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Call of Duty Warzone: i giocatori riescono a divertirsi anche dopo la loro eliminazione

La nuova meccanica di respawn sta piacendo parecchio.

Se avete già dato un'occhiata a Call of Duty: Warzone, allora sarete già familiari con il suo particolare sistema di respawn: in questa nuova battle royale, infatti, è presente il Gulag, una piccola mappa dove i giocatori finiscono in seguito alla loro prima morte in-game.

Esistono due modalità nel Gulag: spettatore e combattimento. Se siete spettatori, sarete confinati in una cella per assistere al combattimento 1vs1 fra due giocatori. Questo combattimento (che, prima o poi, toccherà affrontare anche a voi) rappresenta l'occasione per tornare a giocare nella partita dove siete morti: in altre parole è una sfida per guadagnare un respawn.

Sebbene il fulcro del Gulag sia il combattimento, molti giocatori stanno trovando nuovi modi per divertirsi anche da spettatori: oltre a scazzottarvi con gli altri giocatori (senza poterli danneggiare) per dargli puro e semplice fastidio, potete anche tirare delle pietre ai due lottatori nell'arena. Le rocce faranno solo un punto di danno e non possono uccidere un giocatore, anche se resta con 1 HP. Oltre a stordire un giocatore per un secondo e a regalare all'avversario un'occasione di vittoria, qualcuno ha scoperto che le pietre possono essere usate per attivare le mine piazzate dai duellanti, con risultati facilmente immaginabili:

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Se siete dei bastardi, potete usare i mezzi a vostra disposizione anche per danneggiare un vostro compagno impegnato in una lotta o addirittura ucciderlo con il trucchetto di sopra. Insomma, solo perché siete degli spettatori nel Gulag, non significa che il divertimento sia terminato.

Sembra che Warzone sia stato accolto abbastanza positivamente dai giocatori e il Gulag rappresenta di sicuro uno dei suoi punti di forza. Chissà cos'altro si inventeranno giocatori e sviluppatori per rendere questa meccanica ancora più divertente.

Che ne pensate? Anche voi apprezzate Warzone e il "potere dei sassi"?

Fonte: Eurogamer