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Never Alone: alla scoperta di un mondo nascosto - review

Cinquanta sfumature di bianco.

Never Alone è uno di quei giochi che colpiscono a prima vista. Il titolo sviluppato da Upper One Games si è fatto notare da subito per la particolarità di stile grafico e ambientazione, nonché per il background unico a cui si ispira, quello del folclore degli Iñupiat.

Le ispirazioni di Never Alone non sono un facile slogan o un mezzo per guadagnare simpatie: gli sviluppatori hanno collaborato a stretto contatto con vari esponenti della comunità Iñupiat allo scopo di raccontarla, tanto il gioco fa anche la funzione di mini-documentario su storia, tradizioni e metodi di sopravvivenza di questa comunità che abita le gelide distese dell'Alaska a ridosso del mare di Bering.

Per dare vita a una delle storie di questa etnia sono state scelte le meccaniche tipiche del platform. La protagonista di Kunuuksaayuka, una storia creata da Robert Cleveland, è in questa versione una bambina di none Nuna che decide di scoprire le cause di una bufera di neve che sembra non avere mai fine.

La monotonia dello scenario viene interrotta efficacemente da piccole escursioni in grotte e villaggi abbandonati, o anche da sezioni subacquee come questa.

Nonostante la giovane età, e a differenza di quanto si potrebbe pensare, Nuna non è indifesa di fronte all'inclemenza del clima, ed è anzi perfettamente in grado di cacciare e allontanarsi dal suo villaggio. Di ritorno, trova però quest'ultimo distrutto e comincia il suo viaggio di scoperta in compagnia di una volpe artica che le ha salvato la vita.

Never Alone si affida a meccaniche semplici e ben collaudate dei canoni del platform. Nuna può saltare, aggrapparsi a sporgenze, dondolarsi e anche accucciarsi per evitare di venire scaraventata via da raffiche di vento particolarmente forti.

A un certo punto del gioco la bimba acquisisce delle bolas utili a interagire con l'ambiente, ad esempio distruggendo del ghiaccio che blocca un passaggio o un corso d'acqua, ma anche a richiamare degli spiriti colpendo delle sfere luminose.

Gli spiriti hanno un ruolo fondamentale nel gioco, così come lo hanno nella comunità Iñupiat, che viene raccontata da brevi video osservabili anche in-game subito dopo essere stati sbloccati. La misteriosa volpe artica che accompagna Nuna può arrampicarsi su alcune sporgenze, calare corde e in generale collaborare con la bambina per permettere al duo di avanzare di piattaforma in piattaforma.

Le uniche sezioni discretamente impegnative sono quelle in cui si deve fuggire da un pericolo incombente interagendo con spiriti e scenario.

La capacità più particolare e importante dell'animale è però quella di influenzare gli spiriti che pervadono gli scenari, dando loro forma e sostanza quando gli è vicina, e anche facendoli spostare. Nuna in questi casi può usare le parti più luminose degli spiriti come appigli, e spesso è necessario passare costantemente dal controllo della bambina a quello della volpe per realizzare azioni più articolate che coinvolgono i due, lo scenario e i succitati spiriti.

La presenza di due personaggi da controllare promuove idealmente il gioco in co-op (funzione disponibile solo in locale), con un minimo di pratica non si hanno difficoltà neanche durante gli inseguimenti in cui è necessario far collaborare il duo molto velocemente: sì, Never Alone è per sua natura abbastanza facile.

Anche giocando con mouse e tastiera, la maggior parte del gioco è perfettamente superabile con una mano sola: il mouse diventa necessario solo quando si devono lanciare le bolas, tenendo premuto il tasto sinistro mentre si prende la mira e rilasciandolo per scagliare l'arma.

L'avventura si svolge senza alcuna fretta, con alcune sezioni di inseguimento a movimentare quella che altrimenti è una storia molto pacata nei tempi e affidata alla voce di un narratore indigeno che la racconta nella lingua madre in cui è stata creata, con sottotitoli disponibili in una varietà di lingue tra cui l'italiano.

Le qualità artistiche, che sono poi il primo biglietto da visita con cui il gioco si presenta agli occhi, sono innegabili. Gli scenari non sono relegati a fare da sfondo a Nuna e alla volpe, ma sono praticamente un terzo protagonista che incombe con pacifica maestosità, pur con pochi tratti visibili tra bufere di neve e orizzonti monotoni.

Nonostante gli scenari siano per forza di cose monotematici, c'è della varietà che mantiene fresco l'aspetto di Never Alone tra un villaggio abbandonato e un tuffo nelle acque gelide, almeno quanto basta per un intero playthrough, la cui durata si attesta sulle 3 ore. Il sistema di checkpoint, inoltre, è molto clemente, e la strada da ripercorrere in caso di un salto sbagliato è sempre pochissima.

Brevità e semplicità sono due peccati non proprio veniali, ma Never Alone è stato chiaramente creato per essere il veicolo di un certo tipo di messaggio, ed è proprio questo che probabilmente ha finito per lasciare inespresse le potenzialità della sua parte ludica.

Le meccaniche di base avrebbero potuto essere sicuramente sfruttate per passaggi più intricati, ma nell'insieme il gioco scorre via molto bene anche grazie agli intermezzi documentaristici che danno corpo a quella che altrimenti rischierebbe di essere solo una storia poetica dell'amicizia tra una bambina sperduta e una volpe.

Nonostante qualche bella trovata riguardante gli spiriti, Never Alone non fa mai il salto di qualità come platform.

Il limite di Never Alone, più che altro, sta nella sua duplice natura. il titolo di Upper One Games è un connubio affascinante, un po' gioco e un po' documentario, ma nulla che fonda le due cose in un modo diverso e unico, e in questo senso le potenzialità del videogioco inteso come mezzo di espressione sono probabilmente andate un po' sprecate o forse, chissà, sottovalutate.

Never Alone è comunque uno svago decente, seppur breve. Viverlo solo come un platform dall'aspetto e dai toni amabili non ha molto senso, mentre se vi interessa l'opportunità di scoprire un mondo insospettatamente ricco e vivo, che purtroppo va scomparendo, potrebbe regalarvi più di qualche soddisfazione nell'arco di un paio di pomeriggi.

6 / 10
Avatar di Emiliano Baglioni
Emiliano Baglioni: Emiliano si affaccia al mondo dei videogiochi all’epoca del Vic 20. Vive la sua storia di giocatore pensando che prima o poi crescerà e mollerà il joypad, ma non abbandona mai la sua passione, che riesce in qualche modo misterioso a conciliare con tutto il resto.

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