Metal Gear Solid V: Ground Zeroes - review
Un piccolo assaggio, ma di cosa?
Con Metal Gear Solid V: Phantom Pain, il geniale Hideo Kojima si ripropone di rivoluzionare parte, se non tutte, delle regole del genere stealth che ha contribuito a scrivere con la saga degli Snake.
La sua intenzione, infatti, è quella di fornirvi non più brevi e limitate parti di giocato tra un filmato e l'altro, ma un'intera regione da scoprire e attraversare liberamente, senza vincoli di sorta o costrizioni. Questo da una parte ha costretto lo sviluppatore a reinventarsi completamente il modo di approcciare la serie, il level design e le meccaniche di infiltrazione; dall'altra ha spinto Kojima a trovare uno stratagemma per insegnare gradualmente ai sui fan le nuove regole del gioco.
Ebbene questo stratagemma ha preso il nome di Metal Gear Solid V: Ground Zeroes, un piccolo esperimento che arriverà su Xbox 360, PlayStation 3, Xbox One e PlayStation 4 il prossimo 21 marzo.
Visto come una demo o un piccolo parco giochi virtuale nel quale sgranchire le stanche membra di Big Boss, Metal Gear Solid V: Ground Zeroes fa il suo dovere dannatamente bene. L'azione è infatti introdotta con uno dei tipici filmati à la Kojima, lunghi, perfettamente girati e ispirati. La storia di Ground Zeroes colmerà lo strappo temporale tra Peace Walker e Phantom Pain e vedrà Snake impegnato in una missione molto delicata, ovvero quella di estrarre dal Camp Omega, una struttura penitenziaria controllata dalle milizie della misteriosa XOF, due ragazzini di nome Chico e Paz, conosciuti nel capitolo nato su PSP.
Faremo anche la conoscenza di Skull Face, misterioso gerarca della XOF, intento a tramare alle spalle di Snake. Questo losco figuro, con ogni probabilità, fungerà da nemesi in Phantom Pain.
"Snake non ha un obiettivo puntuale da raggiungere ma solo poche sparute informazioni"
Dopo questa classica sequenza introduttiva, saremo investiti immediatamente dalle tante novità di questo quinto capitolo. Snake non ha un obiettivo puntuale da raggiungere ma solo poche sparute informazioni su dove poter cercare i due ragazzini. Armato di binocolo dovrà quindi analizzare la zona sottostante alla ricerca di indizi utili per la sua missione.
Il binocolo è dotato anche di un potente microfono, grazie al quale rubare alcuni dialoghi tra le guardie, spesso a conoscenza di importanti informazioni non solo per la missione principale ma anche per trovare quegli oggetti secondari, come le toppe XOF o le musicassette di Chico, indispensabili per sbloccare tutte le missioni secondarie o per avere un quadro completo della situazione.
Ogni volta che otterrete un nuovo indizio la vostra mappa si aggiornerà automaticamente, dandovi una mano con l'orientamento all'interno della struttura. Potrete persino usare la companion app disponibile per Android e iOS per tenere sotto controllo la zona e tutte le informazioni raccolte. Un altro modo per ottenere facilmente le informazioni sarà quello di sorprendere alle spalle le guardie ed interrogarle: poi starà a voi decidere se metterle K.O. o farle fuori.
Questa apparente mancanza di obiettivi chiari ed univoci si sposa anche con il design della mappa: Camp Omega è un'area sufficientemente vasta e articolata da consentire a Snake di scegliere liberamente quale approccio adottare. I meno raffinati potranno imbracciare il loro fucile automatico e sparare a qualsiasi cosa si muova, magari prendendo possesso di una delle postazioni fisse o dei mezzi corazzati posti a difesa della struttura.
