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Monster Hunter (film) - recensione

Milla diventa cacciatrice di mostri.

Milla Jovovich avrebbe potuto essere un'attrice diversa, se non fosse finita nel filone degli action tratti da vari videogame? Non lo sapremo mai, ovviamente, e ce la ritroviamo oggi davanti in un ruolo copia-incolla, protagonista del film Monster Hunter, tratto dal celeberrimo videogioco Capcom.

A dirigerlo troviamo quel Paul W. S. Anderson, al quale non abbiamo ancora perdonato il Mortal Kombat del 1995, che si è poi dedicato alla saga Resident Evil dove i risultati sono stati assai altalenanti. Compagno della stessa Milla dal 2003, l'ha voluta protagonista dei suoi film, imprimendo alla sua carriera di attrice questa svolta muscolare.

Una pattuglia di tostissimi marines (in pochi minuti, stereotipi a palla), sotto il comando della badass Artemis (Jovovich), mentre soccorre un convoglio di colleghi spariti nel deserto finisce in un portale temporale e si trova catapultata in un universo parallelo, dove viene subito attaccata da un gigantesco mostro, che provoca la prima selezione fra i personaggi.

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Arrivano poi dei terribili ragni/granch, che mettono Artemis in dispensa, come nel Signore degli Anelli - La desolazione di Smaug. Durante la sua ovvia fuga però incontra un misterioso personaggio (Tony Jaa), che nel prologo avevamo visto cadere da un suggestivo vascello che solcava le dune come fossero le onde del mare, sotto il comando dell'Ammiraglio (Ron Perlman).

Per sopravvivere nell'inospitale zona ha messo a punto doti eccezionali, grazie alle quali anche Artemis riuscirà a sopravvivere. L'alleanza avrà luogo dopo qualche scaramuccia iniziale, dovuta anche al fatto di non comprendersi perché i due parlano lingue diverse. Si va avanti così fra incidenti di percorso vari e qualche combattimento, fino alla resa dei conti con un drago sputa fuoco (erano più belli quelli di Game of Thrones).

Con il ritorno in scena dell'Ammiraglio, si forma una triade di eroici e leali combattenti, mai più improbabile di questa, mirando a un eventuale sequel, ipotesi che ci lascia increduli. Quindi sabbia (vera, siamo in Namibia), botte da orbi, esplosioni, armi alla Mad Max (e nello stile del videogame), mostroni di cartapesta in CG, meglio i ragni/granchio del Diablo.

Milla Jovovich, eroina ormai scontata ma sempre ben conservata.

Esiste tutta una categoria, quella dei film tratti dai videogiochi, che ha dato gioie e dolori, ben diversificati, specie se dividiamo il pubblico fra giocatori e profani. Quindi certe trasposizioni sono state giudicate diversamente, anche severamente, ma per noi un film deve comunque essere capace di reggersi sulle proprie gambe e di intrattenere adeguatamente qualunque tipo di spettatore.

Qui crediamo che saranno scontentissimi tutti e probabilmente i giocatori saranno anche inferociti. Perché Monster Hunter è davvero una sciocchezza risibile, una storia frusta e ripetitiva che non riesce mai ad accendere l'interesse. Quindi noia per il profano e probabile irritazione per il giocatore, per il tempo perso fra siparietti inutili a rompere la continuità fra un combattimento e l'altro (e non sono tanti da soddisfalo).

Tony Jaa, il famoso combattente thailandese noto in Occidente per i due Ong-Bak, è un atleta dalle indubbie qualità, esperto di diverse tecniche di combattimento che esegue (così si dice) senza trucchi, senza cavi, senza controfigure, senza computer grafica, mescolando numerose discipline orientali fra cui il kung fu cinese, l'akido, il ninjitsu, l'arte della spada giapponesi, il muay thai tailandese e anche la danza Khon, fondendo il tutto in uno stile chiamato "Natayuth".

Tony Jaa se la vede con Diablo.

Considerato uno degli eredi di Bruce Lee è però un attore inesistente, parla giustamente pochissimo e gli tocca confrontarsi in alcune confuse risse con la pur sempre atletica Milla. Alla quale si tenta di dare un minimo di spessore fornendola di un non meglio specificato passato sentimentale, inseparabile custode di uno scatolino che contiene una vera matrimoniale.

Quanto alla sua interazione con Jaa, si privilegia il rapporto stile "strana coppia", buttando lì anche qualche battutina pronunciata dalla virile marine. Ron Perlman è quasi irriconoscibile, con una parrucca platinata alla Rod Stewart.

La distribuzione del film ha subito le conseguenze dell'epidemia Covid ed esce nelle sale quasi estive dopo essere già stato pubblicato su Blu-ray. Speravamo che le case di distribuzione sarebbero diventate migliori dopo i vari lock down. Non è successo e così un film decotto va a finire in sala e, tanto per fare un esempio, Godzilla vs Kong viene relegato allo streaming.