Skip to main content

Medal of Honor: Warfighter - review

Su console è su un altro livello, ma non quello giusto.

Dopo il risultato sufficiente della versione PC, torniamo su Medal of Honor: Warfighter in versione console, cui abbiamo deciso di riservare una recensione dedicata.

Non si sono infatti ancora spenti gli echi delle critiche mosse al gioco da buona parte del pubblico e della stampa internazionale, che hanno trovato riscontro nei problemi evidenziati da questa versione. Sul fronte dei contenuti non ci sono effettivamente particolari novità rispetto alla versione per home computer: un singleplayer molto breve della durata di 5/6 ore si affianca a un multiplayer più consistente, che presuppone qualche settimana di gameplay intenso per sbloccare tutte le combinazioni di armi e soldati utilizzabili.

Nel primo caso la trama vede un gruppo di operatori delle forze speciali americane alle prese con la consueta cellula di terroristi mediorientali da inseguire in ogni parte del mondo, prima che compiano indicibili crimini contro bersagli occidentali. Purtroppo ci si accorge fin dalle prime cutscene che i protagonisti mancano di una certa personalità, vista la trama piuttosto abusata che vede un gruppo di operatori speciali all'inseguimento dei terroristi mediorientali in giro per il mondo trascurando la famiglia.

Come per la storia, anche il gameplay non ci riserva grosse sorprese: Warfighter è la classica collezione di livelli lineari da affrontare da soli o in compagnia di uno o più commilitoni guidati dalla CPU, che blaterano senza sosta e non fanno nulla o quasi per aiutarci sotto il profilo balistico.

Vediamo Preacher e il suo team catturare il cecchino dei terroristi in questo filmato di gameplay che ci illustra le sezioni di guida.

È quindi un gioco di coperture e linee di fuoco a danno dell'intelligenza artificiale nemica, che si muove in quantità attraverso i livelli, complice anche un moderato respawn. L'IA non brilla per acume ma non compie nemmeno sciocchezze enormi: diciamo che ad alti livelli di difficoltà si limita a cambiare copertura e a spararci addosso con una notevole precisione.

Se avevamo consigliato il livello di difficoltà più elevato per la versione PC, su console, viste le frequenti dipartite a causa granate che non danno il tempo di levarsi di mezzo, è meglio abbassare la difficoltà a quello normale. Come per la versione PC, tuttavia, questo evidenzia le carenze dei terroristi che ci troveremo contro, eliminabili con una certa facilità e incapaci di andare oltre script molto semplici.

"Spesso si viene sbattuti fuori dalla copertura perché lo script l'ha già assegnata a un compagno"

I problemi arrivano anche dalla gestione dei nostri commilitoni: spesso durante le sparatorie più concitate si viene sbattuti fuori dalla copertura perché lo script l'ha già assegnata a un compagno. Inaccettabile, vista la scarsa assistenza che ci danno nelle sparatorie, se non quella di fare da bersagli alternativi e da distributori di munizioni.

Ad aumentare leggermente la varietà dell'azione di gioco troviamo numerose sezioni di intermezzo, dal mitragliamento a bordo di un elicottero alla guida di un robottino cingolato. Gli scorci più interessanti sono sicuramente quelli alla guida, con un inseguimento e due fughe comprese persino di una variante stealth, che spezzano la monotonia dell'azione ma che non riescono a risollevare le sorti di un single player caratterizzato da numerosi problemi tecnici di cui parleremo più avanti.

La minore definizione del sistema d'illuminazione si nota nelle scene più scure come la sessione di guida del drone cingolato.

Per un gioco che affronta Call of Duty sul suo stesso terreno, la componente multiplayer era sicuramente essenziale e sotto questo punto di vista l'intelaiatura di Warfighter anche su console è quella di uno sparatutto multigiocatore in cui la crescita del nostro account in termini di armi e classi disponibili si affianca a quella dell'abilità, e deriva dal familiarizzare con le otto mappe e le cinque modalità di gioco disponibili.

"Le mappe sono infatti piuttosto standard e non certamente dei capolavori di level design, per quanto a tratti godibili"

Sotto entrambi gli aspetti non ci sono grossi spunti d'interesse: le mappe sono infatti piuttosto standard e non certamente dei capolavori di level design, per quanto a tratti godibili. Sul fronte delle modalità si poteva fare sicuramente di più in quanto, oltre alle canoniche Team Deathmatch, Capture the Flag e Domination, spiccano infatti Zona Calda e Combattimento, ovvero una variante di Quartier Generale già vista in Modern Warfare 2 e un Capture the Flag progressivo simile a quello di Frontlines Fuel of War, ma su un singolo fronte.

Ampie sono le possibilità di personalizzazione dell'equipaggiamento in relazione all'arma posseduta e al genere di soldato utilizzato. Le classi sono sei e riprendono vagamente i setup dei soldati delle forze speciali di un po' tutto il mondo. Si va dall'assaltatore normale in varie configurazioni al cecchino, passando per il mitragliere e la classe più atipica, il demolitore, con tanto di visore di protezione. Man mano che si accumulano vittorie, achievement e uccisioni, si sbloccano armi, opzioni aggiuntive per quelle già in nostro possesso in termini di canna, calcio, mirini, caricatori e innesti supplementari.

