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EA: sappiamo quante partite di FIFA giocate ma non registriamo il tempo di gioco

Dipendenza da videogiochi, dati raccolti e loot box.

Dopo aver paragonato le loot box agli ovetti Kinder Sorpresa torniamo a parlare di EA e di ciò che la compagnia, attraverso le parole della VP of legal and government affairs Kerry Hopkins, sta dichiarando di fronte a un comitato del parlamento britannico pensato anche per trattare la delicata questione loot box e dipendenza da videogiochi.

In questo caso la Hopkins spiega esattamente cosa l'azienda registri sottolineando come non conteggi a tutti gli effetti il tempo di gioco ma semplicemente il numero, per esempio, di partite giocate di FIFA. L'argomento è importante perché attraverso i dati della compagnia si potrebbero tracciare eventuali casi di dipendenza mentre allo stesso tempo c'è il dubbio che EA sfrutti i dati in suo possesso per favorire l'utilizzo delle loot box.

Ecco i passi più importanti delle dichiarazioni di Kerry Hopkins riportate da PCGamesN:

"Non registriamo effettivamente il tempo di gioco. Quando guardiamo al modo in cui gli utenti giocano ci chiediamo se siano entrati recentemente nel titolo. Guardiamo a qualcosa chiamata session days. Solo per essere chiari, i dati che siamo in grado di raccogliere dal nostro gioco mostrano che i consumatori si sono connessi e possiamo registrare cose come il numero di partite giocate ma non raccogliamo effettivamente dati che mostrano che ci sia stato un input continuo per lunghi periodi di tempo. Per esempio potremmo sapere che oggi sei entrato nel gioco e hai fatto quattro partite".

Ma i dati raccolti o il tempo effettivo di gioco potrebbero aiutare a prevenire la dipendenza da videogiochi o comportamenti "dannosi"?

"Non penso, anche misurando il tempo di gioco, che si possa affermare se qualcuno stia giocando o meno in un modo salutare. Ci sono giocatori che giocano parecchio ma vivono una vita felice e normale. Ci sono altri giocatori che entrano ed escono dai giochi più o meno come si fa per attività sportive o qualsiasi altra attività. Non è qualcosa su cui possiamo affermare 'questa persona ha giocato troppo e per questo non è qualcosa di salutare'. I consumatori devono avere scelta e devono anche avere il diritto alla privacy e pensiamo che sia qualcosa di davvero molto importante".

Per quanto riguarda i bambini la Hopkins sottolinea come gli sviluppatori abbiano la responsabilità di creare gli strumenti per proteggerli e di informare i genitori dell'esistenza di questi strumenti in modo da assicurarsi che facciano le scelte giuste. "In quanto industria pensiamo di star facendo un buon lavoro da questo punto di vista".

Cosa pensate di questo dibattito e delle dichiarazioni di EA?