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Neversong - recensione

Un gioco sospeso tra sogno e realtà.

C'è un momento nell'infanzia di ognuno di noi in cui spinti dall'esplorazione e dalla curiosità della crescita, sognamo di spezzare quel legame primordiale che ci lega ai nostri genitori.

Immaginiamo avventure intrepide e senza fine o semplicemente pomeriggi a fare incetta di dolciumi e bevande gasate. Costruiamo sogni su sogni all'interno di quello strabiliante mondo immaginario ma si sa, un sogno può essere idilliaco o può diventare un incubo senza fine.

Sicuramente nella nostra infanzia non ci saremmo mai immaginati di esplorare un mondo in rovina, in cui la figura genitoriale può diventare mortale e il limite tra sogno e realtà attenuarsi. Ma è invece il panorama in cui veniamo trasportati con Neversong, titolo già uscito su Apple Arcade ma disponibile adesso anche su PC, PS4 e Xbox One.

Inizialmente presentato come "Once Upon a Coma", l'adventure platform è realizzato da Serenity Forge e Atmos Games (questi ultimi padri del precedente Pinstripe) e ci catapulta nei panni di Peet, un giovane orfano del villaggio di Red Wind.

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La sua ragazza, la campionessa delle avventure Wren, è misteriosamente sparita e l'ultimo ad averla vista sembrerebbe essere proprio Peet. La giovane è stata rapita dall'inquietante e spaventoso Mr. Smile, una figura umanoide (vagamente somigliante allo Slander Man) erettasi davanti all'inerme protagonista che, per la paura, è caduto in un coma profondo.

Al suo risveglio Peet si rende conto che niente è più come prima e che l'idilliaco villaggio di Red Wind non è più lo stesso. Tutti gli adulti sono inaspettatamente spariti e i bambini sono gli unici superstiti. L'atmosfera che si respira è irreale, onirica e angosciante, con sfumature che ricordano gli scenari surreali di Miss Peregrine e Nightmare Before Christmas.

Il ragazzo decide così di investigare sull'accaduto e di salvare la sua ragazza. Nella sua missione è accompagnato da Bird (una lucciola, più che un volatile) che lo aiuta nel superare gli ostacoli più impervi e che raccoglie per lui oggetti utili. Durante il suo percorso, Peet si rende conto che la questione è più pericolosa di quanto sembri: Mr. Smile ha trasformato il paesaggio in un tetro habitat per ragni e insetti raccapriccianti, ma quel che è peggio è che ha trasformato tutti gli adulti in mostruosi zombi assetati di sangue.

La sua avventura sarà quindi una corsa contro il tempo per salvare la sua amata e riportare la sua cittadina alla normalità. Una trama creepy, dal mood inquietante che però cattura l'attenzione e fa tenere gli occhi fissi sullo schermo.

Ambientazioni oniriche si uniscono a luoghi spettrali, regalando una dicotomia da mozzare il fiato.

Una storia accattivante che stimola il giocatore a volerne sapere sempre di più. Un mondo caratterizzato dall'importanza dei suoni armoniosi di una melodia e sulla potenza dell'infanzia. Racconti in rima, spartiti magici e movimenti leggiadri saranno le caratteristiche chiave di questo interessante prodotto.

Sebbene si focalizzi principalmente sull'impatto di una trama magnetica, Neversong presenta comunque anche un gameplay all'altezza delle aspettative. Semplice ma efficace, il sistema di controllo ci permette di muoverci in piena libertà, saltare e colpire con oggetti. Quello che, invece, abbiamo notato fare la differenza è la piattaforma che scegliamo di utilizzare.

La versione PC supporta l'utilizzo di un controller, strumento che vi suggeriamo caldamente di preferire. Per quanto l'uso della tastiera non sia invalidante, abbiamo provato con mano la differenza tra le due periferiche: soprattutto in momenti concitati e nelle boss fight, avere dalla propria un controller può fare la differenza.

