Monster Energy Supercross The Official Videogame 5 Recensione: Accessibile, ma non troppo
Milestone compie piccoli 'salti' avanti, nel segno della continuità.
Milestone possiede le licenze più importanti legate alle due ruote e quando non esistono se le crea, come il "libertino" RIDE, il Gran Turismo delle moto. Tra MotoGP, MXGP e la neo entrante Superbike, che vedremo a luglio, abbiamo anche il Supercross, tra gli sport più amati negli Stati Uniti.
Se a un primo sguardo questa disciplina pare simile alla MXGP, viste le gare su sterrato, in realtà è un mondo completamente diverso che rispecchia una cultura che cerca più lo spettacolo che la prestazione sportiva.
Così come con l'Indycar e la Nascar noi europei difficilmente capiamo come sia possibile divertirsi di fronte ad auto che girano su un ovale (ma agli statunitensi basta e avanza), lo stesso vale per il Supercross, che si distacca dall'approccio classico su sterrato aggiungendo a questo una grossa dose di colore, salti iperbolici e tanto divertimento.
Milestone è da sempre riuscita a trasmettere questo diverso approccio allo sport, ricreando un'atmosfera da festa adrenalinica in cui però basta un nulla per finire all'ospedale. E partiamo proprio da questo punto: i videogiochi ci permettono di vivere questi eventi in tutta sicurezza, facendoci evitare visite ai chirurghi, ma Supercross non scongiura quelle dallo psicologo. Non vogliamo scomodare Elden Ring, che sarebbe eccessivo ,ma fino al quarto capitolo padroneggiare Monster Energy Supercross era come trovarsi a imparare a nuotare in mezzo l'Oceano Pacifico, circondati dagli squali.
L'approccio al gioco, infatti, sbatteva in faccia una curva d'apprendimento decisamente ripida e senza la possibilità di essere accompagnati a scoprire i segreti dello spostamento del peso del pilota, delle derapate, del flow e di tutti quei termini sconosciuti ai più. Nonostante questo quinto capitolo non vanti grosse novità, attestandosi come un consolidamento in attesa di un vero salto generazionale, la Future Academy è la manna dal cielo per chi si approcci per la prima volta a questo sport.
Sembrerebbe la classica modalità tutorial ma in realtà è qualcosa di più: rappresenta le "rotelle" della nostra prima bicicletta, con un'impostazione tale da farci comprendere al meglio tutte le peculiarità del titolo, fino a quelle più avanzate. In compagnia di Ricky Carmichael, una leggenda di questo sport, siamo chiamati a eseguire passo passo ogni abilità disponibile durante la gara, inclusa la gestione dello stick destro (solitamente adibito alla telecamera) che qui serve a gestire lo spostamento del peso del pilota. Il che fa un'enorme differenza una volta che lo si sa padroneggiare.
Tra curve paraboliche, dossi, cunette e salti in grado di farci raggiungere la Luna, la gestione del peso è essenziale per attraversare il tracciato il più velocemente possibile, ma soprattutto indenni. Nonostante il tutorial e tutta l'esperienza che è possibile avere con questa tipologia di titoli, però, la caduta è sempre dietro l'angolo e basta davvero poco per rovinare una gara. Questo perché, nonostante ci si trovi in un netto sim-arcade, la gestione della fisica è difficile da comprendere e non sempre fa capire quale sia il limite. Pur correndo in maniera corretta e pulita ─ per quanto si possa farlo in uno sport del genere ─ capita di trovarsi per terra senza una spiegazione precisa.
Facendo un esempio e rimanendo in casa Milestone, se in MotoGP si percorre una curva fuori traiettoria o troppo velocemente, sappiamo già che il rischio di caduta aumenta in maniera considerevole. Qui è un po' più complicato e si ha la sensazione che, nonostante tutto, non siamo realmente padroni del nostro destino.
D'altro canto, quando non si è per terra, Monster Energy Supercross 5 è davvero divertente, anche grazie a un gameplay stratificato in grado di variare a seconda della moto che si utilizza, visto che per regolamento sono disponibili cilindrate di 250cc e 450cc. La diversa massa del veicolo richiede infatti accorgimenti ulteriori, soprattutto nell'utilizzo dello stick destro.
A beneficiarne è l'offerta ludica, cui si aggiunge il ritorno del "free roaming", del Time Attack e della consueta Gara Singola. Il punto forte resta ovviamente la Carriera, divisa in tre tronconi con l'ultimo rappresentato dalla Pro League, il massimo campionato del Supercross.
