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L'importanza del "perché" per il director di God of War

Coinvolgere e rendere i giochi più interessanti secondo Cory Barlog.

Il fatto che Cory Barlog ami profondamente i single-player e le produzioni story-driven è sotto gli occhi di tutti e God of War, pur non lasciando in secondo piano il combat system, rientra sicuramente in questa categoria di produzioni "lineari".

Il director dell'esclusiva PS4 in uscita il 20 aprile ha spiegato un concetto molto importante che si è posizionato alla base dello sviluppo delle nuove avventure di Kratos: il "perché". Le sue esperienze con progetti passati lo hanno spinto a creare un gioco diverso, come ha spiegato all'interno dell'ultimo numero di GamesTM. Ecco le dichiarazioni riportate da Gaming Bolt:

"Se un titolo che gioco ha solo ottime meccaniche, grande divertimento e la possibilità di fare cose fantastiche, si tratta di un'ottima cosa ma dopo una manciata di ore se non c'è un "perché", una ragione per cui io debba trovarmi in quel luogo, se non sono guidato da qualcosa a cui tengo allora inizio semplicemente a perdere interesse. Potrà riguardare solo me e un piccolo gruppo di persone ma ho la sensazione che questo "perché" manchi in molti giochi che stanno diventando popolari oggi. Il "perché" guida molte persone e il perché fa parte della natura dell'essere umano, del dramma della natura umana. Penso che, per quanto il gioco sia personale per me, nel senso che estrapolo questi temi dalla mia vita personale (il rapporto padre figlio), si tratti molto di più di un'interazione umana universale, in contrasto all'essere posizionato in un qualsiasi periodo temporale".

L'importanza di trasmettere un perché, di inserire nel gioco una connessione umana che permetta anche al giocatore di immedesimarsi all'interno dell'esperienza è uno degli elementi cardine di God of War. Cosa pensate delle parole di Barlog e dell'importanza del "perché" all'interno di un gioco?