nonostante gli ottimi risultati della prima trilogia, soprattutto sul fronte narrativo, si è scatenato un vespaio attorno a elementi come le animazioni e le espressioni facciali, dando vita a una crociata ingiustificata verso un gioco dalle grandi potenzialità.

Giudicare un titolo come Mass Effect: Andromeda attraverso una manciata di video (se non addirittura di meme) o dopo un paio d'ore di gioco, ha davvero poco senso. Stiamo parlando di un GDR sci-fi di dimensioni colossali, con pianeti interamente esplorabili e un numero impressionante di personaggi ben scritti. Ed è soprattutto in casi come questo che un giudizio affrettato può portare a commettere errori imperdonabili.

Mass Effect: Andromeda ha un inizio debole, privo di mordente e piene di personaggi goffi e appena abbozzati. Le prime ore di gioco in compagnia di uno dei fratelli Ryder non toccano le giuste corde. Intraprendendo un viaggio verso una galassia sconosciuta, gli appassionati di sci-fi tendono a sperare in un approccio narrativo vicino a quello di Star Trek. Un lungo viaggio verso l'ignoto, alla scoperta di luoghi mai visti prima. Un salto nel buio senza garanzie, dove anche il più piccolo incidente potrebbe costare la vita a decine di migliaia di persone.

La gestione dei dialoghi è quella che abbiamo imparato ad apprezzare con la vecchia trilogia.

Nelle prime fasi di Andromeda, tutto questo non accade. Sotto molti punti di vista l'approccio narrativo ricorda più quello di Star Wars, almeno dal punto di vista del mood, e anche le fasi in cui le emozioni dovrebbero prendere il sopravvento, quando il gruppo di cui fa parte il giocatore si trova in guai seri, non hanno l'impatto che avrebbero meritato e lasciano scorrere via tutto senza grosse conseguenze.

Per i fan di Mass Effect, sopravvivere alle prime ore di Andromeda non è facile. La complessa lore creata con giochi precedenti è appena accennata e il nuovo approccio narrativo rende difficile respirare l'atmosfera solenne e monumentale che avvolgeva la prima avventura di Shepard.

Con colpevole ritardo, però, il gioco decolla. E lo fa accompagnando il giocatore lungo un viaggio epico e pieno di sorprese, con un impianto narrativo che dopo qualche incertezza riesce finalmente a ingranare e a trovare una propria identità. L'immenso bagaglio di informazioni della prima trilogia riemerge in più occasioni, intrecciandosi alla perfezione con le nuove scoperte fatte nella galassia di Andromeda.

La cosa più interessante del nuovo Mass Effect è che il personaggio controllato dal giocatore va incontro a un processo di maturazione evidente, complice anche un sistema di scelte morali non più vincolato alla strada buona o a quella cattiva. Già in passato Bioware aveva cercato di offrire un'esperienza basata su interessanti scale di grigio, ma le scelte del giocatore andavano a influire solo su alcune parti della trama. In Andromeda, invece, le decisioni permettono davvero di definire la crescita del Pioniere.

Lo scanner sarà il vostro migliore amico. Oltre a fornire utili informazioni, permette anche di accumulare punti per la ricerca di nuove tecnologie.

Il numero di decisioni importanti da prendere nel corso dell'avventura è piuttosto alto e tali scelte intervengono anche nella gestione dei problemi dell'intera spedizione. Sarà meglio dare la precedenza allo sviluppo tecnologico o agli armamenti? Chi dobbiamo far uscire prima dal lungo sonno durato 600 anni, permettendogli così di riabbracciare i cari già attivi sul Nexus o sulle nuove colonie?

Se è vero che l'esplorazione svolge un ruolo fondamentale nel nuovo GDR di Bioware, è altrettanto importante l'approccio alla vasta gamma di problematiche politiche e morali in cui è naturale imbattersi durante un'avventura di tali proporzioni. La struttura ludica in cui tutto questo va a inserirsi è molto simile a quella vista in Dragon Age: Inquisition. Sotto molti punti di vista sembra ancora di trovarsi di fronte a un MMO offline e ogni passo mosso dal giocatore è guidato da una missione ottenuta da un vendor.

Le missioni sono tante e sono divise in categorie. Ci sono quelle legate ai singoli luoghi, quelle politiche (per rafforzare i rapporti con le varie fazioni), quelle sociali e le immancabili (e numerose) fetch quest a base di minerali da catalogare, piante da raccogliere e via dicendo. Viste le dimensioni di Mass Effect: Andromeda, era difficile immaginare una struttura del tutto priva di fetch quest. L'universo esplorabile è immenso e ogni pianeta in cui si mette piede è un piccolo open world tutto da scoprire.

