MLB 17: The Show - recensione
Battete forte e correte più che potete: lo show ha inizio!
Non avrà mai sfondato qui nella vecchia Europa, eppure il Baseball è uno degli sport più giocati e più amati al mondo. Lo avrete forse visto in qualche film americano, dove i ragazzini protagonisti affrontano mille peripezie per trovare la figurina del campione preferito e magari conoscerlo di persona, su uno sfondo in bianco e nero composto dalle figure sbiadite di leggende del bastone beige come Babe Ruth, Joe DiMaggio o Jose Canseco.
Il sottotitolo "The Show" che accompagna da anni la serie e il buon Ken Griffey Jr. in copertina (per gli Stati Uniti), non è lì per caso. La passione e la magia si fondono anche stavolta per dare vita al titolo di riferimento per tutti gli appassionati ma non solo, perché come vedrete MLB 17 potrebbe conquistarvi grazie ad una simulazione sportiva davvero ampia, ma solo su PlayStation 4.
The Show cerca di portare su schermo quell'intensità sportiva facendo leva su tante modalità in single e multiplayer, migliaia di opzioni di personalizzazione e i roster più aggiornati, tutto basato ovviamente sulla licenza ufficiale del campionato di Baseball più importante al mondo, sia di Minor che Major League.
Troviamo infatti molte delle modalità che ormai sono standard in questo genere: la carriera da giocatore e da presidente di una franchigia, tornei online e altro, compresa la Diamond Dinasty, che fa il verso ad Ultimate Team di Fifa o il MyTeam di NBA2K. Basta fare un un giro tra i menu di MLB The Show 17 per capire la mole di contenuti a cui si avrà accesso, davvero ampia e in grado di soddisfare tutti i gusti.
L'avventura in Road to the Show, la carriera da giocatore, presenta ora una sorta di linea narrativa da seguire, in cui compiere scelte diverse a seconda di come risponderete alle proposte del vostro agente e della vostra squadra, e ovviamente delle vostre prestazioni sul diamante erboso. Una carriera semplice senza troppi colpi di scena, dove gestirete il vostro giocatore tramite un sistema di punti allenamento da spendere per migliorare, con la voce di un narratore ad accompagnare il tutto.
Non si raggiungono le vette di FIFA 17 e Alex Hunter, ma almeno non dobbiamo sorbirci lo slang forzato e le banalità di NBA 2K. Spunti invece decisamente interessanti sono presenti sia nella gestione della nostra franchigia.Ad esempio è possibile gestire le partite passando senza tempi d'attesa tra un menu manageriale con sole icone e opzioni al giocarle direttamente, soluzione ideale data la durata media di questo sport. Per lo stesso motivo, quando simulerete diverse partite in calendario, è possibile giocare giocare le fasi cruciali di quelle più importanti, con il gioco stesso che vi avviserà quando è presente una "Critical Situations". Una situazione simile ai Play the Moments di Madden, per intenderci.
Nella Diamond Dinasty abbiamo tutta la pletora di opzioni per creare e portare al successo la nostra squadra, fondendo nella formazione perfetta i migliori giocatori provenienti da '80 anni di storia del Baseball. Manca ancora qualche chicca per distinguersi dai concorrenti, ma fa il suo lavoro.
La scalabilità è sicuramente grande in MLB The Show 17, sia nelle modalità che nelle opzioni che ci permettono di scegliere quale sia la tipologia di controlli che vogliamo adottare, sia il livello di simulazione in cui ci vogliamo cimentare. Basti pensare che solo per il pitching e l'hitting possiamo scegliere tra almeno tre mappature del controller, mentre gradite aggiunte alle fielding positions rendono più divertenti e realistiche anche le fasi successive. Potete sia scegliere di lasciare il sistema in manuale e lanciare voi stessi o automatizzare il tutto e pensare solo a rispedire i battitori in panchina o fare home run per correre in casa base.
Buona anche la gestione della difficoltà: se ai livelli più bassi e con tante azioni in automatico sarà una passeggiata annichilire anche i Cubs con i Minnesota Twins, a quelli più alti è stato davvero un dramma quando ci siamo ritrovati a lanciare contro uno come Mike Trout alla battuta. Siamo rimasti invece un po' contrariati per quanto riguarda la fisica della pallina cucita. I miglioramenti rispetto alla scorsa edizione si vedono soprattutto nei rimbalzi e alla direzione variabile dovuta all'angolo di colpo, eppure resta qualche collisione incomprensibile o qualche catch che fallisce per motivi ignoti.
Data la grande tradizione di The Show, il titolo si è raffinato molto nel tempo, e i frutti di tanto lavoro cominciano a vedersi. L'aspetto televisivo, probabilmente prendendo spunto dalla serie cestistica di 2K, è stato curato molto più che in passato. Finalmente abbiamo presentazioni più dinamiche delle partite, due telecronisti (Harold Reynolds and Dan Plesac di MLB Network, altra licenza ufficiale) che fanno un buon lavoro nel commento, e diverse nuove animazioni per gli atleti.
Un'altra cosa che salta all'occhio è il miglioramento del motore grafico che anima gli stadi e i giocatori in campo, sufficientemente potente da non far sembrare le arene spoglie e anonime e i modelli umani degli scattosi robot. Non si va oltre la sufficienza, però, perché se da un lato abbiamo un livello di realismo abbastanza credibile, dall'altro ci si perde ancora in cali di qualità evidenti, come animazioni bloccate per secondi o proporzioni comiche nei volti dei giocatori meno famosi. L'aliasing della scarsa definizione dei modelli e l'illuminazione troppo piatta non migliorano la situazione generale, e MLB The Show 17 perde decisamente il confronto se comparato alle simulazioni di altri sport.
Il che è un peccato, perché tutto sembra far pendere il piatto della bilancia della quantità a discapito della qualità. Volti, divise, roster: ci vengono date talmente tante opzioni per la personalizzazione di giocatori e squadre (meno delle arene), che vederle poi gestite da un motore grafico all'altezza, porterebbe senz'altro la caratura di MLB a un altro piano.
MLB The Show 17 cerca di arrivare al livello delle simulazioni più famose e blasonate attraverso un'offerta di gioco travolgente e altamente scalabile alle preferenze del giocatore, ma è vittima ancora di limiti sul piano tecnico che ancorano il titolo al passato. Quest'anno si è svecchiato parecchio, la direzione intrapresa è giusta e con i gli accorgimenti necessari alla forma è solo questione di tempo.
Se siete fan del Baseball aggiungete pure un punto in più, poiché non troverete nulla di meglio e vi divertirete per molto tempo nel vivere le lunghe stagioni tra play ball, inning, chewing gum masticati e motivetti suonati con l'organo.