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Moe Chronicles: il lato sexy dei dungeon crawler - recensione

A caccia di mostri e zone erogene.

Esiste un genere di giochi pensato esclusivamente per un target molto specifico, una fascia circoscritta di appassionati generalmente concentrata sul territorio nipponico. Stiamo parlando dei titoli ad alto contenuto erotico, realizzati seguendo le linee guida degli anime e dei manga ecchi.

A volte, dalla nicchia degli eroge nascono alcuni prodotti che cercano di stemperare i riferimenti sessuali dei giochi adult only, in modo da renderli adatti a un pubblico più vasto ma comunque consapevole del genere di intrattenimento su cui sta mettendo le mani.

Moe Chronicles appartiene di fatto a questa categoria, una fetta di giochi dagli espliciti riferimenti sessuali che però non si spinge mai oltre una certa soglia. Il gioco non è altro che la versione in lingua inglese di Genkai Tokki Moero Chronicle, seguito spirituale di quel Monster Monpiece arrivato in Occidente in versione censurata.

Per gli appassionati di questo genere di produzioni, infatti, la via migliore resta sempre quella dell'importazione, visto che le rare volte che questi titoli raggiungono il mercato europeo, lo fanno con versioni mutilate ed edulcorate per non offendere una sensibilità evidentemente diversa da quella nipponica.

Multi-boobs e mutande in testa: il bestiario di Moe Chronicles sa essere... particolare.

Grazie a questa versione e all'assenza di blocchi regionali sulla PS Vita, tuttavia, è possibile godere di una variante comprensibile e intatta di Genkai Tokki Moero Chronicle, notizia che farà di certo felici i fan del genere.

Ma cos'è esattamente Moe Chronicles? In pratica è una sorta d'incrocio tra un simulatore di appuntamenti, un dungeon crawler e un gioco ecchi a tinte soft. In un mondo fantasy in cui umani e Monster Girl (l'incarnazione di alcune delle più diffuse fantasie giapponesi, tra donne con orecchie da cane o gatto, ragazze con la coda e via dicendo) convivono pacificamente, il giocatore è chiamato a vestire i panni di Io, l'uomo più inutile del villaggio.

Nei panni del protagonista si deve fare tutto il possibile per scoprire cosa si nasconda dietro al comportamento anormale delle Monster Girls, improvvisamente portate a detestare gli esseri umani, con conseguenze piuttosto infelici per entrambe le comunità.

Io, insieme alla Monster Girl Lilia, si avventura quindi in varie zone, dove combattimento dopo combattimento interagisce con un numero sempre più alto di belle fanciulle, riportandole sulla retta via e dipanando il mistero dietro all'intera situazione.

Nelle battaglie contro le Monster Girl, è prima necessario distruggere i capi di abbigliamento del bersaglio, per poi passare alle maniere dolci.

La trama naturalmente non è nulla di eccezionale e serve solo da raccordo fra un combattimento e l'altro. A reggere gran parte della struttura di gioco sono le fasi esplorative (con i rispettivi combattimenti) e, una volta tornati nella locanda, i dialoghi con le varie fanciulle, nel tentativo di aumentare il livello di intimità e sbloccare nuovi dialoghi sempre più spinti.

Ve lo diciamo subito: Moe Chronicles non si fa alcun problema a mercificare il sesso femminile. Non è mai stato pensato in modo diverso e anche a livello pubblicitario è stato spinto per ciò che è: un gioco ad alto contenuto erotico, pensato principalmente per un pubblico di adolescenti dalle mani fumanti.

Ed è proprio partendo da queste premesse che il gioco viene valutato. Se vi aspettate un dungeon crawler impeccabile e difficilissimo, o un titolo caratterizzato da una grafica eccellente, rimarrete ovviamente delusi. Le fasi esplorative di Moe Chronicles sono interessanti ma non possono competere con quelle dei mostri sacri del genere (Etrian Odyssey e l'ottimo Persona Q, tanto per citare due titoli recenti).

