Metal Gear Survive - recensione
Il primo Metal Gear post-Kojima è 'soltanto' uno spin-off.
Sin dal suo primo annuncio, non si può certo dire che Metal Gear Survive abbia avuto vita facile. Il primo capitolo della serie dopo Kojima ha da subito conquistato il disprezzo dei fan più accaniti della saga, in parte per il voler continuare senza il suo ideatore, in parte per il volersi proporre come un survival, genere abbastanza differente da quello originale. Il titolo di Konami però qualcosa da dire ce l'ha, e nonostante il pensiero molto comune tra il pubblico, riesce a non essere solo una mossa commerciale.
Metal Gear Survive deve essere visto per quello che è, ossia un semplice spin off ambientato nell'universo della serie che non si propone in alcun modo di continuare o arricchire la storia pensata da Kojima. Non si presenta come un Metal Gear Solid 6, per intenderci, ed è proprio questo lo spirito con cui scriviamo questa recensione e con cui verrà valutato alla fine di essa.
Tutto ha inizio nel 1975, durante l'attacco contro Big Boss alla Mother Base, l'ormai celebre piattaforma marittima e sua base delle operazioni. Come ormai ben sappiamo l'attacco ha la meglio, e Big Boss si trova costretto a scappare insieme a Miller e a pochi altri superstiti. Poco dopo la sua fuga, però, si apre nel cielo un grosso wormhole che risucchia al suo interno tutto quello che trova. La scena si concentra su due soldati in particolare, noi, e un nostro compagno, Seth. Sfortunatamente non riusciamo a salvarlo e Seth viene risucchiato nel portale mentre noi cadiamo a terra perdendo i sensi e venendo dati per morti.
Dopo circa sei mesi ci svegliamo in una struttura appartenente alla Sezione Wardenclyffe, un'organizzazione di ricerca segreta del governo, e un uomo di nome Goodluck ci aggiorna sulla situazione. Ci spiega che il Wormhole collega il nostro mondo a una dimensione alternativa dove si è diffusa un'infezione che trasforma gli umani in creature simili a zombie, e ci spiega che il nostro contatto con esso ci ha infettati. Ci viene dunque assegnata la nostra missione, ossia attraversare il wormhole e raggiungere Dite, com'è stata chiamata la destinazione, trovare una cura per quest'infezione e salvare gli eventuali superstiti. Partiamo così, con lo pseudonimo di "Capitano".
I primi due personaggi con cui faremo conoscenza su Dite saranno Reeve, un soldato che combatteva nello schieramento opposto sulla Mother Base, e Virgil, una IA dalla doppia personalità che ci guiderà durante la nostra missione. A questi, nelle circa 20 ore necessarie a terminare la storia principale, se ne affiancheranno poi altri, un'infermiera di nome Miranda e un poliziotto di nome Nicholas. Sebbene come incipit narrativo potrebbe sembrare un po' forzato, bisogna ammettere che non è di certo la cosa più strana a cui abbiamo assistito in questo universo narrativo. La narrazione risulta scorrevole e molto coinvolgente, senza momenti morti e adattandosi perfettamente a un survival.
Metal Gear Survive si presenta come un Survival nel senso più classico del termine: dall'inizio alla fine della storia (ma anche dopo di essa), il nostro obbiettivo principale sarà sempre lo stesso: sopravvivere. Sin dal primo minuto dovremo tenere sotto controllo due statistiche fondamentali, ovvero la fame che rappresenterà la vita massima, e la sete da cui invece dipenderà la stamina, l'energia necessaria per scattare, arrampicarsi o camminare accovacciati. A queste due, poche ore dopo l'inizio della nostra avventura se ne aggiungerà una terza, l'ossigeno, che non ci servirà nell'area principale (in quanto l'aria sarà respirabile) ma che consumeremo durante le nostre spedizioni nella polvere, ossia l'area dominata dagli infetti.
All'inizio avremo soltanto l'accampamento base, quasi senza difese e con soltanto le strutture base quali un falò per cuocere il cibo o i banchi da lavoro per craftare gli indumenti, le armi e gli accessori. Tutte le ricette per gli equipaggiamenti e per le postazioni potenziate andranno trovate durante le nostre spedizioni nella polvere. Un discorso simile vale anche per le risorse: tutto ciò che ci servirà dovremo trovarlo in giro, tra casolari abbandonati e rottami sparsi per la mappa. E tutte queste risorse, da quelle alimentari ai materiali per costruzioni, re-spawneranno ciclicamente negli stessi punti.
È qui che interviene una feature della mappa di gioco molto interessante, che ci da la possibilità di posizionare a nostro piacimento dei marker specifici come una fogliolina per indicare la presenza di vegetazione o un tronchetto per ricordarci dove poter trovare del legno. La mappa però sarà completamente oscurata, fatta eccezione per la zona del nostro accampamento, e ad ogni nostro rientro da una spedizione si aggiornerà, mostrandoci la morfologia ed eventuali punti di interesse delle zone che abbiamo visitato e scoperto.
