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"La modalità molto facile? Non capisco. Se posso giocare a questi giochi e non ha impatto sugli altri allora qual è il problema?"

Il dibattito difficoltà/accessibilità secondo la mamma di uno sviluppatore.

Il dibattito su difficoltà e accessibilità all'interno dei videogiochi è particolarmente acceso negli ultimi anni anche a causa di progetti che fanno del livello di sfida una caratteristica chiave dell'esperienza e del loro successo. Si è parlato spesso dell'introduzione di modalità facili in ogni gioco ma come spesso accade le critiche non mancano.

Death Stranding per esempio avrà una modalità molto facile adatta a chi ama le esperienze cinematografiche e proprio da questa scelta è partito un approfondimento di ArsTechnica che vorrebbe l'introduzione di un livello di difficoltà molto basso praticamente in ogni videogioco. Ovviamente un articolo di questo tipo ha attirato le critiche di alcuni "puristi" e giocatori "hardcore" (che evidentemente sono troppo limitati per comprendere il fatto che rendere un gioco accessibile a un pubblico potenzialmente nuovo non rovina necessariamente l'esperienza a tutti gli altri).

Di fronte ai vari tweet e all'articolo in questione ecco anche l'intervento di uno sviluppatore molto conosciuto nella scena indie, Rami Ismail (cofondatore di Vlambeer e sviluppatore di giochi come Ridiculous Fishing, Luftrausers e Nuclear Throne). Ismail ha deciso di parlare di un'esperienza personale, quella di sua madre, una donna che non ha mai videogiocato ma che grazie a modalità "disonorevoli" come quella molto facile è riuscita ad approcciarsi al nostro medium preferito.

"Solo un reminder: Final Fantasy XV e i suoi revive automatici + wait mode + easy mode + il posizionamento automatico dei personaggi per attacco e difesa + l'assenza di finestre temporali per l'attacco e la difesa sono i motivi grazie ai quali mia madre ora ha giocato a God of War, Dragon Age: Inquisition e Assassin's Creed: Origins".

Il discorso di Ismail è molto semplice: grazie a tutte queste opzioni e alle modalità molto facili una persona che in condizioni normali non si sarebbe mai avvicinata ai videogiochi è riuscita a scoprire un intero mondo di esperienze e ad appassionarsi a un tipo di intrattenimento che a un primo impatto, tra controller, combinazioni di pulsanti e movimenti per molti innaturali sembra davvero inaccessibile.

Poi arriva il commento della mamma di Ismail stessa:

"Mia madre ha letto il tweet e la maggior parte delle risposte (molte critiche) e tutto quello che ha da dire riguardo la difficoltà è quanto segue: 'Non capisco? Se posso giocare a questi giochi e questo non ha alcun effetto sulla loro libertà di giocare allora qual è il loro problema?"

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