MotoGP 22 Recensione, piccoli passi avanti e un'interessante novità
La serie intraprende un percorso narrativo con NINE Season 2009.
I titoli annuali sono sempre quelli più difficili da “vendere” e da valutare. Di anno in anno si susseguono opere molto simili tra loro e, nel caso degli sportivi, salvo cambiamenti nel regolamento tecnico nello sport reale, trovare reali differenze rispetto i capitoli precedenti diventa molto difficile.
Del resto ci siamo passati un po' tutti con i calcistici ma in realtà sono tutti i giochi di questa categoria a soffrire dell'intrinseco problema. Soluzioni? Si cerca di affinare quanto già prodotto oppure si cerca di aggiungere contenuti completamente nuovi e tangenti all'offerta ludica, come visto l'anno scorso in F1 2021 di Codemasters che, in mancanza di novità rilevanti ha imbastito un'intera modalità narrativa sulla scia dello show Netflix Formula 1: Drive to Survive, che ha sicuramente segnato un certo modo di raccontare lo sport.
Anche MotoGP di Milestone ovviamente non è esente da questi problemi di “ripetitività”, con un regolamento del Motomondiale praticamente congelato da diversi anni. Che fare allora? Da un lato si può solo ringraziare Ducati Corse per aver portato un reale sviluppo tecnologico in campo aerodinamico e tecnico (come l'RHD di cui parleremo dopo), trasposto poi in chiave videoludica; dall'altro, bisogna anche guardare alla concorrenza e sembra che una nuova moda cominci a farsi strada tra i giochi sportivi: raccontare storie.
Partiamo proprio da qui, dalla più grande novità contenutistica di MotoGP 22: NINE Season 2009. Tutti gli sport hanno qualcosa da raccontare, sfide epiche in cui uno sfavorito riesce a sconfiggere un più volte campione del mondo, riscatti personali dopo terribili infortuni o drammi esistenziali capaci di compromettere lucenti carriere.
Se c'è una stagione del Motomondiale che contiene questo e molto altro è sicuramente quella del 2009, una delle più emozionanti di sempre, ricca di incredibili colpi di scena nonché l'ultimo campionato vinto da Valentino Rossi. Ma Season 2009 non è una celebrazione del mito di Tavullia o almeno, non è solo questo: l'intera modalità è un susseguirsi di storie riguardanti quasi tutti i piloti di quell'anno, da Lorenzo e il suo burrascoso secondo anno nella classe regina, a Pedrosa e la sua sfortunata serie di infortuni, chiamato a un continuo riscatto, per finire con Casey Stoner e il suo malore che l'ha tenuto lontano dalle gare per mesi.
Insomma, c'è spazio per tutti e tutto con un mix di documentario e gameplay che funziona: i 53 minuti di scene di repertorio, tra girato in gara e interviste, vengono intervallati dal nostro scendere in pista, chiamati a replicare il più possibile quanto avvenuto nella realtà, in modo del tutto similare alla modalità scenario di F1 2014.
Avremo dunque una stagione composta da 17 capitoli, ognuno dei quali suddiviso in diversi episodi, sbloccati man mano che si procede al raggiungimento degli obiettivi. Siamo immersi dunque nei momenti più iconici della stagione 2009, come il celebre sorpasso di Rossi su Lorenzo all'ultima curva del GP di Catalogna o l'incredibile podio di Melandri a Le Mans ma non siamo chiamati a rispettare al 100% quanto avvenuto realmente: c'è un certo spazio di manovra, utile a rendere meno frustranti le gare e pensando più al divertimento e all'immedesimazione del momento. Ad esempio, nel caso in cui ci venisse chiesto di arrivare secondi, vincere il GP non ci fa mancare l'obiettivo: insomma, niente “time paradox” alla Metal Gear Solid 3.
Ma essendo una modalità narrativa, bisogna anche tener conto di come questa sia veicolata, visto che non è così scontato che chi gioca sia un appassionato di questo sport. Diretto e raccontato (in originale) da Mark Neale, un veterano in questo settore, NINE si presenta come un racconto didascalico, un documentario nel senso stretto del termine e che non cerca mai di esaltare né i vincitori né i drammi presenti in stagione. Una direzione quasi asettica, espressa anche da un tono di voce volutamente contrapposto a quello di Guido Meda, per intenderci.
