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Matrix Resurrections: perché ci spaventa il cambiamento? - editoriale

Il nuovo Matrix arriva in streaming. Ma cosa nasconde davvero la nuova vita di Thomas Anderson?

SPOILER ALERT: Questo articolo potrebbe contenere piccoli spoiler su Matrix: Resurrections. Se non avete ancora visto il film, vi consigliamo di leggerlo solo ad avvenuta visione.

"Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant'è profonda la tana del bianconiglio".

Era il lontano 1999 quando, tramite le parole del leggendario personaggio di Morpheus, le sorelle Wachowski aprivano le porte all'incredibile immaginario cyberpunk di The Matrix, un film che avrebbe letteralmente scardinato qualunque archetipo narrativo del genere fantascientifico, investendo gli spettatori, tra le altre cose, con una visione completamente inedita della tecnologia e di come essa influisce sulle nostre vite.

Facciamo quasi fatica a definirlo semplicemente come una pellicola cinematografica, in effetti. The Matrix è molto di più: è un fenomeno di culto che è sopravvissuto alla prova del tempo e ha attraversato le generazioni, è un autentico trattato di filosofia moderno e appassionato dall'elevatissimo impatto culturale, capace di ispirare riflessioni piuttosto intime sul mondo che ci circonda, il tutto nascosto sotto ad una scintillante scocca da action/fantascientifico a tinte cyberpunk dall'estetica inconfondibile.

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Perché la tana del bianconiglio era davvero parecchio profonda, talmente profonda da dare il via ad un vero e proprio universo narrativo composto da due (controversi) sequel, una (splendida) serie di cortometraggi animati, una (introvabile) collana a fumetti, tre (discutibili) videogiochi ufficiali e una (incredibile) tech demo rilasciata di recente e basata sull'avveniristico motore grafico Unreal Engine 5.

Insomma, si tratta di un immaginario dalle possibilità davvero infinite che si presta virtualmente a qualunque tipo di adattamento ma che, per tanti anni, è stato un po' messo in panchina, probabilmente perché produrre ulteriori sequel per quella storia non sarebbe stata assolutamente un'impresa facile per una serie di motivi.

Il primo e più importante, ovviamente, è che il terzo episodio, Revolutions, aveva un finale piuttosto compiuto che lasciava poco spazio ad ulteriori sviluppi della trama. Il secondo, da non sottovalutare, è che viviamo in un periodo storico in cui i fan dei franchise più blasonati non perdono occasione per mostrarsi alquanto intransigenti: basta veramente pochissimo, basta disattendere delle aspettative spesso basate sul nulla per scatenare lunghe discussioni dai toni accesi su forum, social e spazi di aggregazione online.

E a ben vedere è un po' quello che è successo con Matrix: Resurrections, la quarta incarnazione ufficiale della saga che è arrivata nelle nostre sale all'inizio del 2022 e che ha incontrato reazioni abbastanza contrastanti da parte del grande pubblico. C'è chi lo ha definito un disastro su tutta la linea, c'è chi si sarebbe aspettato un film di tutt'altra caratura e c'è anche chi lo ha apprezzato pur sottolineandone alcune criticità.

Keanu Reeves e Carrie-Ann Moss tornano nei panni di Neo e Trinity ma in un contesto diverso da come lo conoscevamo.

Il motivo appare chiaro già alla prima visione: Resurrections non è un semplice sequel della trilogia originale ma, piuttosto, si pone come un esperimento meta-narrativo con il preciso obiettivo di decostruire l'epica dell'originale Matrix, di guardarla da un nuovo punto di vista, di reinterpretarla secondo una visione differente.

D'altra parte, la regista Lana Wachowski (come sua sorella Lilly che con questo progetto non ha nulla a che fare, ndR) ha completato il proprio percorso di transizione e, con ogni probabilità, ha approfittato dell'occasione per riesplorare quello che è stato il lavoro più importante della sua vita e di comunicarlo al pubblico in modo inedito.