"Kojima ha cercato di prendere in prestito alcune delle meccaniche tipiche degli sparatutto in terza persona occidentali"
Kojima ha cercato di prendere in prestito alcune delle meccaniche tipiche degli sparatutto in terza persona occidentali, come per esempio le coperture dinamiche, e ha fatto anche un abbondante uso dei rallentatori, soprattutto per darvi la possibilità di uccidere velocemente un nemico che vi ha scoperto prima che lanci l'allarme.
Il nuovo gameplay si sposa alla perfezione con questo taglio action e in Metal Gear Solid V: Ground Zeroes si sparerà che è un piacere, anche se non sarà necessario farlo per forza. Coloro che invece sono più fedeli alla tradizione, infatti, prediligeranno un atteggiamento più prudente, col quale avvicinarsi di soppiatto all'obiettivo per metterlo fuorigioco, come dei fantasmi.
Proprio cercando di replicare le movenze tipiche della serie noterete i più grandi cambiamenti nel gameplay proposto da Kojima. In Metal Gear Solid V: Ground Zeroes mancheranno molti di quegli elementi ormai tipici e forse imprescindibili per i giochi di Snake, come l'indicatore di mimetismo, la possibilità di nascondersi all'interno di un barile di metallo o di uno scatolone, usare strani gadget o il bussare contro un muro per attirare l'attenzione di un soldato.
Senza questi elementi la fase di stealth diventa decisamente più canonica ed un po' più superficiale, dato che non avrete a vostra disposizione diverse opzioni strategiche con le quali poter variare l'approccio in una data situazione. Vi dovrete dunque arrangiare cercando percorsi alternativi, saltando da un'ombra all'altra o procedendo utilizzando maniere piuttosto spicce.
"La fase di stealth diventa decisamente più canonica ed un po' più superficiale"
Non sappiamo se queste mancanze siano una conseguenza del fatto che Metal Gear Solid V: Ground Zeroes è un prologo e una sorta di demo di Phantom Pain, e di conseguenza non mostra ancora tutto quello che potremo fare nella versione finale del gioco o alla volontà di Kojima di concentrare i suoi sforzi maggiormente sull'esplorazione e sulla libertà, piuttosto che sullo stealth in senso stretto.
Al momento propendiamo per la seconda ipotesi, soprattutto perché le cinque missioni secondarie, quattro in comune tra tutte le console e una in esclusiva per il marchio della piattaforma, hanno un taglio molto spettacolare e dinamico, nel quale gli sviluppatori provano a mettere in evidenza più la bontà delle fasi di shooting che le dinamiche di esplorazione.
Ad essere cambiato non è solo il modo di giocare: oltre alla lunga introduzione e al filmato conclusivo non assisterete a nessun'altra cutscene degna della fama di Kojima, non combatterete contro uno dei suoi celebri boss e non vedrete nemmeno l'ombra di un Metal Gear o di una testata nucleare. In altre parole, non fosse per il protagonista, per il suffisso del titolo e pochi altri dettagli, Ground Zeroes potrebbe essere il nuovo capitolo di una qualsiasi altra saga nel mondo. Persino Snake non parla più con la voce di David Hayter.
Questo non vuol dire necessariamente che sia un male, Metal Gear Solid V: Ground Zeroes si lascia giocare con piacere, diverte e stupisce per le sue tante variabili e possibilità, Kiefer Sutherland è un professionista di caratura mondiale e la storia di Paz e Chico è estremamente toccante. Semplicemente non sembra essere un Metal Gear. Coloro che sono alla ricerca di un'esperienza di qualità non avranno nulla o quasi da obiettare, mentre sospettiamo che i fan della saga si troveranno un po' spiazzati da questo prologo.
"Il vero peccato originale del gioco è però il prezzo richiesto per portarsi a casa circa due ore di missione principale e i cinque compiti secondari"
Il vero peccato originale del gioco è però il prezzo richiesto per portarsi a casa circa due ore di missione principale e i cinque compiti secondari, completamente autonomi e staccati dal contesto. Solo voi potrete capire se varrà la pena spendere 40 euro per questi contenuti, noi possiamo solo mettervi al corrente dell'offerta contenutisticamente limitata del gioco.
