MLB The Show 22 Recensione: Il baseball diventa cross-platform
Un bell’home run.
Gli sport hanno un seguito differente a seconda di continente, stato e anche cultura. Se in Gran Bretagna, ad esempio, cricket e rugby sono popolari, in Italia questi sono considerati sport di nicchia e siamo tutti malati di calcio, con basket e pallavolo che inseguono dalla distanza.
Quando pensiamo agli sport americani più seguiti la mente va subito all’NBA, ma in realtà a livello di fatturato la massima lega cestistica è solo terza. Nel paese a stelle e strisce sono NFL (football americano) e MLB (baseball) a guidare gli ascolti televisivi, sebbene football e baseball siano gli sport più praticati e prestigiosi a livello di high school e college.
Il baseball qui da noi non ha mai preso molto piede e questo sport ha sempre avuto scarsissima considerazione da parte del CONI, anche perché mancano gli impianti mentre negli USA per esempio ogni quartiere ha il suo campetto di baseball.
Se quindi giochi come MLB The Show sono molto apprezzati oltreoceano e in tutto il mondo, qui da noi vendono poco. Non perché siano realizzati male (anzi, anno dopo anno si avvicinano alle perfezione della simulazione), ma perché da noi sono titoli estremamente di nicchia. A questi pochi fedelissimi e appassionati si rivolge dunque questa recensione dell’ultima incarnazione della simulazione di baseball americano prodotta da Sony.
La serie è ben longeva e collaudata. Da 17 anni presenta anno dopo anno un nuovo capitolo ed ha accompagnato i fan per ben tre generazioni di console. MLB The Show è sempre stato un titolo esclusivo PlayStation e solo recentemente il gioco si è aperto alle altre piattaforme. In particolare, il gioco è arrivato su Xbox lo scorso anno e, nell’edizione di quest’anno, MLB The Show 22 è disponibile per la prima volta su una console Nintendo.
Ad accompagnare questa transizione multipiattaforma gli sviluppatori hanno offerto in via del tutto inedita cross-play e cross-platform. In pratica potrete giocare col vostro profilo, la vostra carriera e i vostri progressi indipendentemente dalla console. Ovviamente non è una cosa utile per un singolo utente, perché servirebbero 2 console e 2 copie del gioco, ma piuttosto per giocare da un amico con il vostro account o divertirvi online tra utenti dotati di console diverse. In questo modo si andrà a creare una grande e unica community multiplayer.
La stagione MLB è appena iniziata e ci accompagnerà fino a ottobre. Le modalità di gioco sono quelle storiche e già ben collaudate. Abbiamo le partite pickup e le live roster, che seguono il calendario reale della lega e che ci consentono di ricreare le partite come si giocheranno nella realtà, tenendo conto di infortuni, indisponibilità ed eventuali aggiunte e trade.
Poi c’è Road to the Show, che ritorna anche quest’anno offrendo una modalità carriera individuale. Si tratta di una sorta di My Player in cui si sceglie una posizione e partendo dal nulla e ci si deve fare strada verso le major. Nel viaggio prima di arrivare alla meta ci saranno tante leghe e squadre minori, e c’è anche un aspetto social visto che si possono stabilire e consolidare relazioni con ogni membro della lega.
Le novità rispetto al passato non sono molte: ritorna la possibilità di stringere un rapporto di fiducia e stima col coach, ma l’unica vera novità è la possibilità di diventare un giocatore a due vie come l’uomo copertina Shohei Ohtani, che è sia lanciatore che battitore. Poi abbiamo la classica modalità Franchise, in cui si sceglie una squadra della Major League e si inizia il campionato con essa, gestendo anche tutto l’aspetto della rosa, della tattica e il mercato.
La percentuale di vittorie e le strisce perdenti influenzano la simulazione della stagione e tutto sommato, anche se mancano alcune cose che erano comparse in passato (una su tutte le stagioni online), è molto godibile e accessibile a tutti. Dopo un po’ di partite ci si fa prendere volentieri la mano, anche se non si è appassionati di MLB. Sicuramente, tra tutte le modalità di gioco questa è la più accessibile e la migliore per entrare nel mondo dellla Major League in punta di piedi.