A condire il tutto troviamo la presenza variegata e numerosa di enigmi e rompicapo, dalla melodia da comporre per aprire un passaggio ai pulsanti da azionare nell'ordine giusto. In Neversong l'esplorazione non ha mai fine, grazie anche alla possibilità di ripercorrere il tragitto all'indietro per recuperare oggetti collezionabili o personaggi che ci eravamo persi.

Il gameplay risulta essere piuttosto basilare ma allo stesso tempo avvincente e non scontato. Il personaggio può saltare, colpire o aggrapparsi a oggetti sospesi.

Durante la nostra avventura, infatti, possiamo imbatterci nei numerosi bambini del villaggio, che possono aiutarci con le differenti missioni del gioco. Questi NPC potranno suggerirci percorsi da seguire o rompicapi da risolvere per recuperare oggetti utili. Peet può, infatti, raccogliere svariati utensili da usare in diverse situazioni, sia a scopo difensivo che esplorativo (da una mazza chiodata per sconfiggere i nemici a elementi decorativi per personalizzare il proprio look).

Siamo allora di fronte a un gameplay e a un'ambientazione che ci spingono a volerne sempre di più, desiderio che però si scontra con una delle pecche di questo titolo: la durata. Il gioco risulta piuttosto breve, leggero, quasi evanescente come un sogno, e lascia con la voglia di saperne di più e, soprattutto, di averne di più.

Perché Neversong è quasi ipnotico: all'inizio lascia senza fiato ma poco dopo svela il suo lato onirico, quasi magico, in cui non ci si può che perdere. E questo carattere lo ritroviamo anche nelle animazioni e nei paesaggi. Tutto è costruito come se fosse davvero all'interno di un sogno.

I movimenti sono leggeri e i personaggi si muovono quasi come marionette, abbandonati a una corrente invisibile che muove dei fili sospesi. Tutta l'attenzione è posta sull'atmosfera surreale e sull'inquietudine che essa trasmette. L'obiettivo è disorientare il giocatore, farlo smarrire nei meandri più profondi delle sue paure. Riportarlo in quello stato infantile in cui realtà e sogno coincidono. E in questo il progetto di Atmos Games riesce egregiamente.

Il mood di tutta l'esperienza lascia il giocatore sempre col fiato sul collo. L'inquietudine la fa da padrona, trasportando lo spettatore nei meandri più profondi del suo inconscio.

Merito anche della colonna sonora. Durante la nostra avventura siamo stati accompagnati da una melodia incantevole e perfettamente calzante con il mood di tutta l'opera. Suoni e musica si evolvono con gli avvenimenti e trasmettono magistralmente le emozioni e le sensazioni di ogni scena.

Se dobbiamo davvero trovare dei punti negativi dobbiamo spostarci più sul comparto tecnico. Abbiamo notato la presenza, non considerevole ma è bene comunque rilevarla, di una certa latenza durante il passaggio tra una scena e l'altra. Un difetto non grave ai fini del gameplay, però, in quanto verificatosi sempre e solo in fasi di caricamento.

A questo si aggiunge la presenza sporadica di alcuni errori nella traduzione italiana. Non è di certo qualcosa che infici la resa generale dell'esperienza finale, ma si tratta di difetti che vanno evidenziati.

Tuttavia questi elementi non arrivano comunque a limitare o a danneggiare l'impressione generale che Neversong ci ha lasciato. Un gioco che merita di essere conosciuto e di trovare il suo spazio all'interno del panorama indie moderno. Un'esperienza che riporta il giocatore alla sua infanzia, che lo spinge, volente o nolente, a fare i conti con le sue paure e i timori del passato.

Un gioco che è allo stesso tempo narrazione e introspezione. Un'avventura che non vi pentirete assolutamente di percorrere.

8 / 10
Avatar di Giulia Migliore
Giulia Migliore: Classe '93, è cresciuta a pane e videogiochi. Appassionata alla saga di Final Fantasy, che non ha mai abbandonato, decide di fare del mondo videoludico il suo lavoro e la sua vita. Ricercatrice ossessiva di dettagli, amante del nonsense e delle battute demenziali.

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