AESVI e Massimo Guarini: l'ex ministro Calenda contro i videogiochi? Nessuno si sognerebbe mai di fare la stessa affermazione per film, musica o libri. Perché allora per i videogiochi?
La reazione del videogioco made in Italy.
"Sarà (una posizione) forte ma io considero i giochi elettronici una delle cause dell'incapacità di leggere, giocare e sviluppare il ragionamento. In casa mia non entrano". Queste alcune delle parole con cui l'ex ministro Carlo Calenda ha dato il via a una discussione che non è di certo passata inosservata in rete e che ha attirato non poche critiche.
Affidarsi a Twitter, un social network non particolarmente indicato per argomentare a pieno delle posizioni così delicate e complesse non ha di certo aiutato ma Calenda ha scelto questa strada e ne sta "subendo" le conseguenze. Mentre l'indignazione di molti giocatori ha portato a reazioni più o meno scomposte, sono arrivate delle prese di posizione e delle dichiarazioni ufficiali da nomi importanti per l'industria videoludica italiana.
Questa la dichiarazione ufficiale di AESVI (Associazione Editori Software Videoludico Italiana) pubblicata sulla pagina Facebook ufficiale:
Oggi abbiamo assistito ad una discussione molto accesa in seguito ad un tweet dell'ex Ministro Carlo Calenda sulla necessità di salvare i giovani dai "giochi elettronici" e dalla solitudine culturale ed esistenziale. Abbiamo incontrato Calenda non molto tempo fa, durante il suo incarico di governo come Ministro dello Sviluppo Economico. Ci fece subito presente la sua contrarietà ai videogiochi come genitore, ma nonostante la sua posizione personale ci diede ascolto e sostenne la nostra richiesta di investire sull'internazionalizzazione del settore. Grazie a quell'incontro, gli sviluppatori italiani di videogiochi hanno la possibilità di partecipare a due tra le più importanti fiere del settore, GDC e Gamescom, in uno stand che rappresenta l'Italia come paese. A distanza di qualche anno, la dichiarazione di oggi non ci fa per nulla piacere e non la condividiamo in principio. Ma ci fa capire quanta strada ci sia ancora da fare in Italia per ottenere un riconoscimento culturale e sociale per i videogiochi. Nessuno si sognerebbe mai di fare la stessa affermazione per i film, la musica o i libri. Perché allora per i videogiochi? All'estero oramai si fa a gara per sostenere il settore ed essere in prima linea nell'attrazione di investimenti e di talenti, nella produzione di creatività e innovazione, nella creazione di opportunità di lavoro e di impresa. In Italia ci scontriamo spesso e volentieri con posizioni come questa, a tutti i livelli. Posizioni che nella maggioranza dei casi dipendono dalla mancanza di conoscenza della materia e a volte, purtroppo, anche dalla mancanza di interesse o di disponibilità ad approfondirla, quella materia. La nostra risposta come Associazione è continuare a fare il nostro lavoro di informazione e promozione del settore con competenza e professionalità. Perché l'Italia non rischi di perdere una grande opportunità.
A fare eco alle parole di AESVI anche Massimo Guarini, CEO e Creative Director di Ovosonico (Murasaki Baby, Last Day of June) e figura molto conosciuta non solo in ambito italiano ma anche in quello internazionale. Ecco alcuni stralci di quanto pubblicato sul sito del Corriere della Sera (vi consigliamo comunque di leggere l'intera lettera di Guarini).
Gentile Onorevole Calenda, immagino lei possa essere d'accordo con me nel ritenere impossibile ignorare un intero medium generalizzandone i contenuti. Converrà inoltre che proclami come "Odio la musica" oppure "Il cinema fa male" possano suonare assurdi a chiunque, non solo agli addetti ai lavori. Capirà dunque il mio stupore e la mia genuina curiosità nel capire per quale motivo l'ex ministro dello Sviluppo Economico abbia ritenuto naturale, anche solo in veste di genitore, condannare culturalmente un'intera industria. Industria che fattura 1,5 miliardi di euro annui, di fatto diventando uno dei più importanti mercati in Europa.
Contrariamente al sentimento generale, vorrei provare ad assolverla per un momento dalle varie accuse di ignoranza e superficialità, invitandola, piuttosto, a riflettere su questo: come mai è cosi difficile, se non impossibile, condannare nella loro totalità musica e cinema? Forse è impossibile condannarli oggi, ma se vuole provare a ricordarlo con me, non lo è stato altrettanto difficile in passato.
Come genitore - anche io sono padre di due figli - non mi sento ancora di poter biasimare la sua personale posizione, benché, ammetterà anche lei, un po' troppo estrema ed ingenua. Come imprenditore ed autore, tuttavia, sarei irresponsabile se non la esortassi a riflettere sull'enorme potenziale di questa nuova forma di intrattenimento. Nella sua veste, lei ha la responsabilità di riuscire a vedere oltre le ingenuità e spigolosità iniziali di qualsiasi nuova industria, forma di espressione o modello di business. Come uomo di cultura, dirigente d'azienda,cresciuto ed educato da genitori scrittori e registi, lei non può permettersi di essere spaventato da Great Balls of Fire.
Due voci forti dell'industria videoludica italiana hanno risposto all'ex ministro Carlo Calenda e alle sue dichiarazioni riguardanti i "giochi elettronici". Cosa pensate della posizione di AESVI e delle parole di Guarini?