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NBA 2K10

Un vero campione non trascura i dettagli.

Per gli appassionati di basket la serie di NBA 2K è sempre stata fonte di grandissime soddisfazioni, a discapito di una Electronic Arts costantemente in affanno col proprio NBA Live.

Come ogni anno i programmatori hanno cercato di raffinare ulteriormente un'esperienza già eccellente, finendo col migliorare alcuni elementi e peggiorarne altri.

La prima cosa che salta all'occhio una volta inserito il disco nella console è il layout completamente ridisegnato dei menu, finalmente comprensibile e facile da navigare.

Per troppi anni è stato necessario spaccarsi la testa per capire come accedere a una determinata modalità piuttosto che a un'altra, e finalmente bastano pochi passaggi per selezionare ciò che si desidera. Si tratta di un bel passo avanti, considerando che ci sono voluti ben nove capitoli per raggiungere un simile risultato!

Dopo aver apprezzato la qualità dei menu arriva finalmente il momento di scegliere la propria squadra del cuore e di scendere in campo per la prima partita, potendo così apprezzare l'ottimo lavoro svolto dal punto di vista grafico.

A volte l'Intelligenza Artificiale soffre di amnesie e capita di vedere passaggi elementari sbagliati o infrazioni di backcourt violation in momenti di calma totale.

Fin dai primi istanti della presentazione delle squadre appare evidente il balzo in avanti fatto dalla serie in termini di realismo visivo, sia per i modelli poligonali dei giocatori che per i dettagli di pubblico e ambientazioni.

Il motore grafico si dimostra solido e capace di mettere in scena atleti estremamente simili alle proprie controparti reali, piuttosto che zombie goffi e inespressivi. Le animazioni di ogni giocatore sono fluide, naturali e ben collegate fra loro, sia durante le sequenze precalcolate che nelle fasi di gioco vero e proprio. Tutto questo, però, ha un prezzo da pagare, che si rivela piuttosto rilevante per NBA 2K10.

Nel corso delle partite, infatti, le fasi più caotiche sotto al canestro mettono in difficoltà il motore grafico, provocando una serie di cali di frame rate piuttosto fastidiosi (più evidenti nella versione 360 che in quella PS3).

Pur non intaccando in modo particolare la qualità visiva generale, i rallentamenti in questione possono diventare un problema per la giocabilità, perché finiscono col far perdere concentrazione e coordinazione al giocatore impegnato nell'azione.

: La fisica che gestisce il drappeggio degli abiti a volte lascia un po' a desiderare. Un vero peccato, visto il livello degli altri dettagli tecnici.

A questo elemento si va ad aggiungere un fastidioso ritardo nell'esecuzione dei tiri, che spesso si traduce nell'intercettazione della sfera da parte del difensore che, nel frattempo, ha avuto la possibilità di recuperare l'eventuale svantaggio nei confronti del tiratore.

Il ritardo è dovuto alla necessità del gioco di terminare alcune animazioni prima di far partire il tiro, un po' come accadeva nei vecchi capitoli di FIFA e PES. Se quello dei rallentamenti può anche essere un problema di minore entità, quello del ritardo dei tiri è molto più grave, visto che costringe il giocatore ad adattarsi impostando il proprio gioco di conseguenza.

È un vero peccato, perché NBA 2K10 rimane un ottimo gioco di basket, veloce, profondo e perfettamente in grado di simulare l'esperienza di una partita di pallacanestro fra giganti agili come felini. Sembra quasi che il team di sviluppo si sia concentrato così tanto per inserire le novità da aver perso di vista altri elementi fondamentali del gioco.

Avatar di Filippo Facchetti
Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.

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In this article

NBA 2K10

PS3, Xbox 360

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