Memento Mori
L’evoluzione della specie.
Darwin probabilmente proverà un piccolo brivido lungo la schiena vedendo applicate le teorie evoluzionistiche al mondo dei videogiochi ma i più affezionati giocatori presenti nella folla dei lettori non potranno che concordare che il mondo delle avventure grafiche è uno di quegli spazi di pensiero che più hanno subito evoluzioni nel corso della sua breve/lunga storia.
Partendo dalle interfacce testuali, passando per l’eterno nei secoli dei secoli Scumm fino ad accarezzare il binomio click destro-click sinistro, la trasformazione di come le avventure richiedano al giocatore di interagire con il loro ambiente è corsa di pari passo con la ricerca dell'immersione più completa.
Qualunque sia il destino che ci attende comunque, è cosa certa che, salvo sporadiche deviazioni, la piattaforma di riferimento per questo balzo evoluzionistico sarà il PC, con l’eccezione forse di Heavy Rain, complice anche una serie di circostanze favorevoli e uno zoccolo duro di fedelissimi.
È da questo panorama che è quindi sorto Memento Mori, signor titolo giunto recentemente anche in Italia grazie a Blue Label Interactive dopo oltre un anno di attesa: alla ricerca della propria strada verso il successo, l'opera di Centauri Production compie però la delicata scelta di non voler spingere ulteriormente il pedale dell'innovazione, ma di attestarsi su una serie di cliché consolidati al fine di fornire un'esperienza il più possibile coinvolgente.
Se cercavate un motivo per cui le avventure grafiche devono essere preservate anche in questi tempi “bui” e siete amanti delle atmosfere proprie delle teorie pseudo cattoliche-cospirazionistiche, avete trovate il gioco perfetto per voi.
Non che tutti gli altri debbano mollare il mouse: la software house ceca ha infatti dato vita a un riuscito thriller, capace di incollare letteralmente dietro il monitor e di farvi sospirare di tensione in più di un'occasione.
Se siete ometti e volete infine un ulteriore stimolo alla presa in carico di MM, godetevi l'inizio delle vicende dove il gioco strizzerà l'occhio alla parte ormonale dei maschietti in sala, con una protagonista, la fascinosa ma rigorosa Svetlova, ritratta in abiti succinti. Insomma, sia di riffa che di raffa non avete giustificazioni per non aprire quella dannata custodia DVD e perdervi questa perla potrebbe risultate un errore non indifferente.
Il motore delle vicende sembrerebbe ricalcare i classici temi del genere: un omicidio apparentemente senza movente, delle opere d’arte trafugate e scambiate con dei falsi e l’Interpol come base operativa. Sullo sfondo la sacra patria russa, un ex agente segreto e un falsario tornato sulla retta via.
Questo stuzzicante mix che già in partenza promette scintille, viene ulteriormente arricchito una volta che si apprende il soggetto dei dipinti trafugati: l’angelo della morte, la funerea apparizione che appare nel momento della dipartita di ogni individuo e che schiere di artisti hanno cercato di intrappolare su tela. Immagino che a questo punto i vostri sensi da segugio punta e clicca siano all’erta, ma pensate che questo è solo l’inizio.
Per svolgere le vostre indagini dovrete così controllare alternativamente la stuzzicante Larisa Ivanova Svetlova e lo scaltro Max Durand, attraversando diverse locazioni e viaggiando per l’Europa sulla scorta degli indizi che di volta in volta riuscirete a raccogliere. Tutto molto lineare, ma estremamente curato, sia a livello di enigmi che nella logicità degli stessi.