Gli interventi apportati coi precedenti capitoli ritornano senza particolari modifiche e l'evoluzione del nostro alter ego diviene fondamentale per raggiungere le più alte vette di questo sport. L'essere "padroni del nostro destino" in pista passa infatti anche dallo skill tree, in grado di migliorare in maniera piuttosto netta il cronometro e di abbassare la percentuale di cadute.
Attivando via via questi perk con l'esperienza accumulata, aumenta la nostra sicurezza nell'approcciare il titolo perché viene spostato costantemente il limite fino al quale possiamo spingere senza cadere. In poche parole, se inizialmente siamo scarsi non è solo colpa nostra. È infatti qui che si comprende come non bisogna intestardirsi a vincere ogni gara del campionato, anche perché all'inizio è davvero difficile nonostante la difficoltà scelta.
Semplicemente bisogna farsi le ossa e avere pazienza, anche se la voglia di strafare è ovviamente grande. Questo fa pendant col potenziamento della moto, e anche con tutti gli orpelli estetici che cercano di non farci sfigurare di fronte gli altri piloti. Nonostante l'editor non sia tra i migliori sulla piazza, la personalizzazione del proprio casco permette di sbizzarrirci abbastanza, anche se la resa finale non sempre sarà quella che ci si aspettava.
E restando in tema di editor, torna anche quello dei tracciati con tutti gli asset necessari alla creazione del proprio circuito ideale. Sin dalla sua prima iterazione, questo strumento è stato via via implementato, fino ad arrivare oggi a un punto in cui l'unico limite è la fantasia. Il fatto di poter condividere i propri risultati con gli altri utenti aumenta a dismisura i contenuti e varietà del gioco.
Non va poi dimenticato il Ride Shape System, un nuovo elemento da tenere in considerazione all'interno della carriera. Essenzialmente ci si preoccupa anche della forma fisica del proprio alter ego, al fine di prevenirne eventuali infortuni che potrebbero comprometterne la stagione. Benché ancora da sviluppare più approfonditamente, è un concetto che potenzialmente potrebbe fare scuola in altri racing game di categoria, permettendo una maggiore stratificazione delle poche ma importanti peculiarità manageriali presenti in MotoGP o anche in F1.
Fortunatamente l'intera esperienza è pienamente adattabile alle nostre necessità e al nostro livello di bravura ma, nonostante questo, rimangono i difetti storici della serie. Come detto precedentemente (e nonostante il discorso relativo ai perk), la fisica non è sempre decifrabile, soprattutto quando si è circondati da piloti gestiti dall'IA che non vedono l'ora di sbatterci a terra.
Nonostante ora sembrino più attenti alla nostra presenza, non capita di rado essere spinti via senza troppi complimenti e, considerati i pochi rewind a disposizione, il rischio di vedere compromessa la gara è dietro l'angolo. È visibile anche il cosiddetto effetto elastico, e spesso si ha l'impressione di avere alle spalle un pilota incredibilmente superiore rispetto al resto del roster. Arrivati alla quinta iterazione, questi sono elementi che cominciano a pesare.
Sul fronte tecnico non vi sono grossissime novità: il colpo d'occhio generale resta buono ma basta aguzzare lo sguardo per accorgersi di alcuni limiti tecnici. Nonostante si cerchi in tutti i modi di restituire l'atmosfera di uno sport tutto luci e colori, animazioni e modelli poligonali di piloti e staff rovinano un po' la magia ma è l'eccessiva pulizia dell'immagine che sporca un po' quanto si vede sullo schermo.
Sembra un paradosso ma la visione d'insieme manca di quella "sporcizia" in grado di restituire l'atmosfera di uno sport tutto terra e fango: in poche parole, vorremmo più particellari.
Monster Energy Supercross 5 è dunque un racing game che diverte e intrattiene, nonostante permangano alcuni limiti delle scorse iterazioni. Non vi sono grosse novità rispetto al capitolo precedente ma l'introduzione della Future Academy riesce a cambiare l'approccio a uno sport che altrimenti rimarrebbe a uso esclusivo degli appassionati duri e puri. Speriamo solo che il sesto episodio sia in grado di far compiere un vero salto di qualità alla serie, magari con l'adozione dell'Unreal Engine 5.