Mindjack
Un gioco da “mal di testa”.
Devo ammettere che fino a poco tempo fa non avevo mai sentito parlare di questo Mindjack, per questo mi sono stupito quando ho visto il marchio Square Enix sulla sua copertina. La casa di Final Fantasy che produce e realizza un gioco del genere senza promuoverlo a destra e a manca per mesi? Un piccolo campanello di allarme ha iniziato a trillare, ma ho iniziato il mio test senza alcun pregiudizio.
Mindjack svela quasi subito la sua natura di action piuttosto classico, che prende spunto dai migliori esponenti del genere cercando di tenere a galla un gameplay non proprio originalissimo. Ecco quindi che ci si trova ad aver a che fare con sparatorie in stile Gears, nemici piuttosto stupidi e via dicendo. Dove il gioco tenta di essere originale è nella possibilità concessa al protagonista (e di conseguenza al giocatore) di entrare nelle menti di persone e macchine per sfruttarne le diverse abilità.
Poteri simili si sono già visti in molti titoli del passato più o meno recente. Mi viene in mente, ad esempio, il sublime Abe's Oddysee (e relativi seguiti) degli Oddworld Inhabitants, ma anche Second Sight dei compianti Free Radical e Prototype. Sulla carta questo elemento di gameplay è sempre stato estremamente affascinante, ma pochi giochi sono riusciti a sfruttarlo a dovere. Mindjack non è uno di questi.
Ambientato nel solito, futuristico mondo sull'orlo del collasso, stavolta non strutturale ma governativo, Mindjack ci mette nei panni di Jim, un agente speciale che ama andarsene in giro con la sua fascinosa e sinuosa partner di nome Rebecca. Il loro obiettivo è di infiltrarsi nel quartier generale della malvagia corporazione governativa che, abusando del suo potere, sta portando la popolazione mondiale oltre l'orlo del baratro.
Se pensate che quelli appena citati siano solo una serie di abusatissimi cliché, visti e rivisti centinaia di volte, aspettate di iniziare il gioco vero e proprio e vi sembrerà di essere entrati in una serie infinita di flashback... purtroppo sempre più sbiaditi. Per la quasi totalità dell'avventura si compiono sempre le stesse azioni, lungo scenari che sembrano realizzati grazie al "manuale del game designer in erba".
Il potere di entrare nelle menti e nei corpi di altri personaggi funziona a tratti. Una volta designata la "vittima" si può scegliere di eliminarla o di prenderne il controllo diretto portandola, di fatto, dalla vostra parte. Ho apprezzato la possibilità di utilizzare questo potere non solo sugli esseri umani ma anche su armi e bot di vario genere.