Murderville Recensione: Los Angeles Noir, per ridere
Una parodia demenziale ma non abbastanza...
Terry Seattle è un tostissimo detective della Squadra omicidi, stile Bosch, cinico e disilluso e nel bel mezzo di una crisi matrimoniale che si intreccia al suo lavoro, perché l'ex moglie è il suo Capo.
Ci viene presentato riproducendo tutti i passaggi obbligati del genere crime più seri, ma vedendo che il protagonista è interpretato da Will Arnett, capiamo subito che non è una cosa seria.
In tutto questo, mentre fioccano gli omicidi da risolvere, a ogni episodio deve vedersela con un nuovo partner lavorativo. Lo spunto della serie è infatti che, nella soluzione degli elementari casi, viene volta per volta coadiuvato da una guest star celebre. L'ospite non ha copione e deve improvvisare sul canovaccio che invece Terry ha, in una trama in continua evoluzione.
Gli ospiti di questa prima stagione sono Conan O'Brien, il famoso conduttore televisivo, per passare alla (per noi) meno nota star del NFL Marshawn Lynch. A seguire troviamo la giovane Annie Murphy (la ricordiamo in Schitt's Creek), Kumail Nanjiani, che da Silicon Valley ha spiccato il volo verso gli Eternals, e Ken Jeong, passato alla notorietà dalla serie Community alla saga della Notte da leoni. La presenza più lussuosa è ovviamente la mitica Sharon Stone (nel quinto episodio), che su grande schermo si concede (o viene richiesta) assai poco.
Gli omicidi, come in ogni serie crime che si rispetti, avvengono in ambiti e per motivi molto vari quali gelosia, invidia, avidità e così via. La soluzione dei casi è così elementare da ricordare la serie per ragazzini Piccoli Detective e infatti per il suo humor all'acqua di rose Murdeville potrebbe interessare maggiormente un pubblico di minorenni. Che non crediamo fosse esattamente nelle mire degli autori.
Terry, oltre a indagare sui vari casi come trama orizzontate ha l'indagine mai conclusa sulla morte della sua collega Lori (che si vede in fotografia col volto di Jennifer Aniston), avvenuta ben 15 anni prima. Il Detective, che dovrebbe essere il professionista, mette in fila solo figuracce, come uomo e come poliziotto, in un'abbinata da poliziotto scemo/poliziotto buono, in cui lo stagista è meglio del maestro (anche in tre casi su sei l'ospite sbaglierà la soluzione).
Peccato vedere usato per un personaggio così inesistente, puro pretesto per le ospitate, un attore come Will Arnett che ha dimostrato di poter fare di meglio in Arrested Development (oltre ad essere la voce di BoJak Horseman). A noi piace ricordarlo nella malinconica serie tv Flaked.
Murderville si rifà alla serie inglese Murderville in Successville, tre stagioni dal 2015, scritta da Andy Brereton e Avril Spary, che impiegava ospiti per noi poco noi, fra loro anche il bassista degli Spandau Ballet.
Siamo nel filone della presa in giro che si vorrebbe demenziale, inaugurato negli anni '80 con la parodia Scuola di Polizia. Poi sono arrivati La pallottola spuntata, Hot Shots, Hot Fuzz, per arrivare al successo della serie tv Brooklyn Nine Nine.
In casi come questi però, dove la trama è un pretesto per presentare ospiti noti, si sarebbe dovuto puntare su personaggi più carismatici. Sharon è sempre la diva che conosciamo e con lei si perde tempo con una sfilza di battute sull'attrazione fatale, O'Brien è simpatico e si impegna (è il migliore, gli altri sembrano preoccupati di fare brutta figura), non pervenuti la Murphy e Lynch, sempre poco simpatico Kumail Nanjiani, Ken Jeong sembra divertirsi proprio, a livello personale. Buon per lui.
Quindi anche se gli episodi sono solo sei e durano meno di mezz'ora, Murderville è proprio un'occasione sprecata e non ci sentiamo di raccomandarne la visione.