Minute of Islands - prova
L'apocalisse, dentro e fuori.
Il Festival dei giochi di Steam, quest'anno nella sua edizione invernale, è un evento oramai ricorrente e capace di mostrare cosa si agita nel sottobosco indipendente dell'industria videoludica. Molti i giochi interessanti in arrivo nel 2021, che senza occasioni come questa rischierebbero di passare sotto il radar degli appassionati. Il misterioso Minute of Islands, in arrivo il 18 marzo, rientra tra questi, e sembrerebbe un valido viaggio introspettivo, adatto a tutti gli appassionati di giochi narrativi e avventure grafiche.
Un disclaimer ci avverte sin da subito: il gioco tratterà tematiche complesse, come ansia, traumi, autolesionismo e altri comportamenti autodistruttivi. Ci sono, inoltre, immagini forti, di morte e putrefazione. Già dalle prime battute di gioco l'atmosfera ha qualcosa di marcio e inquietante. Il mondo esterno è post-apocalittico, stravolto da carcasse che rilasciano spore velenose, e può essere disturbante la quantità di corpi morti sparsi in giro (di pesci, conigli e balene arenate).
Mo (la protagonista) vive in un arcipelago silenzioso, solitario, ed è l'unica in grado di riparare i depuratori, unica fonte di sicurezza. Intanto uno zio un po' distratto vaga per le isole, infagottato in una sorta di tuta hazmat. Le abitazioni esterne, intricate costruzioni in legno, sono ormai nido di gabbiani dal becco insanguinato. Ci sono vault con bio-macchine azionate da giganti impassibili, di carne e lamiera. Gli animali sembrano vere e proprie chimere. Alcuni scenari sono a dir poco onirici, e danno il fianco al sospetto che non tutto ciò che vediamo sia reale.
Nella nostra prova abbiamo esplorato due delle nove isole dell'arcipelago: Boan e Bewwa, rispettivamente hub e primo livello. Boan funziona da tutorial per utilizzare l'Omnichiave, uno strumento capace di interagire con le biomacchine. Si procede per piccoli salti e arrampicate da platform (ma senza ostacoli letali), mentre in caso di caduta si galleggia dolcemente in aria.
Di tanto in tanto, è richiesta l'esecuzione di alcuni comandi specifici, molto semplici e senza limiti di tempo, per aprire porte e attivare la strumentazione tecnologica. Ci sono oggetti collezionabili che sbloccano i ricordi di Mo, raccontando con nostalgia il mondo pre-apocalisse, quando non ci si doveva barricare sottoterra.
L'isola di Bewwa, invece, si esplora in verticale e si dirama in tre macroaree da scoprire un dettaglio alla volta. Queste zone si connettono l'un l'altra, formando infine un'architettura complessa e piena di scorciatoie. Il level design è molto ragionato, con elementi visivi utili a riconoscere appigli e oggetti con cui è possibile interagire. Ma non abbiamo incontrato puzzle di sorta, se non qualcosa di molto rudimentale, come zone elevate da raggiungere spostando casse e carrelli.
Minute of Islands è disegnato a mano. Lo stile, debitore del capolavoro di Pendleton Ward, Adventure Time, è oramai facile da associare a quelle apocalissi contaminate dal fantasy. Piatti sporchi, magazzini di vino sigillati da lucchetti, cianfrusaglie sparse senza ritegno, raccontano nel mentre la storia di un mondo ormai condannato.
Alcuni scenari siano a dir poco caotici, per via di un totale appoggio alla "matita" degli artisti. Ma una volta che ci si muove al loro interno (pad alla mano insomma), l'esplorazione diventa immediata e intuitiva.
La cura per gli effetti sonori rivela l'intenzione di creare un'esperienza contemplativa. Passare da un'isola a un'altra dell'arcipelago, infatti, comporta una lunga sequenza di viaggio in barca, in compagnia delle onde del mare e della voce narrante, che al momento parrebbe esterna alle vicende. La lingua dei personaggi è l'inglese, ma i testi sono tradotti in italiano, feature non proprio scontata.
Minute of Islands promette di raccontare una storia intima e di mostrare le stranezze e gli orrori di un mondo desolato, martoriato da un cataclisma senza nome. Le isole sono piene di suggestioni visive, mentre la narrazione cerca di essere autoriale.
Probabilmente il gameplay resterà minimale. Resta la curiosità di vedere come si dipana la storia: chissà se i momenti più onirici nascondono qualche sottotesto, o se la post-apocalisse proposta sia da interpretare nel senso più letterale. In ogni caso, il viaggio di Mo si preannuncia lungo e assurdo, e non certo facile.