Siamo rimasti piacevolmente colpiti dalla manovrabilità del Nomad (il nuovo Mako), con cui è possibile muoversi liberamente sulla superficie dei pianeti visitati. Si guida bene, può essere potenziato attraverso una vasta gamma di miglioramenti, e tramite la semplice pressione del dorsale sinistro può passare da una configurazione basata sull'agilità a una pensata per le scalate più dure.

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L'esplorazione dei pianeti è un piacere e tende a premiare la curiosità del giocatore. Avventurandosi in zone remote, compatibilmente con gli immancabili rischi ambientali, ci si imbatte in misteriose strutture aliene, in giacimenti minerari o in manufatti dell'ennesima civiltà di cui non si conosce nulla.

L'alone di mistero che in Mass Effect accompagnava i Prothean, in Andromeda è associato a tutte le nuove razze incontrate. Ogni incontro è una scoperta e sotto questo punto di vista Bioware ha fatto molto meglio di Hello Games, con l'approccio studiato a tavolino che batte in scioltezza quello procedurale.

Pianeta dopo pianeta, insieme a Scott/Sara Ryder il giocatore è chiamato a costruire le basi per il futuro di migliaia di persone. I sogni e le speranze di ogni membro della spedizione vengono messi nelle mani del Pioniere (e del giocatore). Esattamente come il protagonista, anche il giocatore viene catapultato in un universo sconosciuto che deve scoprire e imparare a conoscere.

I profili vengono resi disponibili dopo aver speso un certo numero di punti nello sviluppo delle abilità. Una volta sbloccati, possono essere selezionati a piacimento.

Nonostante l'importante virata action del sistema di combattimento, Bioware ha mantenuto intatta l'anima GDR di Mass Effect. Oltre al già citato sistema di missioni e di rapporti politici, è possibile dedicarsi alla ricerca e allo sviluppo di nuove armi e apparecchiature, allo spiegamento delle truppe d'assalto (procedura legata al multiplayer, come vedremo tra poco) e, naturalmente, alla creazione di rapporti personali più o meno solidi con i membri della squadra. L'equipaggio della Tempest, erede spirituale della Normandy, è composto da personaggi di ogni tipo, razza e dimensione. Anche quelli apparentemente meno interessanti nascondono tante sfaccettature che meritano di essere scoperte.

Durante le ore passate in compagnia del gioco abbiamo sentito il desiderio di approfondire il rapporto con quei semplici aggregati di poligoni, complice una caratterizzazione ricca e stratificata. Da questo punto di vista non abbiamo affatto sentito la mancanza della prima trilogia, al contrario, alcuni dei personaggi di Andromeda ci hanno colpito più di quelli del cast originale.

Ad essersi in parte impoverito è lo sviluppo degli skill tree. Mentre in passato la scelta della classe serviva a dare un'impostazione ben precisa al tipo di esperienza che ci si preparava ad affrontare, in Andromeda i profili non fanno altro che garantire bonus passivi e poco altro. Sta al giocatore scegliere quale approccio utilizzare, decidendo le armi da mettere in dotazione, i loro potenziamenti e, soprattutto, quali abilità migliorare spendendo i punti ottenuti salendo di livello.

Al di là del protagonista, che può contare su diversi rami pieni di opzioni e abilità ben note ai fan della saga, per i personaggi secondari le scelte sono molto più limitate. Potendo portare in missione due alleati alla volta, si tratta di un approccio comprensibile. Lo sviluppo limitato fa risaltare i punti di forza di ogni compagno, rendendo importante la scelta di un team appropriato con cui andare in missione.

La scansione dei pianeti è un'operazione molto rapida. Si tiene premuto il grilletto destro e si ottengono tutte le informazioni. In caso di anomalie, si invia una sonda per indagare.

Se è vero che la novità più importante di Andromeda è il nuovo taglio narrativo (dettato da esigenze di trama completamente diverse), ha un peso altrettanto massiccio il nuovo sistema di combattimento. Con Andromeda, Mass Effect diventa ufficialmente un tps basato sulle coperture caratterizzato da una gestione più libera dei ripari. Ma più libertà non equivale sempre a un risultato migliore, visto che in diverse occasioni abbiamo avuto difficoltà a far nascondere Ryder dietro al riparo prescelto.