Diamond Dynasty è invece una modalità dedicata al grinding in cui bisogna collezionare figurine ottenute scartando i pacchetti comprati con microtransazioni o in vari modi coi progressi di gioco. Una volta assemblata una rosa iniziale, si affrontano delle mini stagioni cercando di migliorare sempre il livello dei giocatori per rimanere competitivi online e vincere i premi stagionali. Si tratta quindi di una modalità alla stregua di FIFA Ultimate Team e di NBA 2K MyTeam.
Tuttavia, rispetto a FUT e MyTeam (in particolare a quest’ultima), questa Dynasty Mode risulta più corretta nei confronti del giocatore e quindi meno frustrante, con piccole differenze che in realtà cambiano molto “le carte in tavola”. Qualche esempio? Non ci sono contratti, quindi per giocare non si sprecano crediti di gioco. I grand prize stagionali si possono ottenere con un numero di 40 vittorie o con una serie di vittorie, non occorre vincere 12 partite di fila o cercare di ingannare il matchmaking per ottenere accoppiamenti facili.
Queste carte ottenute come premi stagionali diventano poi obsolete meno velocemente, di conseguenza se siete dei “no money spent player” non occorre vendere la squadra ogni settimana per paura di drastiche svalutazioni. E non si deve giocare necessariamente online per completare gli obiettivi stagionali, quindi chi preferisce può giocare partite più rilassate contro la CPU.
Oltre a queste piccole ma impattanti differenze, c’è anche la possibilità di giocare in co-op 2v2 o 3v3, e trovare giocatori è adesso molto facile grazie all’adozione del cross-platform. Idealmente il massimo del divertimento lo si ottiene giocando con gli amici, e allora sì che questa modalità vi coinvolgerà da marzo fino a ottobre.
Imparare a giocare, per chi non avesse mai provato la serie o avesse poca dimestichezza col baseball, è abbastanza semplice. Con un po’ di pazienza in un paio di giorni si impareranno tutte le regole di base di questo sport, grazie a un ottimo sistema di tutorial che non annoia perché entra in azione solo quando serve, quindi a piccole dosi. Ovviamente per imparare le tecniche di gioco avanzate o gli schemi ci vorrà molto di più di un tutorial, ma grazie anche a un sistema di difficoltà dinamico, il gioco tesserà l’esperienza più adatta a ogn singolo utente. Ci è piaciuta anche la possibilità di giocare con il gameplay classico (dell’era PS2), cosa che permete di apprezzare maggiormente l’evoluzione della serie.
Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, il gioco non ha differenze di gameplay importanti tra current o last-gen dovendo essere cross-play e cross-platform. Le uniche discrepanze stanno quindi nei tempi di caricamento e nella qualità della grafica, col supporto al 4K nativo e ai 60fps su PS5 e Xbox Series, mentre le console last-gen e Switch sono meno belle da vedere e meno fluide.
La versione PS4 che abbiamo testato nel complesso mantiene buona parte della qualità grafica current-gen, ma il frame-rate è meno vicino ai 60fps durante il gioco e nelle cut-scene è sempre limitato a 30fps. Su Switch c’è invece una notevole perdita di dettaglio, mancano i filtri AA e AF, e il frame-rate spesso è inferiore ai 50fps durante le azioni di gioco. Sul fronte audio abbiamo anche un team di commentatori nuovo di zecca, composto dal cronista Jon Sciambi e dall’analista Chris Singleton.
Non ci sono difetti particolari in questo nuovo capitolo: MLB The Show 22 è il gioco da comprare se siete appassionati di Major League o se volete avvicinarvi a questo sport, magari insieme a qualche amico, cosa che ora è anche più fattibile grazie al cross-platform.
La modalità Dynasty è meno “tossica” rispetto a quelle degli altri franchise di altri sport, e il gioco è veramente bello da vedere: su PS5 e Series X/S è molto realistico... ma anche su PS4 non scherza! Una piccola nota di demerito: manca la localizzazione italiana, non solo per il commento ma anche per i menu.