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Milanoir - recensione

Una 44 Magnum per conquistare Milano.

Il crimine è un qualcosa che attrae continuamente, col lato oscuro che sprigiona sempre un immenso carisma. Parliamoci chiaramente, un dannato antieroe è molto più interessante di un banale paladino senza macchia e senza paura. Seguendo questo filone in Italia si è sempre data una gran spinta al genere crime, con film e serie che hanno sicuramente alzato l'asticella qualitativa nostrana (leggasi Romanzo Criminale o Gomorra).

Il Belpaese ne ha di storie sordide da raccontare, ispirate a fatti reali o meno, ed oggi siamo qui per raccontarvene un'altra: Milanoir. Questo progetto indipendente tutto italiano porta in un videogame omicidi e tradimenti all'ombra del Duomo, e per farlo inscena un canovaccio ispirato ad un certo Quentin Tarantino. Ma saranno riusciti i ragazzi di Italo Games a rispettare le promesse fatte?

Per scoprirlo dobbiamo viaggiare indietro nel tempo, fino agli anni '70, e fare la conoscenza di Piero Sacchi. Il nostro "eroe" è un uomo specializzato nel risolvere brutte gatte da pelare, ed è anche lo scagnozzo preferito dal boss siciliano Lanzetta. Tutto sembra andare per il verso giusto a Piero, che con le sue abilità porta a compimento qualsiasi incarico, fino a quando non viene tradito con una soffiata anonima, vincendo un piacevole soggiorno nel carcere di San Vittore. Tra lo scadente cibo servito a mensa e i soprusi delle guardie, Sacchi medita una vendetta che non tarderà ad arrivare.

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Il canovaccio di Milanoir prende forma quindi attraverso una classica storia di sangue, di quelle che abbiamo visto numerose volte al cinema, ma a far da cornice a vicende dai risvolti spesso crudi è la capitale meneghina, e non una qualche città americana. Il tutto riesce a dare un tocco originale all'opera: il Parco Lambro diventa un luogo di malaffare, Porta Venezia nelle ore notturne può nascondere insidie e in piazza del Duomo si consumano veri e propri massacri. Già da queste premesse si è sicuramente incuriositi a portare avanti l'avventura, per scoprire chi sia l'infame traditore che ci ha fatto perdere la libertà.

Nonostante un buon gruppo di comprimari sufficientemente caratterizzati, la trama non si evolve nel migliore dei modi, arrivando ad un epilogo poco spettacolare (che ovviamente non anticipiamo). Il contesto di fondo aiuta sicuramente, dando un piccolo tocco nostrano alle vicende con personaggi soprannominati in modi fantasiosi (vedi il Baùscia), ma la narrazione non raggiunge mai l'atteso exploit prima dei titoli di coda. Un peccato, considerando che nelle circa sette ore necessarie a completare la campagna si vive in costante attesa della resa dei conti, e il crescendo delle vicende non è affatto male. Tuttavia raggiungere lo scontro finale non è per niente un'impresa facile.

Questo perché Milanoir è arduo da completare, anche a causa di una progressione con sensibili picchi di difficoltà, soprattutto nella seconda parte dell'avventura. In questo ibrido tra run 'n' gun, stealth ed inseguimenti, si è costretti da un certo punto in poi a non commettere il minimo errore per finire un capitolo, cosa che da un lato ha sicuramente risvegliato in noi la brama della vittoria, ma dall'altro ha causato non poca frustrazione.

L'essere furtivi è una scelta saggia ma assai difficile da perseguire, dato che il cono visivo dei nemici è piuttosto vasto e complicato da prevedere.

È bene però andare con ordine: Piero si muove lungo un ambiente in 2.5D ed al suo fianco è sempre visibile un mirino piuttosto appariscente, vitale per colpire qualsiasi cosa si muova. Il ritmo è leggermente più compassato rispetto ai classici run 'n' gun, ed è vitale utilizzare sapientemente le coperture. A tal proposito è possibile ripararsi dietro di esse o gettarsi tramite un'agile capriola allo scoperto.

Sfruttando casse o auto come coperture si può utilizzare un approccio vagamente stealth, scivolando alle spalle di un malcapitato per tramortirlo, ma Milanoir è un gioco che vive dei suoi scontri a fuoco ed è anche piuttosto complicato stabilire il cono visivo dei nemici. L'approccio furtivo resta quindi un contenuto secondario, che viene portato alla ribalta in rari momenti dov'è obbligatorio non farsi scoprire. Non mancano anche sezioni a bordo di veicoli, con inseguimenti piuttosto rocamboleschi e ricchi di proiettili vaganti, a bordo della leggendaria Alfetta o della mai dimenticata Vespa.

