Blizzard abbandona gli RTS? Il mercato è cambiato ma ex veterani ci provano ancora
I tempi cambiano.
I tempi del primo Warcraft e di Starcraft (e, in generale, i tempi d'oro degli RTS) sono passati da un pezzo, il mercato è cambiato e Blizzard stessa è cambiata: questa la prima considerazione che viene in mente pensando al fatto che, non trovando più terreno fertile in loco, un gruppo di impiegati (programmatori e designer) hanno lasciato la compagnia per fondare, l'anno scorso, Frost Giant Studios, con l'intento di far rinascere l'intero genere.
Sicuramente una mossa rischiosa, in un periodo di crisi economica dovuta a una crisi pandemica, ma al contempo in uno dei periodi di massimo interesse di sempre verso l'industria videoludica, che ha portato Tim Morten, uno dei fondatori del nuovo Studio (e produttore veterano presso Blizzard) alla considerazione che chi non risica non rosica.
Che l'aver praticamente abbandonato il genere degli RTS, in favore di giochi che comportano un volume di affari ben più alto, continuo e continuato nel corso degli anni, sia un errore di valutazione di fondo sul genere che va provato sul campo, prendendosi dei rischi. Di fatto, StarCraft II, grande successo del genere nel 2010, ha venduto 6 milioni di copie, che però in realtà sono nulla in confronto a quanto genera un Overwatch anche solo con le microtransazioni per gli elementi cosmetici.
Eden Chen, CEO di Pragma Platform e investitore nel progetto Frost Giant, afferma che spesso si è tentati, come produttori, a pensare "all'antica" e ai videogiochi come prodotti one-shot alla stregua dei film, con nicchie di sfruttamento legate al prodotto in sé e per sé, e non come "app", mantenendole periodicamente aggiornate e perennemente profittevoli da parte di giocatori vecchi e nuovi. Un modello largamente applicabile anche negli RTS, che forse hanno bisogno di una svecchiata nei paradigmi ma sono perfettamente in grado di affrontare il futuro.
Fonte: Bloomberg