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Natural Doctrine non passa la selezione naturale - review

Fuori tempo massimo.

Dopo aver scaricato Natural Doctrine su PS4 e averlo fatto partire mi son detto: "Eurogamer ha inaugurato una sezione retrogaming e nessuno mi ha detto niente?".

Sì perché ogni pixel del gioco sembra provenire da un passato a cavallo tra PlayStation 2 e PlayStation 3 fatto di limiti tecnici e grafici ormai superato da tempo.

Guardando il suo doppiaggio mal sincronizzato, la complicatezza dell'interfaccia, la legnosità delle animazioni, la pochezza dei paesaggi, la pochezza della grafica e i suoi dungeon sospesi nel vuoto non si può non pensare di trovarsi di fronte a un film di serie B in cui un uomo delle caverne viene trovato e scongelato per dare vita a una serie di gag che evidenziano quanto sia primitivo.

Tutto si svolge in un universo fantasy popolato da uomini che occultano grossi problemi di autostima vantandosi sempre delle proprie abilità e donne dalla voce fastidiosa ed entusiasta, che le rende piacevoli come chi vi parla appena vi alzate da letto.

A chi la passo la palla?

Fondamentalmente, dovrete gestire un gruppo di persone che per lavoro uccidono mostri e ne rubano gli averi per usarli o darli all'umanità, il resto è la solita accozzaglia da sceneggiatura fantasy di serie B.

Come se non bastasse Natural Doctrine, tenendo fede al proprio nome, è un gioco privo di cuore, ai limiti del punitivo, in cui solo il più forte, e calmo, sopravvive.

Tanto per fare un esempio, basta che un personaggio muoia per far comparire la scritta Game Over, e a quel punto o ricaricate un salvataggio o un checkpoint. Peccato che si possa salvare solo fuori dai dungeon, e i checkpoint all'interno sono distribuiti con un criterio decisamente casuale.

Per capire quanto può essere divertente, immaginate di dover rifare tutta una sezione di Final Fantasy, combattimento dopo combattimento, solo perché vi è morto un membro del party. Se non vi monta la rabbia al solo pensiero non siete umani.

Inoltre, ogni scontro è matematicamente e clamorosamente impari e pieno di insidie, e ogni volta che il nemico vi attaccherà sarete costretti a sorbirvi tutte le sue animazioni. Considerando che su schermo possono esserci anche una decina o più nemici (mentre voi sarete al massimo 4) vi consigliamo di tenere un libro a portata di mano per passare il tempo.

Come vedete, la maggior parte degli scenari sono un elogio alla pochezza.

E quando finite il dungeon? Beh dovete tornare all'entrata, l'uscita automatica è per femminucce. Capirete dunque che non ci troviamo di fronte al solito gioco difficile che chiede rispetto per essere apprezzato, ma di fronte al classico amico delle elementari che deve vincere a tutti i costi, anche barando, che diventa noioso quando perde.

Quanto Natural Doctrine è banale nella realizzazione tecnica e nel setting, tanto è complesso nel sistema di combattimento, o almeno così pare all'inizio, soprattutto perché il gioco fornisce un tutorial che vi spiegherà giusto lo stretto indispensabile.

Come ogni titolo tattico che si rispetti, il combattimento è diviso in turni e scacchiere. I vostri personaggi potranno muoversi liberamente nella propria casella e in quelle adiacenti e potranno occupare anche tutti insieme lo stesso spazio, ma sarà fondamentale fare in modo che chi usa le armi a distanza rimanga sempre dietro ai personaggi da mischia.

Cioè che rende particolare Natural Doctrine è il fatto che ogni azione dei propri personaggi è influenzata dalle scelte e dalla posizione degli altri.

Se ad esempio decido di attaccare un Goblin, per massimizzare il danno dovrò far compiere la stessa azione da più personaggi che stanno ad una determinata distanza tra loro. Oppure, potrei decidere di mettere un guerriero in posizione di parata, collocare alle sue spalle una unità armata di fucile e fare in modo che il primo pari gli attacchi mentre il secondo spara a ogni nemico che si avvicina.

I protagonisti del gioco non brillano per carisma.

Ogni ordine crea una linea sul terreno che mostra il tipo di attacco e il link con i restanti membri della squadra; questo nelle situazioni più complesse trasformerà il vostro gioco di ruolo in uno schema di Football Americano particolarmente disastroso e arzigogolato.

La situazione non è ovviamente facilitata dall'interfaccia e dalla telecamera, tanto che cliccando qua e là mi è capitato di curare i nemici mentre cercavo di ristabilire i miei punti ferita, perché il sistema non prevede che una magia punti di default verso se stessi. O magari ho sparato a unità amiche perché il sistema le selezionava per sbaglio, senza che me ne accorgessi. Inoltre, non si capisce come mai a volte i personaggi si spostino da soli nella casella successiva dopo aver ucciso il nemico, rimanendo quasi sempre in posizione vulnerabile.

In teoria dovrebbe essere un sistema interessante e complesso, in pratica è una meccanica che incoraggia la più banale delle tattiche: tutti in massa contro uno e poi avanti il prossimo. Questo non impedisce al gioco di essere incredibilmente e drammaticamente complesso, visto che i modificatori che scattano quando viene compiuta un'azione coordinata devono essere sempre tenuti a mente se si vuole vincere.

Da una parte dunque abbiamo un gioco ricco di meccaniche complesse, che premia però la più semplice, ma non la incentiva, per colpa di una difficoltà veramente alta, anche negli scontri più banali. Si muore moltissimo in questo gioco, ed è spesso una morte di cui non si capisce bene il motivo, e che è frutto di un personaggio posizionato due centimetri più in là della posizione ideale.

Certo, tentativo dopo tentativo alla fine il dungeon si può finire, ma non è quasi mai merito delle abilità del giocatore, quanto la sua conoscenza delle posizioni avversarie, maturata a suon di imprecazioni e Game Over precedenti.

Il sistema di caselle non è poi così male, ma le variabili in gioco, spesso spiegate male, rendono il tutto troppo complesso e casuale.

Vi pare inutilmente complesso? Beh questo è Natural Doctrine, un gioco lento, macchinoso e complesso non per sfidare i giocatori, ma per il puro gusto di esserlo. Ci sono così tante regole e variabili introdotte un po' a caso scontro dopo scontro, che se esistesse un manuale cartaceo ricorderebbe un libro di Fisica.

L'unica cosa positiva è che prima di ogni incontro potrete respeccare completamente i vostri personaggi tutte le volte che volete, sperimentando differenti stili di combattimento.

Volendo esiste anche una modalità multiplayer che mescola le meccaniche di un gioco di carte collezionabili, con le quali potete costruire il vostro esercito, con quelle del single player, permettendovi di duellare con o contro i vostri amici... ma vi sfido a trovare qualcuno con cui giocarci.

Insomma, non ci siamo. Fossi in voi considererei Natural Doctrine soltanto se proprio siete collezionisti di jRPG o se siete così in astinenza dal genere da essere disposti a fare come i bevitori in crisi che si bevono l'alcol dei profumi.

4 / 10