Lo stesso Demon Gaze, sempre per PS Vita, è più convincente sotto questo punto di vista, ma nonostante tutto Moe Chronicles è giocabile e gradevole.

Nelle scene di nudo integrale gli sviluppatori hanno comunque inserito un'auto-censura soft.

Il livello di difficoltà è mediamente più permissivo rispetto agli altri dungeon crawler in circolazione, e la mappa viene compilata automaticamente. Nonostante questa semplificazione, tuttavia, i combattimenti risultano interessanti, soprattutto quando si forma il party completo e si inizia a smanettare (ehm...) con gli equipaggiamenti e con i pet da associare a ogni combattente.

Durante gli scontri, Io non partecipa mai direttamente all'azione ma ha il solo compito di accrescere la propria libido, per poi rilasciarla prima di esplodere (sì, avete letto bene) scegliendo quale delle monster girl nel suo party potenziare con un bonus temporaneo alle sue caratteristiche.

Ogni Monster Girl è caratterizzata da un elemento di appartenenza (i classici acqua, aria, terra e fuoco), che la rende più o meno efficace contro le creature incontrate. Più si sale di livello, più abilità si ottengono, risultando così più utili durante gli scontri.

I combattimenti cambiano nel momento in cui si incontra una Monster Girl "confusa", che deve essere liberata dal potere che la controlla. L'unico modo per far ragionare le fanciulle è, neanche a farlo apposta, far salire il loro livello di eccitazione. Ed è in queste fasi che Io diventa finalmente utile. Il protagonista, infatti, deve accarezzare le fanciulle rese inoffensive dopo il combattimento, trovando le loro zone erogene e riempiendo l'indicatore dell'eccitamento.

La fase delle "coccole" viene gestita interamente attraverso il touch screen della console, con la PS Vita tenuta in verticale. Sfiorando lo schermo si devono trovare le zone sensibili del bersaglio, per poi sfregarle delicatamente e pungolarle con il dito, ottenendo ogni genere di reazione (principalmente sonora: giocate con le cuffie!).

Il difetto principale di queste fasi è la totale assenza di indizi che permettano di capire con quale zona dell'illustrazione interagire. Considerando che queste fasi hanno un limite di tempo (scaduto il quale, la ragazza scappa e deve essere affrontata di nuovo in combattimento), può capitare di ripetere più volte uno scontro, soprattutto nelle fasi avanzate del gioco.

Nonostante questo, tuttavia, le scene d'azione risultano gradevoli e svolgono bene il loro dovere. La cosa interessante è che, una volta nella locanda, per approfondire il proprio legame con le varie Monster Girl liberate è possibile dedicarsi a sessioni "private" di touch screen. Investendo dei punti specifici accumulati durante il gioco, si affrontano sessioni a tempo utili per aumentare il grado di intimità (sbloccando così ogni genere di costume succinto), mentre con le sessioni libere si può fare pratica, per capire meglio i "gusti" di ogni ragazza.

Presso il negozio è possibile acquistare oggetti di ogni tipo, dai consumabili alle parti di equipaggiamento per i vari personaggi.

Tecnicamente parlando il gioco si distingue per un comparto audio estremamente curato, con musiche trascurabili ma con un doppiaggio eccellente, garantito dalla partecipazione di diverse doppiatrici famose del genere eroge.

Graficamente parlando viene tutto gestito attraverso illustrazioni 2d parzialmente animate, sempre di ottima qualità e caratterizzate da una discreta varietà. Meno positivo è il feedback relativo alle ambientazioni, che a volte tendono ad essere anche eccessivamente disturbanti (i funghi fallici della prima zona, per esempio, sono stati troppo anche per noi).

Monster Girl è un buon titolo per PlayStation Vita, naturalmente consigliato solo ed esclusivamente a chi conosca il genere e sa a cosa va incontro. Se volete evitare il rischio di giocare una versione incompleta (com'è già accaduto con Monster Monpiece), vi consigliamo caldamente di rivolgervi al mercato d'importazione.

7 / 10
Avatar di Filippo Facchetti
Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.

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