Fin qui il pacchetto offerto da Italo Games risulta sicuramente vario per un'opera indipendente, con sezioni di vario tipo pronte a scandire l'avventura, in cui non mancano le canoniche boss fight. Dallo sfruttare cartelli stradali per prodezze balistiche, idea coniugata in diversi modi lungo l'avventura, al distruggere candelabri per tenere sempre un boss nella linea di tiro, Milanoir porta in dono delle trovate interessanti e originali nel suo gameplay.

Quando si subiscono danni ingenti i bordi dello schermo si rovinano simulando una vecchia pellicola bruciata. Un gustoso tocco di classe.

Ma purtroppo anche delle imperfezioni: il sistema di controllo pad alla mano risulta impreciso nonostante la mira assistita, che "blocca" perfettamente il mirino sugli scagnozzi avversari ma risulta poco fluida. Allo stesso modo il movimento di Piero, soprattutto nella preziosa capriola, ha delle sbavature utilizzando lo stick analogico, e consigliamo pertanto l'accoppiata mouse e tastiera.

Imprecisioni a parte Milanoir è sicuramente divertente, ma come detto in precedenza il livello di difficoltà ha picchi brutali nella seconda parte della campagna, nonostante la vita che si rigenera dopo aver subito delle ferite. Vengono infatti introdotti nemici in grado di liquidarci con un solo colpo, che in certi casi fanno la loro apparizione durante boss fight che costringono al movimento continuo.

Molotov, granate e magnum calibro 44 saranno il vostro incubo peggiore, anche a causa di un sistema di range poco rifinito. In pratica alcune tipologie di nemici hanno una portata dei colpi inferiore a quella di Piero, cosa che facilita non poco la vita. Ma proprio nel momento in cui si abbassa la guardia ecco che una molotov volante conclude la sua traiettoria sulla vostra testa, con tanti saluti e costringendovi a ripetere la sezione.

In questo caso è possibile vedere i limiti del range di certi avversari. Dalla scia dei colpi si nota come essi non possano raggiungerci, lasciandoci un discreto vantaggio. Peccato che non accada con tutti i nemici.

Sul sistema di checkpoint fortunatamente il lavoro svolto è stato eccellente, e ogni volta in cui si cambia quadro si registra un progresso, il che riesce a dare la spinta giusta per continuare. Purtroppo abbiamo il rovescio della medaglia, ossia nessun sistema di salvataggio all'interno dei sette capitoli. Uscite dalla partita senza averne completato uno e sarete costretti a ripeterlo da capo.

In generale l'impressione è che si siano sprecate alcune buone trovate e che sia mancato un controllo più certosino dei dettagli. Nonostante una serie di aiuti piuttosto importanti: a seconda del cartello stradale su cui si spara è possibile eliminare istantaneamente uno o più avversari, e non mancano potenti oggetti per rendere la progressione meno amara.

Ad esempio si utilizza saltuariamente l'iconica magnum, capace di falciare qualsiasi nemico con i suoi limitati proiettili, prima di tornare all'arma standard (due in tutta la storia). Con una mole quantitativa di tutto rispetto, sembra che a ricoprire il ruolo di carnefice sia la stessa intelligenza artificiale, troppo aggressiva e mal calcolata in certi passaggi. Peccato, perché il gameplay di Milanoir funziona egregiamente una volta trovato il sistema di comandi ideale.

Usare le coperture è la chiave per sopravvivere, ed intorno al mirino è possibile vedere i colpi all'interno del caricatore.

Completata quindi la campagna principale da soli o in compagnia si può dar sfogo alla sete di sangue in una modalità arena, in cui affrontare diversi malintenzionati a ondate crescenti di difficoltà (con punti elargiti e classifiche finali). Un'aggiunta apprezzabile e che ben si sposa all'anima retro del gioco. Questo perché Milanoir è realizzato totalmente con un comparto grafico che strizza l'occhio al passato, tutto è stato costruito in pixel, e nonostante ciò il livello di dettaglio è pregevole.

L'unico neo sono le miniature dei personaggi, che si presentano a noi piuttosto zoomate nell'angolo dello schermo durante i dialoghi, che tradiscono una qualità inferiore. Durante le cutscene, presentate con miniature in 4:3 al centro dello schermo, assistiamo invece a momenti molto violenti e crudi. Nonostante l'anima retro, è percepibile lo stile che permea tutta l'opera di Italo Games, anche grazie alle musiche funky ben realizzate e ai dialoghi, che seppur unicamente scritti, dipingono una Milano "cattiva" nella sua criminalità organizzata.

Milanoir è in definitiva un esordio di tutto rispetto, e le carte in regola per far bene ci sono tutte: da uno stile originale a trovate interessanti per il gameplay. Piccole sbavature pregiudicano l'eccellenza a questo titolo ma non nascondiamo che ne siamo rimasti affascinati. Resta senza ombra di dubbio si tratta di un progetto più adatto ai temerari che non si abbattono al decimo tentativo durante una boss fight. Non resta dunque che preparare la vostra sei colpi: Milano non è mai stata così crudele.

7 / 10