Parliamo della Lana Wachowski di Sense8 e di Cloud Atlas, una donna che finalmente ha trovato sé stessa ed è libera dai condizionamenti di un'identità che non l'ha mai rispecchiata fino in fondo. E il risultato, a nostro parere, è davvero illuminante.

Badate bene, non stiamo dicendo che si tratta di un film perfetto o un prodotto che possa addirittura replicare il successo planetario del primo Matrix, semplicemente perché le ambizioni sono differenti.

Thomas Anderson è uno sviluppatore di videogiochi, intrappolato in un'identità fittizia che qualcun altro ha creato per lui.

Matrix: Resurrections è un'allegoria dalla durata di 148 minuti sulla disforia di genere, sulla difficoltà di accettare un mondo finto e una routine che qualcun altro ha deciso per noi, sulla necessità di accettare ciò che siamo nel profondo per poter accedere al nostro vero potenziale, sull'importanza dell'amore in quanto motore primario per superare anche le sfide più impossibili.

Ritroviamo Neo, o meglio, l'informatico Thomas Anderson ancora una volta interpretato dall'immarcescibile Keanu Reeves, l'uomo per cui il tempo sembra essersi fermato al 1999. Lo ritroviamo esattamente come lo avevamo conosciuto la prima volta ma a cambiare è il contesto: questa volta Anderson è un game designer, immerso tra le righe di codice di un programma convenientemente denominato Binary che non riesce a completare come vorrebbe.

Ed è proprio qui che la metanarrativa di Resurrections inizia a mostrarsi in tutta la sua potenza.

Il buon vecchio Neo è diventato una leggenda vivente nell'ambito dello sviluppo videoludico, la mente dietro alla serie di successo 'Matrix', videogiochi dal successo planetario basati su frammenti di ricordi incastrati nella sua testa.

C'è tanta azione anche in questo nuovo capitolo di Matrix ma non è di certo l'ingrediente principale della formula.

In qualche modo, qualcuno ha fatto in modo che 'l'Eletto' sia convinto di essere un comune essere umano, impegnato in una vita apparentemente normale ma che fatica a sentire totalmente sua. Forse c'entrano qualcosa le decine di pillole azzurre che gli vengono prescritte puntualmente dal suo Analista? Non c'è tempo per pensarci: l'azienda per cui lavora pretende risultati, vuole ad ogni costo bissare il successo della trilogia originale di Matrix.

'Lo so che hai detto che la storia per te è finita ma è così con le storie: non finiscono mai davvero', asserisce il direttore della compagnia, Smith, a colloquio con Thomas. 'La nostra società madre è intenzionata a produrre un sequel e lo farà con o senza di noi', continua l'uomo suggerendo che anche nel mondo reale, prima o poi, avremmo comunque assistito ad un rilancio del brand di Matrix, magari in forma di reboot come si era paventato qualche anno fa, prima dell'annuncio dell'inizio dei lavori su Resurrections.

È un personaggio iconico che viene piegato alle logiche di mercato di una Hollywood che cerca continuamente di ritrovare la formula del successo delle sue IP più famose, anche se questo significa spremere le menti creative oltre ogni limite, che lo vogliano o meno. Un ritratto incredibilmente efficace di come l'industria cinematografica sia cambiata nel corso degli ultimi 23 anni, non c'è che dire.

Ma è anche il tentativo delle macchine di tenere tranquillo Neo, intrappolato in una vita simulata, lontano dai suoi affetti e dal suo vero io, un'entità che in passato era diventata talmente potente da destabilizzare la loro tirannia e che ora si trova in uno stato di atrofia mentale e fisica, immersa in un'incubatrice da qualche parte all'esterno di Matrix.

Il talentuoso Yahya Abdul-Mateen II interpreta una nuova versione di Morpheus.