Gli equipaggiamenti, divisi per rarità con la classica scelta di colori (bianco, verde, blu, viola e arancione) sono davvero molti, tra armi corpo a corpo, armi da fuoco, granate e gadget vari. Durante le nostre battaglie potremo inoltre costruire barricate o torrette fisse per aiutarci a sopravvivere contro le ondate di mostri. Armi e costruzioni potranno inoltre avere un danno elementare di fuoco, elettrico o ghiaccio, naturalmente con effetti differenti a seconda del tipo di nemico che dobbiamo affrontare.
Quanto allo sviluppo del nostro personaggio, per farlo crescere di livello dovremo consumare punti Kuban, la risorsa base del gioco, disponibile presso l'apposita postazione. Questa risorsa potrà essere facilmente ottenuta uccidendo i mostri e raccogliendola dai loro corpi morti, e ad ogni level up otterremo un punto abilità che potremo decidere se spendere per potenziare gli attributi base (forza, vitalità, destrezza o resistenza) o se sbloccare nuove mosse come lo sgambetto o un colpo potente con la nostra arma a due mani.
Purtroppo Survive non brilla per la varietà delle attività disponibili, perché tolte le missioni principali, oltre al semplice esplorare e cercare risorse, l'unica vera attività disponibile sarà la difesa di un escavatore in punti specifici da ondate più o meno massicce di mostri che punteranno a distruggerlo. Il che è un vero peccato perché terminata la campagna potremo continuare a giocare, continuando a potenziare il nostro equipaggiamento, con il rischio però di non avere abbastanza stimoli per farlo.
Ed è qui che entra in gioco il multiplayer, perché in qualsiasi momento, potremo sempre buttarci nella co-op online, usando il nostro personaggio e giocando con altri giocatori in missioni di recupero, una sorta di modalità ibrida orda e tower defense, in cui dovremo difedere punti specifici. Al contrario delle attività, le creature qui si differenziano molto bene tra di loro e oltre ai vaganti, gli zombie più semplici, troviamo gli striscianti, dei ragni giganti, le vedette, delle specie di zanzare, i kamikaze, dei grossi zombi esplosivi, i cercatori, degli esperti del kung fu, gli afferratori, delle trappole viventi che si nascondono sotto terra e i lanciatori, degli infetti più alti del normale che dal proprio braccio possono sparare bombe e proiettili.
La vera nota dolente riguarda le eccessive limitazioni imposte al titolo. In primis la necessità di essere costantemente connessi ad internet per poter anche solo giocare. Perdere ore di gioco non salvate (e sarà possibile salvare solo nei pressi dell'accampamento base) a causa di una disconnessione risulta parecchio frustrante. Un sistema come quello adottato da Monster Hunter World, in cui il gioco continua in locale, sarebbe stato sicuramente più apprezzato. In secondo luogo invece troviamo le ormai tanto diffuse microtransizioni, che per quanto marginali limitano l'esperienza di gioco.
Ci sono le monete SV, una valuta di gioco ottenibile in due modi: convertendo dei soldi reali o collezionando i bonus derivanti dai log-in giornalieri, in questo caso in piccole quantità. Queste monete possono essere spese per acquistare altri slot salvataggio (quindi per poter creare altri personaggi con cui iniziare la partita), per ampliare il proprio deposito o per poter mandare altre squadre in esplorazione. Se volendo essere gentili si potrebbe anche chiudere un occhio sugli slot di salvataggio, visto che alla fine ancora oggi molti titoli nemmeno offrono questa possibilità, è inaccettabile che alcune meccaniche di gameplay presentino queste limitazioni in un titolo full price. Certo, basterebbe un po' di pazienza e collezionare i crediti necessari semplicemente giocando, ma per un titolo non venduto a prezzo intero una scelta di questo tipo rimane discutibile.
Concludendo con il comparto tecnico, il Fox Engine si fa valere ancora una volta. Tutto, dalle animazioni (con qualche rara eccezione) alle ambientazioni risulta molto piacevole da vedere, considerando anche che diversi asset siano stati ripresi da Metal Gear Solid 5. L'unico problema è il framerate non solido, che pur puntando ad un 60 fotogrammi al secondo fissi spesso non raggiunge tale obiettivo. Nulla di eccessivamente fastidioso, ma soprattutto nelle aree più vaste risulta evidente la perdita di fotogrammi.
Tirando le somme, anche se alla saga originale si collega solo marginalmente, Metal Gear Survive funziona. Superati i dubbi iniziali e messi da parte i pregiudizi circa la continuazione del brand dopo la vicenda di Kojima, ci troviamo tra le mani un buon prodotto in grado di divertire, con una storia solida e valide meccaniche survival che, seppur non rivoluzionando il genere, funzionano bene. Oltre a questo abbiamo componenti action e stealth in puro stile Metal Gear.
Ciò che impedisce al titolo di raggiungere risultati più alti, in termini di valutazione, sono però le limitazioni imposte dalle microtransizioni, che per quanto non eccessivamente invasive non dovrebbero proprio essere presenti.