Le killstreak sono poche e condizionano meno il risultato finale di un round da parte di un singolo rispetto a Call of Duty: l'accento è infatti concentrato maggiormente sul teamplay piuttosto che sull'exploit personale, grazie all'introduzione del concetto di Fireteam. Il gioco ci accoppia infatti in automatico a un altro giocatore o a un amico già in party con noi nella lobby, per fare in modo che entrambe le squadre siano composte da al massimo cinque coppie di assaltatori.

Ecco come opera la classe degli Infiltratori, addetta a entrare di nascosto nel territorio nemico.

Ai fini pratici ciò significa che una volta defunti potremo riapparire alle spalle del nostro compagno per rientrare subito nel vivo dell'azione invece che scarpinare fino alla zona calda. La mutua collaborazione è importante anche per medicarsi e rifornirsi di munizioni a vicenda, oltre che per ottenere quel genere di copertura reciproca che garantisce migliori possibilità in termini di sopravvivenza e raggiungimento degli obiettivi.

"Quella dei Fireteam è l'unica vera buona idea di un multiplayer che paga la scarsità di modalità di gioco"

Purtroppo, quella dei Fireteam è l'unica vera buona idea di un multiplayer altrimenti ordinario a causa della scarsità di modalità di gioco a disposizione, per quanto, per i più masochisti, sia possibile cimentarsi nella variante hardcore, senza HUD e con il fuoco amico attivato.

A livello di contenuti non ci sono particolari differenze tra le versioni PC e console, e la situazione cambia sotto il profilo tecnico: a ridosso della pubblicazione, la prima versione Xbox 360 di Medal of Honor: Warfighter era piagata da numerosi bachi di programmazione che penalizzavano gravemente l'esperienza di gioco, in particolar modo il single player.

Nemici imbalsamati a mezz'aria o che sparivano di punto in bianco e pop-up di texture si affiancavano a un frame rate molto incerto sia durante le azioni di gioco sia durante i filmati di contorno. Su tutto spiccava tuttavia l'inferiore livello qualitativo della presentazione e il dettaglio dei modelli dei personaggi e degli oggetti rispetto alla versione PC.

L'installazione del pacchetto delle texture in alta definizione migliora l'aspetto estetico ma la qualità della versione PC rimane lontana.

Di questo si sono accorti anche i Danger Close ed è per tale ragione che hanno inserito all'interno dello stesso DVD d'installazione del multiplayer un texture pack delle dimensioni di quasi 2 GB che migliora la situazione, senza però riuscire a portarla al livello della versione Windows.

"Dopo l'installazione del pacchetto HD, Warfighter perde fortunatamente quel look affrettato"

Dopo l'installazione del pacchetto HD, Warfighter perde fortunatamente quel look affrettato che sapeva di sparatutto di almeno sei o sette anni fa, ma non si può dire si tramuti di colpo in uno spettacolo per gli occhi. Sicuramente le texture in alta risoluzione hanno migliorato la qualità visiva ma hanno anche penalizzato la velocità di esecuzione di una versione console già non particolarmente fulminea.

È quindi chiaro che in alcune situazioni concitate si verifichino seri problemi di rallentamento e di tearing, dovuti probabilmente alla disattivazione della sincronia verticale quando il motore è sotto carico. Questo penalizza il gameplay sia in single, sia in multiplayer, e anche dopo la patch del Day One permangono alcuni bachi come il nostro respawn a mezz'aria o fuori dalla mappa in multiplayer o, sul fronte dell'audio, gli effetti sballati in quanto a volume.

Quello che più infastidisce, tuttavia, è l'inferiore estetica generale della versione console, che unita alla risoluzione sub-HD (1024x704) e al livello di dettaglio più basso, rende alcuni livelli multiplayer molto meno definiti, al punto che in alcune situazioni di scarsa illuminazione abbiamo fatto una certa fatica a distinguere nemici accosciati o sdraiati.

il trailer di lancio di Medal of Honor: Warfighter.

In questa collezione di elementi negativi spicca almeno un elemento positivo sul fronte del gameplay, ovvero la possibilità di gestire le coperture in modo diverso dai soliti sparatutto che vi incollano a un muretto per farvi sporgere sempre nello stesso modo. Su home computer è possibile sporgersi nelle varie direzioni, su console si ottiene lo stesso risultato agganciando con il mirino lo scenario che vogliamo usare come perno per sporgerci in velocità usando lo stick analogico. Una bella idea, che dopo qualche ora di pratica si rivela funzionale e ben implementata ma che purtroppo rimane l'unica nota positiva in un contesto fin troppo inferiore alla controparte PC.

In conclusione possiamo dire che la versione Xbox 360 di Medal of Honor: Warfighter non sia certo la meglio riuscita e abbiamo il forte sospetto che anche quella PlayStation 3 si attesti più o meno sullo stesso livello qualitativo. Su questo aspetto una Digital Foundry è tuttavia in lavorazione e dovrebbe permettere ai fortunati possessori di entrambe le piattaforme di sapere a cosa andranno incontro, nel caso l'astinenza da sparatutto sia tale da spingere ugualmente all'acquisto.

5 / 10