Un'altra grande incognita era legata al comparto tecnico, soprattutto delle versioni targate Microsoft. Se su Xbox 360 e PlayStation 3 Kojima Production è riuscita a tirare fuori un gioco d'assoluto spessore, spingendo quasi al limite strutturale questi due hardware, lo stesso non si può dire per quanto riguarda la versione next-gen.
Nonostante la risoluzione maggiore e il framerate più stabile, è innegabile che il gioco condivida gli stessi asset con le console precedenti e quindi era impensabile avere risultati simili a quelli ammirati in Killzone o Ryse: Son of Rome, tanto per fare due esempi. La conta poligonale è infatti piuttosto scarsa e si notano elementi ancora un po' vecchi, come per esempio i capelli di Snake. I limiti di memoria delle vecchie console ha anche impedito a Kojima Production di rendere interattivi tutti gli ambienti e gli oggetti presenti in Camp Omega.
Arrivare davanti ad una porta e non poterla aprire a differenza di quella identica al suo fianco è un dettaglio che tradisce alcune rinunce che il team di sviluppo si è trovato a dover affrontare per poter portare un gioco contenutisticamente identico su tutte le piattaforme.
"Metal Gear Solid V: Ground Zeroes è un buon, forse ottimo antipasto di quello che sarà Phantom Pain"
La versione PS4 maschera in maniera agile questa eredità grazie ad un pieno supporto al FullHD, un framerate incollato a 60 fotogrammi al secondo ed un comparto luci migliorato, capace di esaltare l'hardware Sony. Su Xbox One, invece, il gioco è decisamente più pulito e stabile che su PS3 e X360, ma la sua risoluzione si ferma a 720p, con effetti grafici un po' ridotti, ma soprattutto scalettature che non fanno onore al termine "nuova generazione".
Il gioco rimane comunque piacevole da vedere e divertente da giocare ma su Xbox One si tratta comunque di un'occasione sprecata: speriamo che il FOX Engine riesca a dare il meglio di sé anche su hardware Microsoft in tempo per Phantom Pain (e PES 2015...).
Dove invece non ci sono dubbi è sul comparto audio: Kojima ha sfoderato tutto il suo repertorio di grandi musiche, coadiuvate da un doppiaggio in lingua inglese di livello cinematografico e la solita cura nel dettaglio.
Metal Gear Solid V: Ground Zeroes è un buon, forse ottimo antipasto di quello che sarà Phantom Pain. Il gameplay e la struttura di gioco consentono ad ognuno di noi di decidere come approcciare l'azione, avendo sempre a disposizione una valida alternativa per portare a termine il compito. Da questo brevissimo assaggio è anche possibile assaporare la solita cura e la solita classe di Kojima, capace di rapirci con una manciata di filmati, qualche musica, tanti dettagli e segreti.
I due principali problemi sono da una parte che tra le tante anime di questo prologo non è possibile ritrovare quella più pura di Metal Gear Solid. Non ci sono Boss memorabili, non ci sono Metal Gear e non ci sono scatoloni in cui nascondersi, ma soprattutto non ci sono tutte quelle meccaniche tipiche della serie, come la possibilità di distrarre un nemico, il mimetismo e l'utilizzo dei gadget più strani e fantasiosi.
Il secondo problema è l'operazione commerciale imbastita per Metal Gear Solid V: Ground Zeroes. Se da una parte l'intento di dare ai propri fan uno strumento con il quale impratichirsi con il nuovo gioco è lodevole, dall'altra chiedere 40 euro per una piccola parte delle storia è una pratica poco ortodossa e per certi versi piuttosto pericolosa.
Se per voi questi non sono motivi sufficienti a frenare il vostro desiderio di reinterpretare Big Boss, allora troverete in Metal Gear Solid V: Ground Zeroes uno strumento malleabile e divertente, grazie al quale fantasticare su quanto sarà libero, enorme e ricco di possibilità Phantom Pain.