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Activision deposita un brevetto che potrebbe cambiare la risoluzione dei bug

Procedure più veloci e efficienti.

La correzione dei bug può essere uno dei processi più macchinosi nello sviluppo dei videogiochi, anche per un grande studio come Activision, con gli sviluppatori che generalmente devono fare affidamento sulla capacità dei loro play-tester di risolvere i problemi con il gioco durante le fasi alpha e beta.

Tuttavia, un nuovo brevetto di Activision potrebbe aiutare a semplificare il processo di eliminazione dei bug con un sistema di controller programmabili.

Con Call of Duty Warzone che sta avendo un successo massiccio, oltre 100 milioni di giocatori attivi in ogni momento, i bug stanno diventando un problema più grande che mai per l'azienda. Le conseguenze di bug e glitch per un gioco della scala di Warzone sono soprattutto le ondate di critiche da parte dei fan.

Da qui la necessità di un sistema più efficiente per affrontare il problema. Il brevetto stesso riguarda il concetto di un sistema in cui i controller possono essere programmati per ricreare determinati scenari creati dai giocatori durante i test. Questo è in contrasto con il solito processo di tentare di ricreare la situazione manualmente e capire la tempistica della pressione del pulsante attraverso test costanti o l'uso di di codice.

Ciò che il brevetto mira anche a fare è avere controller che possono essere programmati utilizzando un microprocessore incorporato al loro interno, con il potenziale di sincronizzare questi microprocessori ad altri sistemi e consentire agli input di essere ripetuti e modificati al volo attraverso più giochi e piattaforme diverse.

Questo potrebbe permettere di testare con alta precisione i problemi di framerate o di latenza di rete, dove il risultato delle azioni di un giocatore è influenzato negativamente da microsecondi di ritardo o cali di frame. L'importanza di questo tipo di test per gli esports è menzionata specificamente nel brevetto, con la Call of Duty League di Activision probabilmente una priorità.

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