In fin dei conti funziona, visto che permette di mantenere il focus sul momento raccontato ma manca (o almeno non traspare del tutto) un reale senso di coinvolgimento in grado di dare la giusta carica emotiva e adrenalinica per sentirci pienamente parte delle vicende.
Questo lo si nota anche perché nel frattempo è stato pubblicato una nuova serie dedicata al campionato su Amazon Prime, MotoGP Unlimited, capace di mostrare davvero l'”umanità” del pilota. Certo, i prodotti sono differenti, con il primo che vive di repertorio, ma forse è proprio la mancanza di empatia a frenare gli entusiasmi, l'incapacità di mostrare chi davvero si trova dietro la visiera.
In generale però si può dire che l'esperimento sia riuscito, tralasciando una transizione audio non propriamente azzeccata tra l'introduzione alla gara e l'inizio del gameplay, finendo spesso a terra per mancanza di feedback audio dalla moto. Cadere in questa modalità sarà comunque una prassi visto che si è buttati nel bel mezzo dell'azione “a freddo” e magari in circuiti di cui si ha poca esperienza. Non è un difetto in sé e per sé ma è qualcosa da tenere a mente, soprattutto se si prende in considerazione il fatto che le moto che guideremo risalgono a più di dieci anni fa. E credeteci, si percepisce parecchio.
Uno degli elementi più distintivi dei MotoGP (e che forse sarà riproposto anche in Superbike) è il parco moto storico, utile nel percepire le differenze tra le varie epoche. Le vecchie 500cc impallidiscono se confrontate con i mostri odierni ma ciò che più colpisce è la diversità marcata non solo tra le diverse annate ma anche tra le moto della stessa epoca. In tal senso, dunque, un appassionato trova sempre di che dilettarsi, anche nel semplice time trial.
Ma MotoGP 22 viene finalmente in contro a chi si approcci per la prima volta a questa tipologia di titoli, con un rinnovato tutorial simile per struttura a quanto proposto in Monster Energy Supercross 5: nelle varie sezioni è prevista una spiegazione delle meccaniche presenti, dalla gestione di gomme e carburante all'utilizzo dei sistemi elettronici e del nuovo Ride Height Device. Affrontiamo dunque l'elefante nella stanza, ossia questo nuovo sistema introdotto da Ducati e già messo al bando dalla FIM per i prossimi anni, che finirà per essere esclusivo di MotoGP 22.
La spinta verso una simulazione più accurata cominciata dal capitolo precedente, si fa sentire in maniera decisa anche qui, con un affinamento della fisica di sospensioni e pneumatici che ora risentono anche della loro deformazione in grado di alterarne il consumo. Tra gestione dell'elettronica, gomme, freni, carburante e anche la massa del pilota, si aggiunge questo nuovo sistema, presente esclusivamente sulle attuali MotoGP.
Essenzialmente il Ride Height Device agisce sulla compressione dell'ammortizzatore posteriore abbassando il centro di gravità della moto, attivabile alla pressione di un tasto, come per il DRS in F1. Il suo utilizzo è del tutto facoltativo: può essere usato solo in rettilineo per contare su una maggiore velocità di punta o in qualsiasi punto della pista, purché si sappia a cosa si va in contro. È uno di quegli elementi che necessita di studio anche perché la libertà di utilizzo permette di adattarlo al proprio stile di guida. I piloti reali utilizzano tale sistema non appena usciti da una curva lenta, proprio per massimizzare l'accelerazione del mezzo ed è una cosa consigliabile anche nel videogioco: se usato correttamente si possono guadagnare decimi al giro.
Questi decimi però saranno figli di molta pratica, sia sull'asciutto sia sul bagnato, in ogni tracciato presente. Con l'RHD attivato ogni piccolo errore può essere fatale proprio perché con l'irrigidimento della moto si fatica ad assorbile avvallamenti o l'impatto coi cordoli.
Le MotoGP attuali sono ormai delle Formula 1 su due ruote, soprattutto negli ultimi dieci anni in cui si è puntato anche su un'aerodinamica a fini prestazionali. Tutte le alette dunque hanno un impatto importante sull'aderenza della moto sull'asfalto e soprattutto, limitano vistosamente l'impennata. La simulazione aerodinamica è un altro degli elementi da tenere d'occhio e ci si accorge di quanto questa impatti sul giro semplicemente guidando una moto di un'altra epoca. Questo non significa che le moto attuali siano più facili da governare rispetto al passato: il limite si è semplicemente spostato un po' più in là.
