Moncage Recensione: Questione di prospettive
Un puzzle game per chi pensa fuori dagli schemi.
Ci siamo imbattuti in Moncage quasi per caso, attirati dal suo stile minimalista e dal gameplay essenziale che spesso nasconde piacevoli sorprese. Ci è già capitato in passato con titoli come Omno, Maquette, Down in Bermuda ma soprattutto con il delizioso Assemble With Care. Con quest'ultimo titolo Moncage condivide sia il ritmo narrativo, piuttosto compassato, che parte delle meccaniche di gameplay... e questo non può che essere un bene.
Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una storia, anche se inizialmente è praticamente impossibile capirne il filo conduttore e soprattutto il fine ultimo vista la mancanza di qualsiasi commento audio o sottotitolo. A proposito, il gioco non è localizzato in italiano ma stavolta poco importa perché le uniche cose da leggere sono i menù delle opzioni.
L'essenzialità regna sovrana in una schermata che inizialmente propone alla vista del giocatore un tavolo con sopra un cubo trasparente. Al suo interno se ne sta mollemente adagiata una macchina fotografica che, come input primario, suggerisce di tentare un'interazione con la stessa. Nulla accade, non c'è niente di cliccabile.
Provando a ruotare di 180° l'inquadratura (il sistema di controllo è quanto di più essenziale possiate immaginare) si nota però che non tutte le facce del cubo sono trasparenti. Alcune assomigliano più a finestre che aprono la vista su stanze colme di oggetti o scene di vita quotidiana.
Il cubo quindi non è un oggetto nel senso stretto del termine, assomiglia più ad un portale multi-faccia che ci collega a realtà appartenenti a chissà quale universo alternativo. Una specie di Tesseract, se vogliamo dirlo in stile MCU. Ammettiamo che inizialmente non è stato facilissimo capire le meccaniche di interazione con queste schermate, che presentano un'accozzaglia più o meno ordinata di oggetti, alcuni dei quali vengono evidenziati da un alone luminoso che ne segnala il vago ruolo da "protagonisti" all'interno della storia.
Come sempre si inizia andando per tentativi, ma pian piano il fluire del gameplay si impossessa di noi e ci avvolge come la classica coperta di Linus.
In realtà le cose da fare non sono molte. Di base bisogna ruotare il cubo per scoprire con quali realtà abbiamo a che fare. La maggior parte di esse possono essere zoomate con un semplice click, utile ad evidenziare oggetti altrimenti impossibili da raggiungere. In alcuni casi si possono aprire cassetti o sportelli che nascondono altri oggetti, ma questa fase esplorativa è solo una parte del gameplay.
La vera progressione si ha riuscendo a concatenare due oggetti presenti in scene diverse, giocando con le prospettive, ruotando la schermata e allineandone i bordi. Ogni volta che ci riuscirete una breve sequenza non interattiva manderà avanti la storia, cambiando le scene presenti in una o più facce del "Tesseract".
Lo stile grafico è piacevole e volutamente essenziale. Un livello di dettaglio maggiore avrebbe sicuramente migliorato l'estetica generale, ma probabilmente avrebbe reso le meccaniche di incastro inutilmente più complesse. Moncage invece è piuttosto permissivo in questo, basta avvicinarsi all'allineamento ideale e il gioco è fatto.
Più difficile è capire quali oggetti vanno concatenati e con quale angolazione. Inizialmente, infatti, le soluzioni sono intuitive ma con l'andare del gioco diventa sempre più difficile capire "dove", "cosa" e "come". Fortunatamente non si arriva mai a livelli eccessivi di frustrazione e in ogni caso nel menù che si attiva mettendo in pausa è possibile sbloccare suggerimenti sempre più dettagliati sulle mosse da fare per proseguire.
L'inventiva del team Optillusion si riflette tutta nelle meccaniche di Moncage, intriganti e tutto sommato ben bilanciate. Alla lunga però si sente la mancanza di una parte narrativa più forte e meno frammentata, capace di seguire e amalgamare la parte ludica con qualcosa che catturi davvero l'attenzione del giocatore fino in fondo. La trama invece è raccontata più che altro attraverso alcune fotografie che pian piano delineano sempre i contorni del puzzle.
Il problema è che questi scatti sono in alcuni casi ben nascosti negli scenari e quindi facili da mancare. La collezione viene raccolta in un apposito album che una volta completato fornisce al giocatore il quadro completo. A differenza del già citato Assemble With Care la storia che ne esce fuori però non è particolarmente interessante, nonostante provi di tanto in tanto a toccare corde piuttosto delicate.
Moncage è quindi un esperimento riuscito a metà, un gioco affascinante e intelligente ma le cui componenti risultano un po' scollate tra loro... buffo dirlo di un prodotto che fa delle meccaniche di collegamento il proprio fulcro. La longevità inoltre non è particolarmente elevata: è possibile arrivare comodamente alla fine in tre ore... un po' poche per i 15 euro richiesti per il download.
Se tuttavia siete alla ricerca di un puzzle game originale, che vada oltre l'abbinamento delle solite tre gemme colorate, il titolo Optillusion è una buona scelta.