Moss Book 2 Recensione: Una dolce topolina rianima PlayStation VR
Siete pronti ad una nuova magia?
Poco più di quattro anni fa il ciclo vitale di PlayStation VR era nel pieno della sua maturità e tra titoli ricchi di azione, atmosfere cupe e proiettili filanti, alla ribalta si affacciò un gioco piccolo, tenero e magico di nome Moss.
Se avrete la pazienza di fare un piccolo viaggio nel passato di Eurogamer, potrete leggere la nostra recensione di quel gioiellino che venne premiato con un ottima valutazione e con parole significative: “Una delle migliori esperienze disponibili per PlayStation VR. Grazie ad un art design accattivante e un gameplay semplice ma efficace, Moss riesce ad appassionare e divertire”.
Oggi il panorama VR di casa Sony vive di attese e promesse. Siamo tutti curiosi di sapere quali meraviglie ci riserverà la promettente seconda generazione di visore PlayStation, ma per ingannare l'attesa i possessori dell'hardware originale possono contare ancora una volta sulla tenera ma risoluta topolina Quill, che torna su PSVR con il secondo volume delle sue avventure.
Atmosfere da fiaba incorniciano un'avventura ad enigmi che per qualche ora vi sospenderà piacevolmente al di sopra della realtà. Ciò che aveva caratterizzato il primo capitolo ritorna dunque anche in questo seguito, riveduto, potenziato e bilanciato.
La storia di Moss: Book II inizia esattamente dove era finita quella del “libro” precedente. Non vi daremo dettagli narrativi nel caso vogliate recuperare il gioco in questione, cosa che vi consigliamo vivamente di fare. Ciò che all'epoca ci aveva sorpresi era letteralmente la profondità dei mondi in cui ci si immergeva. Pur essendo un gioco sostanzialmente 2D, la piccola protagonista poteva muoversi in profondità e il giocatore seguirne i movimenti grazie alla tecnologia VR.
In più di un'occasione ci siamo sorpresi nello scoprire un collezionabile nascosto dietro ad una pianta, impossibile da vedere senza letteralmente sporgersi in avanti. L'interazione con lo “spazio reale” a disposizione del giocatore risulta ancora più essenziale in questa seconda occasione, visto che abbiamo a che fare con livelli molto più ampi e articolati.
Il tempo passato da Polyarc a lavorare su PSVR ha consentito al team di sviscerare al meglio l'hardware Sony e i risultati sotto il profilo estetico si vedono. Gli ambienti sono più profondi e dettagliati, il sistema di illuminazione nettamente migliorato e anche la varietà di biomi è di un altro livello rispetto al passato.
Quill condivide la scena con la nostra proiezione astrale, e il nostro ruolo di Lettore viene portato su schermo con un personaggio che ricorda molto da vicino il Senza Volto de La Città Incantata. Nel primo gioco l'interazione tra i due era portata avanti tramite poche semplici ma graziose animazioni, in questo sequel il rapporto tra i due è stato approfondito sia sotto il profilo delle meccaniche che nel legame emozionale.
Il globo luminoso che di fatto rappresenta la nostra mano nel gioco diventa a seconda dell'occasione una carrucola per sollevare oggetti pesanti o una leva, ma anche uno strumento di “possessione” che una volta utilizzato sui nemici consente di usarne le specifiche abilità. Il tempo passato dalla prima avventura ha permesso alla nostra amica di aumentare anche il proprio range di abilità.
Alcuni di voi ricorderanno che nel primo gioco la piccola poteva difendersi con una sola arma, qui invece ne abbiamo a disposizione tre: Spada, Martello e Chakram. La possibilità di passare ad un'arma veloce ma poco potente ad una che ha caratteristiche esattamente opposte, passando per l'immancabile via di mezzo che tra l'altro è utile anche per colpire a distanza, va ad ampliare non di poco il combat system ma non solo. Questi strumenti tornano utili anche per risolvere i puzzle ambientali che bloccano il cammino della squittente protagonista.
Se la prima avventura, benché piuttosto corta, soffriva un po' la ripetitività delle situazioni nella sua seconda parte, questo sequel risolve il problema allargando anche il parterre di nemici ed NPC che incontrerete nel corso dell'avventura e l'inventiva con cui vengono portati avanti e risolti gli enigmi. L'interfaccia di gioco è stata rivista per snellire i cambi di arma e le interazioni, ma soffre ancora di un po' di macchinosità nella gestione dei menù e del globo luminescente che va mosso negli scenari per attivare meccanismi, gestire i bersagli e via dicendo.
Il tempo trascorso dall'uscita di PSVR si nota poi specialmente nel tracciamento dei movimenti, nettamente più impreciso rispetto a quello offerto da visori più moderni. Giocare su PlayStation 5 non attiva i benefit garantiti dalla new-gen Sony, non aspettatevi quindi meraviglie dal DualSense che si comporterà esattamente come un “normale” DualShock 4.
L'avventura è lunga all'incirca il doppio della precedente e può essere portata a termine mediamente in 5/6 ore, che possono anche salire nel caso abbiate voglia di immergervi totalmente nelle atmosfere di Moss: Book II esplorandone ogni più piccolo anfratto. Ci auguriamo che titoli di questo calibro vengano riproposti anche nella futura generazione PSVR, e siamo emozionati al solo pensiero di come potrebbe essere un eventuale terza avventura con le nuove features che il prossimo visore Sony promette fin dal giorno in cui è stato svelato.
Nel frattempo, non possiamo che consigliarvi spassionatamente l'acquisto di questo gioiello, uno dei migliori titoli VR mai realizzati a prescindere dalla piattaforma.