Eppure c'è qualcosa che continua a tormentarlo, una voce che gli ripete che c'è molto di più di quanto sembra. E questa voce trova una forma fisica nella persona di Tiffany, o per meglio dire di Trinity, anche questa volta portata a schermo da Carrie-Ann Moss.

Anche l'amore della sua vita, la donna che più di chiunque altro ha creduto in lui non ha memoria del suo passato ed è incastrata in una quotidianità creata artificialmente. Ma Anderson sembra riuscire a guardarle attraverso, sembra avere la capacità di vedere chi è davvero sotto l'identità fittizia che le macchine le hanno affibbiato.

L'intervento di un nuovo Morpheus, stavolta interpretato dal talentuoso Yahya Abdul-Mateen II che prende il ruolo che fu di Lawrence Fishburne, inizierà a mettere ordine nella vita di Neo e ad aprirgli gli occhi su ciò che è successo nei sessant'anni che sono passati dalla ribellione di Zion nei confronti delle macchine.

Il resto della storia evitiamo di anticiparvelo per non rovinarvi il gusto della scoperta ma ci preme affrontare ancora un ultimo passaggio emblematico per capire la poetica che Lana Wachowski ha deciso di adottare per Resurrections e che potrebbe spiegare il motivo per cui in molti non hanno compreso quest'ultima incarnazione di Matrix.

Bisogna ritrovare sé stessi per poter finalmente spiccare il volo?

Si tratta del primo incontro tra Neo e Bugs. Quest'ultimo è un personaggio inedito che ha assistito ad un presunto tentativo di suicidio da parte di Thomas Anderson che, mosso probabilmente dai ricordi di un passato ormai lontano, ha provato a spiccare il volo lanciandosi dal tetto di un grattacielo.

Proprio in quel momento Bugs ha visto la vera natura di Neo, l'Eletto, intrappolato in un'identità fittizia che gli impedisce di volare. L'abilità, come si vede anche nel corso dei trailer, tornerà nell'ultimo atto della pellicola, che Neo e Trinity si saranno incontrati ancora una volta.

Questo momento, in fondo, racchiude l'intero messaggio che Lana Wachowski ha voluto veicolare con questo film: impariamo a volare solo dopo aver compreso a fondo chi siamo veramente, supportati dall'amore incondizionato delle persone che credono in noi.

Matrix: Resurrections, ora disponibile in digitale, sfrutta l'indimenticabile immaginario di Matrix per raccontare qualcosa di diverso: è cambiato parecchio rispetto alla trilogia originale ed è per questo che ci spaventa tanto. Le scene d'azione, il 'kung-fu', gli inseguimenti sulle autostrade, hanno lasciato il posto ad una storia più matura, incentrata sui personaggi e sull'impatto che hanno avuto sul mondo.

È una storia d'amore, di autodeterminazione e di realizzazione personale che affonda le proprie radici nell'esperienza personale della regista e di tante altre persone che si ritrovano quotidianamente intrappolate in una vita che non li sentono propria o che qualcun altro ha scelto per loro.

Proprio come Reloaded e Revolutions sono stati ampiamente rivalutati nel corso del tempo, anche Resurrections avrà bisogno di tempo per sedimentare ed essere riscoperto dal grande pubblico, verosimilmente accecato dalle enormi aspettative legate ad un ritorno importante come quello di Matrix.

"E' così facile dimenticare quanto rumore Matrix pompi nella tua testa", ma se si legge tra le righe, quel rumore può diventare anche un suono gradevole.

Pillola azzurra o pillola rossa? La scelta rimane sempre vostra.

Avatar di Riccardo Cantù
Riccardo Cantù: Nato nel 1993, Riccardo ha coltivato, negli anni, una passione smodata per tutto ciò che è entertainment. Videogiochi, cinema, fumetti, musica e letteratura sono il suo pane quotidiano e ama le lunghe discussioni riguardanti queste tematiche.
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