Death Stranding ai tempi del COVID-19 suscita reazioni completamente diverse nei giocatori
Più 'connessi' a Sam Porter Bridges.
Death Stranding, titolo sviluppato da Kojima Productions è un gioco molto particolare e secondo il responsabile editoriale dello studio, Jay Boor, è riuscito ad influenzare la reazione dei giocatori dopo la pandemia da COVID-19.
Attraverso una nuova intervista, Boor ha parlato delle vendite del gioco che ha saputo piazzare tra PC e PlayStation 4, cinque milioni di copie al 31 marzo. "Dato che Death Stranding è il primo gioco sviluppato da Kojima Productions, dal punto di vista delle vendite ha fatto molto bene". Il gioco è stato lanciato qualche mese prima della pandemia da Coronavirus e, come ha sottolineato Boor, c'è una differenza nel modo in cui i giocatori hanno reagito dopo l'emergenza sanitaria.
"Una delle cose che mi ha colpito di più è stata vedere le reazioni a Death Stranding prima dell'inizio della pandemia e dopo. Il personaggio principale di Death Stranding, Sam Bridgers, non è il tipico eroe. Fa consegne, non gli interessa collegare i vari avamposti e soffre di una malattia chiamata "afefobia", la paura di essere toccato o toccare un altro essere umano. Mentre si gioca le cose si evolvono e si inizia a realizzare il vero potenziale di Sam".
"Stiamo tutti attraversando un viaggio simile in una certa misura a causa della situazione in cui viviamo in questo momento. Oltre alla realizzazione di quanto siano essenziali le consegne dei pacchi per la società, anche dover affrontare il superamento della paura di toccare le altre persone è importante. In questo caso i giocatori hanno sentito una connessione con Sam. Parlare con i giocatori attraverso i social media e condividere quelle esperienze continua ad essere molto importante".
Death Stranding è stato lanciato su PlayStation 4 e in seguito è approdato su PC. Recentemente Hideo Kojima ha annunciato Death Stranding Director's Cut che arriverà su PS5 il 24 settembre.
Fonte: Wccftech