I nuovi jetpack in dotazione a ogni membro della squadra, in compenso, lasciano spazio a tante nuove opzioni. Grazie al nuovo gadget si possono raggiungere punti elevati da cui sparare e si può perfino rimanere qualche secondo a mezz'aria come in Halo 5. Tutto questo garantisce una buona dose di verticalità, del tutto assente nei capitoli precedenti.

La possibilità di mettere l'azione in pausa è andata persa per sempre, come le famose lacrime nella pioggia, lasciando spazio a un gameplay veloce e frenetico. In questo contesto abbiamo trovato meno efficaci i fucili di precisione, mentre sono salite notevolmente le quotazioni di fucili a pompa e a impulsi.

Ogni arma, così come ogni componente della corazza, può essere potenziata con bonus di ogni tipo e le vecchie abilità biotiche o tecnologiche sono associate a semplici combinazioni dei tasti dorsali. Una volta sul campo di battaglia, quindi, non c'è spazio per la strategia. In Mass Effect: Andromeda, la parola d'ordine è azione. La stessa azione che si può condividere insieme a tre amici nelle sessioni multiplayer.

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Le missioni delle squadre d'assalto rappresentano il legame tra il single player e il multiplayer e mentre si gioca l'avventura principale è possibile inviare varie squadre d'assalto a compiere missioni più o meno impegnative, in modo da ottenere ricompense di ogni tipo. Di queste missioni, quelle contrassegnate dal marchio Apex possono essere affrontate personalmente, in compagnia di altri utenti. Qui il multiplayer riprende ciò che era stato fatto in Mass Effect 3, proponendo una modalità orda intensa e frenetica.

Le mappe disponibili al lancio sono solo 5 ma sono caratterizzate da una buona varietà e da un'identità visiva sempre unica e ben riconoscibile. Prima di scendere sul campo di battaglia si può scegliere uno dei 25 personaggi disponibili (molti dei quali inizialmente bloccati), personalizzarne la dotazione e decidere quali potenziamenti sfruttare.

Le arene sono molto piccole e i nemici tendono ad attaccare con una certa violenza, tanto che anche il livello di difficoltà Bronzo, il più basso, può creare non pochi problemi ai gruppi poco organizzati. Abbattendo i nemici e portando a termine gli obiettivi proposti dal gioco durante l'orda, si ottengono punti esperienza e ricompense con cui potenziare il proprio soldato.

Le ricompense sono sempre casuali ed è possibile acquistare casse di potenziamenti da sfruttare a proprio vantaggio. Trattandosi sempre di loot casuali dovrebbe essere scongiurato il rischio del pay-to-win, ma per un giudizio più approfondito in tal senso sarà necessario far passare un po' di tempo. Lo stesso discorso vale per la stabilità dei server e per la fluidità dell'online. Pur essendo state giocate su server poco carichi, infatti, le nostre sessioni hanno presentato qualche incertezza di troppo, che speriamo venga risolta prima del lancio di domani.

Le missioni coop sono divertenti e impegnative: ne siamo rimasti piacevolmente sorpresi!

Sul fronte tecnico, non possiamo fare altro che confermare le voci circolate in questi giorni sulle animazioni. Le espressioni facciali non sono il massimo e i movimenti dei personaggi sono spesso goffi e poco gradevoli. A questo si affianca qualche bug indesiderato, che in oltre 40 ore di gioco ci ha portato alla sparizione di qualche oggetto e a un paio di crash.

Quando si scende sui pianeti, però, lo spettacolo è assicurato. Alcuni scorci che abbiamo visto visitando i mondi fantastici di Mass Effect: Andromeda ci hanno lasciato senza fiato. La vastità del progetto non giustifica i problemi evidenti con le animazioni, ma se state pensando di non acquistare il gioco solo per questo motivo, sappiate che state commettendo un errore.

Diverso il discorso per quanto riguarda il mancato doppiaggio in italiano (sono presenti solo i sottotitoli), ma la localizzazione completa di un prodotto di questa portata composta costi elevatissimi che purtroppo il nostro mercato giustifica sempre meno.

Mass Effect: Andromeda è l'inizio di un viaggio ambizioso verso l'ignoto. Lo è per il protagonista e la sua squadra, lo è per il giocatore e lo è stato per gli sviluppatori. Nonostante alcuni problemi, però, si tratta di un'esperienza potente, appagante e a tratti indimenticabile.

8 / 10