Milan Games Week 2016: un'esplosione di creatività made in Italy - articolo
Un'edizione ricca di opere e sviluppatori promettenti.
Esattamente un anno fa, in occasione della scorsa edizione di Milan Games Week, uno speranzoso Alessandro Mucchi scriveva su queste pagine del Rinascimento italiano dell'industria videoludica. Sono passati dodici mesi d'allora ed è giunto il momento di tirare le somme riguardo l'attuale stato del Made in Italy videoludico, chiedendosi se la crescita osservata in precedenza abbia prodotto effettivamente dei risultati.
Se l'area concessa da AESVI agli studi italiani emergenti rappresenta anche solo parzialmente il panorama nostrano, allora potete essere certi che il Rinascimento auspicato lo scorso anno è nel pieno del suo sviluppo. Ogni edizione della Games Week, dall'ormai lontano 2011, ha visto l'area indie italiana modificarsi e assumere connotati differenti, sperimentando metodi sempre nuovi per migliorarne la visibilità.
Lo spazio lasciato a disposizione dei piccoli studi non potrebbe mai essere sufficientemente vasto, dal momento che non c'è gioia più grande che provare nuovi titoli affiancati da sviluppatori appassionati dal proprio lavoro e desiderosi di conoscere le opinioni dei giocatori. Per uno studio indipendente avere una visibilità del genere potrebbe essere non solo il primo grande impatto con un vasto pubblico, ma anche un'occasione per farsi notare da un publisher e dare una svolta alla propria vita.
Quest'anno però l'area indie non era solo più ampia rispetto alle scorse edizioni della Games Week, ma era posta soprattutto in una posizione centrale della fiera. Non possiamo quindi che essere contenti dell'importanza che AESVI ha voluto dare ai piccoli sviluppatori italiani: una politica lungimirante e in parte coraggiosa, ma sicuramente ripagata dall'alta qualità di tantissime opere mostrate con orgoglio durante la tre giorni milanese.
Siamo rimasti particolarmente colpiti da diversi giochi che non hanno nulla da invidiare a prodotti di studi ben più famosi, come Downward di Caracal Games, che ci ha ricordato una sorta di Mirror's Edge fantasy con forti componenti puzzle, Daymare: 1998, ovvero un survival horror sviluppato da Invader Studios: creatori di quello che sarebbe dovuto essere il remake amatoriale di Resident Evil 2, ma anche l'action Lost Paradise di Stigma Studios, con la sua ambientazione dark fantasy arricchito da elementi fantascientifici.
Abbiamo però fatto conoscenza anche di perle videoludiche dalla grafica minimalista, di cui molto probabilmente sentiremo parlare in futuro, come lo shooter in pixel art Milanoir di Italo Games, ambientato in una Milano degli anni '70 o il platform Bookbound Brigade di Digital Tales, in cui una brigata di personaggi storici e letterari deve unire le forze e i poteri per riconquistare la memoria perduta delle proprie imprese passate.
Pensate che in fiera erano presenti ben trentatré studi indipendenti italiani, ognuno dei quali con il proprio gioco da far provare, un numero record per la Games Week. Ci farebbe piacere potervi parlare di tutti i titoli nel dettaglio, perché ogni studio meriterebbe il proprio spazio, ma per ovvi motivi ci dovremo limitare a citare quelli che ci hanno colpito di più, promettendovi comunque di tenervi aggiornati su tutti i progetti che meritano la vostra attenzione.
Anche Microsoft ha dato spazio ai videogiochi italiani attraverso il programma ID@Xbox. Allo stand colorato di verde erano infatti presenti l'ormai famoso Redout di 34BigThings e due produzione nostrane ambientate nel cyberspazio. Il primo era Atomine di Broken Arms Games: un twin stick shooter in cui il giocatore interpreta un virus con lo scopo di violare vari sistemi generati proceduralmente, mentre il secondo era Gridd: Retroenhanced di Antab Studio: uno shooter in cui con la propria nave bisogna farsi largo tra i software intenti a bloccarci il cammino.
Le nuove tecnologie legate al mondo della realtà virtuale sono state protagoniste indiscusse dell'edizione 2016 di Milan Games Week e anche gli sviluppatori italiani non si sono sottratti a questo vento di novità. Indossando gli headset VR i giocatori sono diventati una lanterna con il rilassante Lantern di Storm in a Teacup, una donna cieca in Blind di Tiny Bull Studios ed infine un mago in Runes: The Forgotten Path di Stormborn Studio.
Gli amanti della narrativa non sono rimasti comunque a bocca asciutta, grazie alla presenza di alcuni studi che per le proprie opere hanno voluto puntare su forme differenti di racconto. Ci sono ad esempio le avventure grafiche, come il thriller investigativo dalle tinte noir e inquietanti Dry Drowning dello Studio Oneiros, oppure i punta e clicca che s'ispirano ai classici Lucas Arts, come The Wardrobe di Cinic Games e Detective Gallo di Footprints Games. A volte è possibile trovare messaggi inaspettati anche in giochi apparentemente semplici, come The Way of Life di Cybercoconut, che ha lo scopo di mostrare la differente visione del mondo che si ha con l'aumentare dell'età.
Giocare in compagnia dei propri amici aggiunge spesso un qualcosa in più ad un titolo e molti studi italiani presenti alla Games Week lo hanno capito molto bene. Quando i budget non permettono d'implementare un'infrastruttura online gli sviluppatori devono essere in grado di far necessità virtù e di puntare sul divertimento che può scaturire solo dalla socialità che nasce raccogliendosi attorno ad un videogioco.
È questo il caso di titoli come la battle arena asimmetrica Boss Defiance di Tiny Pixel, che ha recentemente debuttato su Steam Greenlight, il gioco di calcio arcade CapRiders: Euro Soccer di 3GoGames o lo shooter futuristico 5 Minutes Rage di Indomitus Games. Qualche volta, giocare attorno ad uno schermo nasconde però una profonda filosofia, come accade in SIHEYU4N del non convenzionale duo di We Are Müesli. Ci sono anche studi che sono stati in grado di offrire una componente online ai giocatori, come 3DClouds con il simpatico gioco di corse All-Star Fruit Racing.
Insomma, quest'anno più che mai la Milan Games Week batteva bandiera italiana e siamo stati felicissimi di poter mettere mano ad opere di altissimo livello sviluppate da nostri connazionali. Questo dimostra infatti la grande crescita che finalmente in Italia stiamo osservando all'interno dell'industria videoludica e siamo contenti di vedere che l'Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani abbia voluto dare spazio e visibilità in fiera a queste eccellenze. La nostra speranza è come sempre rivolta alla classe dirigente politica, che riesca a comprendere il valore economico e culturale dei videogiochi per incentivarne lo sviluppo. La macchina dell'industria ormai è in moto e il fermento dei publisher attorno all'area indie, a caccia di nuovi giochi da produrre, né è la dimostrazione.