MotoGP 22 è una continua ricerca di questo limite, capace di tenere i giocatori sulle spine all'ingresso e all'uscita di qualsiasi curva, anche grazie a una rinnovata simulazione dell'asfalto e della traiettoria di gara, in cui la differenza tra parte “gommata” e non è la stessa che corre tra una Pole Position e una rovinosa caduta.
Ciò vale per tutte le categorie, dalle Moto 3 alle Moto 2 e persino le Rookies. La direzione è dunque quella giusta, con Milestone che è riuscita a ricamare un'esperienza appagante in quasi tutti gli aspetti del gameplay ma c'è ancora spazio per i miglioramenti, visto che stiamo parlando comunque di un titolo cross-generazionale. Un punto da tenere a mente ad esempio riguarda le collisioni, con una fisica alle volte indecifrabile, capace di trasformare piccoli contatti con altri piloti in incidenti disastrosi.
Le gare con le diverse categorie sono battaglie a tutto tondo, contro i piloti gestiti sempre dall'ottima A.N.N.A., contro il circuito, contro l'usura e soprattutto contro noi stessi: al contrario di altri racing game su quattro ruote, c'è molto meno spazio all'improvvisazione, cosa che può essere mitigata gestendo la difficoltà ma che non sparisce mai del tutto. In questo Milestone è riuscita a produrre qualcosa che si avvicina molto alla realtà: solo chi rischia può andare davvero veloce.
L'offerta ludica si amplia anche con lo split-screen e il cross-play nel multiplayer online (che purtroppo non abbiamo avuto modo di testare), senza dimenticare la personalizzazione di tuta, casco e livrea della moto, anche se quest'ultima purtroppo basilare e con poca possibilità di scelta. Tuttavia si possono realizzare elementi davvero originali e soprattutto unici, da utilizzare nel cuore pulsante del pacchetto: la carriera.
L'approfondimento manageriale della modalità introdotto lo scorso anno segue quanto mostrato in F1 e WRC, in cui non siamo più chiamati a occuparci di girare nel weekend ma a gestire l'intero sviluppo di organico e tecnologico del team. A spiccare è ovviamente quella dedicata alla MotoGP contornata dai test pre-campionato in cui dovremmo scegliere uno tra tre diversi pacchetti di sviluppo, una scelta cruciale che influenzerà tutta la stagione.
Benché non tocchi vette particolari, tutte le funzioni disponibili al giocatore permettono di vivere la stagione in maniera diversa, con un occhio sempre rivolto al di fuori della pista. Anche qui vi sono ampi margini di miglioramento ma il pacchetto presentato è già in grado di restituire la sensazione di trovarsi all'interno di una stagione fluida e in continua evoluzione.
Concludiamo con la vera nota dolente, quel comparto tecnico che nonostante il passaggio all'Unreal Engine 4 e gli ulteriori miglioramenti apportati in questo capitolo, fatica a restituire un senso di realismo. Benché sia possibile notare un upgrade dei modelli di meccanici e piloti, nonché del contorno pista, siamo ancora lontani da quanto proposto dalla concorrenza.
Fortunatamente sulle moto, le vere protagoniste, c'è davvero poco da dire e bisogna davvero aguzzare l'occhio per notare qualcosa fuori posto. Se tutto il gioco avesse la stessa cura di quella mostrata per i mezzi, il risultato sarebbe sicuramente diverso. Sicuramente la resa grafica non fa il gioco ma in titoli come questo ha una certa rilevanza. Il colpo d'occhio generale rimane buono ma non va oltre.
MotoGP 22 è dunque un capitolo che funziona sotto quasi ogni aspetto, ampliando l'offerta ludica e portando novità interessanti nel gameplay. NINE Season 2009 è un esperimento riuscito, capace di restituire in qualche modo i dietro le quinte dello sport, dando una visione diversa dei piloti che affrontiamo in pista. Le nuove introduzioni alla fisica e l'integrazione del Ride Height Device rendono l'ultimo racing game Milestone davvero appagante e complessivamente, il migliore prodotto finora.
La direzione è quella giusta e si spera che sfruttando appieno la nuova generazione di console e schede video, il team possa finalmente compiere un vero salto di qualità dal punto di vista tecnico.