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Il director di The Last of Us: Part 2 parla delle sue fonti d'ispirazione

Neil Druckmann ci racconta anche la nascita del progetto The Last of Us.

The Last of Us: Part 2 è tra le esclusive PlayStation 4 più attese, su questo non c'è alcun dubbio, ma il titolo targato Naughty Dog, purtroppo, non ha ancora una data di uscita, anche se recenti voci parlavano di un lancio previsto entro l'anno.

Il gioco è sviluppato da uno dei team più influenti dell'intera industria e il director Neil Druckmann è una delle personalità di maggior rilievo. Proprio il director di The Last of Us: Part 2 è stato tra i protagonisti al DICE Summit e, grazie a un'intervista con Dan Trachtenberg, riportata da Polygon, scopriamo interessantissime informazioni sulle sue fonti d'ispirazione che hanno contribuito alla nascita di The Last of Us.

Come abbastanza prevedibile, Druckmann, innanzitutto, conferma il suo amore per i giochi narrativi: "sono stato segnato particolarmente dai giochi narrativi, come Monkey Island o i giochi di Sierra. Ricordo di essere impazzito per Half-Life."

Prosegue poi svelando un interessante dettaglio che riguarda il nuovo episodio di The Last of Us: a quanto pare i dialoghi per il nuovo titolo sono stati ispirati dalla serie TV Channel 4 e Netflix, The End of the F***ing World.

Si passa poi all'evoluzione dello studio, ovvero come si è passati da titoli come Jak ad Uncharted:

"Eravamo uno studio che sapeva fare dei giochi action con delle mascotte cartoonesche. E poi all'improvviso ci siamo ritrovati a raccontare storie su un personaggio che non indossava un abito folle. Riuscire a cavarsela e aiutare a modellare questa storia è stato un sogno. Con Jak e Daxter dicevamo tipo 'Ottimo, ora lui può cavalcare un razzo. Vediamo come può inserirsi nella storia'. Ora, invece, siamo più interessati alle motivazioni del personaggio."

Arriviamo poi alla nascita di The Last of Us, Druckmann ci rivela come è nato il progetto e il passaggio dai precedenti giochi:

"Nessuno di questi giochi derivava da una sola idea. Ma da tante idee provenienti da persone diverse. Molte delle premesse si basavano su uno dei miei progetti studenteschi falliti, su un uomo e una donna in un mondo di zombi. In seguito ho continuato a lavorarci. Stavo lavorando sul reboot di Jak e Daxter, quando il team decise di intraprendere una strada diversa. Chiedemmo alla compagnia se potessimo realizzare qualcosa di diverso. Abbiamo iniziato a parlare e in seguito a sviluppare i personaggi attraverso il gameplay, e il tutto cresceva evolvendosi in quello che oggi è The Last of Us. Il genere di gameplay e il genere di narrazione non sono sempre la stessa cosa. The Last of Us è infatti uno shooter action, ma la narrazione presenta una storia che parla di protezione, tutela. Quindi abbiamo provato a capire come sovvertire la struttura classica di quei generi per creare qualcosa di interessante."

Che ne pensate delle parole di Neil Druckmann? Siete in attesa di The Last of Us: Part 2?