Midway - recensione
Non molto tempo fa, in una galassia molto vicina…
Ogni tanto il cinema a stelle strisce ama ritornare ai bei tempi andati, quando gli americani stavano davvero facendo "la cosa giusta" (i nostalgici del Terzo Reich o dell'Impero del Sol Levante si astengano dalla lettura).
Un evento della Seconda Guerra Mondiale passato alla storia per la sua eccezionalità è stato la battaglia delle Midway, avvenuta fra il 4 e il 7 giugno 1942. Midway è un atollo di 5 km quadrati a ovest delle Hawaii, che si rivelerà uno snodo basilare nello svolgimento del conflitto.
Reduci dal massacro di Pearl Harbor, gli americani a tempo di record si erano rimessi in condizione di reagire al durissimo colpo sotto la guida dell'Ammiraglio Nimitz, nominato di corsa Capo della Flotta del Pacifico mentre era prossimo alla pensione, nel dicembre del '41.
Quello del Pacifico è sempre stato un fronte trascurato dall'opinione pubblica, più concentrata su quello europeo, come già ben si raccontava nella serie tv The Pacific, di Spielberg/Hanks (visione raccomandatissima). Del soggetto si era già occupato il film omonimo del 1976, con Charlton Heston e Henry Fonda, diretto da Jack Smight, rimasto nella storia per essere stato un esperimento in Sensurround più che per l'approccio all'argomento, comunque onesto.
Oggi se n'è appropriato Roland Emmerich, con precedenti come Stargate, Independence Day 1 e 2, Godzilla, Il Patriota, The Day After Tomorrow, 10.000 A.C. e 2012, tutti disaster movie o action devastanti che intrecciavano le piccole storie degli esseri umani a fenomeni naturali o eventi comunque catastrofici.
Anche questo Midway è una storia di uomini oltre che di aerei e navi, tattiche e politica, vittoria e sconfitta. La narrazione, su sceneggiatura di Wes Tooke (la serie Colony) segue diverse linee narrative: si parte dall'attacco a un'indifesa Pearl Harbor, il 7 dicembre del'41, evento tragico già messo in scena da Michael Bay nel suo film omonimo ma anche da altri precedenti illustri come Tora, Tora Tora, Da qui all'eternità, Arcipelago in fiamme e l'originale Countdown: dimensione zero (di cui consigliamo un recupero).
In parallelo seguiamo varie vicende umane, private per quanto riguarda i rapporti con famiglie e amici, e pubbliche, con i rovelli dell'ufficiale Layton, addetto all'Intelligence, che si sentiva moralmente responsabile per non essersi fatto ascoltare con sufficiente energia dall'Ammiraglio Kimmel, precedente a Nimitz, permettendo che si verificasse la tragedia di Pearl Harbor (evento storico su cui comunque gravano sospetti "complottisti" stile 11 settembre).
In questo frangente però l'Intelligence si riscatterà, decrittando in tempo un sistema di comunicazione della marina giapponese, detto JN-25, con un astuto escamotage. Questo anche grazie alla lungimiranza dello stesso Nimitz (la storia sta nei dettagli, verrebbe da dire).
Intanto si intrecciano riunioni e strategie, di qua e di là dell'oceano, perché nel film non si trascura il punto di vista del nemico. Dopo una breve citazione della battaglia del Mar dei Coralli, si arriva così alla parte più epica, la ricostruzione dei tre giorni di combattimento in mare, con riprese spettacolari a rendere partecipi del comportamento eroico dei piloti (su questo non si può discutere), in inferiorità di uomini, mezzi ed esperienza.
Pesantissime le perdite americane: 147 aerei, una portaerei, la Yorktown (la Lexington era già stata affondata nel maggio nel Mar dei Coralli), ma i piloti americani si porteranno a casa quattro portaerei giapponesi, di quelle che avevano bombardato Pearl Harbor. La complessità della lunga battaglia, definita dagli storici un capolavoro di tattica, decisiva per le sorti della guerra, viene obbligatoriamente semplificata ma non falsata.
Notevole il cast, che mette insieme nuovi divi e vecchie glorie: Ed Skrein, che è il pilota con record di affondamento di portaerei; Dick Best (la sua mogliettina all'altezza di cotanto marito è Mandy Moore), scelta che non ci convince del tutto (Skrein ha la faccia perfetta per il killer, meno per il Bravo Eroe stelle e strisce); Woody Harrelson che fa il mitico Ammiraglio Nimitz, con candida parrucca, molto somigliante all'originale, come si vedrà sui titoli di coda, con le foto dei veri protagonisti a confronto con gli attori che li hanno impersonati.
Poi abbiamo Dennis Quaid, che interpreta l'ostinato Ammiraglio William Halsey, non a caso soprannominato "Bull", mentre Luke Evans è Wade McClusky, pilota arrivato poi fino al livello di Contrammiraglio; Patrick Wilson è il già citato Edwin Layton, eroico anch'egli sebbene lontano da mari e cieli, perché addetto all'Intelligence, corpo fondamentale per l'esito della vittoria, grazie anche all'eccentrico "artista" di decrittazioni Joseph Rochefort, affidato all'attore Brennan Brown (nel film del '76 i suoi bizzarri panni li vestiva il mitico Hal Holbrook); Aaron Eckhart interpreta per poche scene Jimmy Doolittle, che finisce per planare in Cina dopo aver bombardato Tokyo, causa mancanza di carburante per tornare indietro. Abbiamo poi altre facce note in ruoli minori, come Nick Jonas. Darren Criss, Jake Weber.
Il nemico è raffigurato con civile rispetto, per primo l'Ammiraglio Yamamoto (Clint docet ma già nel film del '76 i due fronti manifestavano reciproca ammirazione), così come il Contrammiraglio Yamagichi. Pochi si comportano da "nippo" malvagio che non rispetta la Convenzione di Ginevra (perché tanto ce ne sono sempre, sotto tutte le bandiere). Emmerich ha girato Midway in luoghi generalmente inaccessibili, gentilmente concessi dal Governo degli Stati Uniti, come il sottomarino USS Bowfin, e le basi dismesse di Hickam o Ford Island alle Hawaii. Il resto dei set è stato riprodotto a Montreal.
Sono stati ricostruiti minuziosamente due aerei, di uno dei quali, il TBD Devastator, si può trovare solo un esemplare in un museo, mentre dell'SBD Dauntless esistono ancora cinque modelli. Negli USA il film è stato distribuito patriotticamente l'8 novembre, nel weekend del Veteran's Day.
Midway si rivela un nobile fumettone, definizione che si merita quando "romanza" i personaggi (tutti realmente esistiti), che vengono passati attraverso un processo di fiction, per mostrarli nel loro privato, in famiglia, fra amici, in preda a tutti gli umani sentimenti che agitano qualunque "eroe". E questi personaggi degli eroi, senza virgolette, lo sono stati davvero, decimati durante una serie di battaglie che il film ricostruisce benissimo, sia dal punto di vista spettacolare che da quello storico.
Perché segue con puntualità quanto si sa di quella convulsa battaglia, vinta proprio con sprezzo del pericolo, ben sapendo di essere in minoranza. Midway vale insomma la visione, specie in questi tempi di disinformazione, di ignoranza del passato, di memoria sempre più breve.