Ismail: "l'indie? È più grande che mai ed è anche morto"
La curiosa visione del cofondatore di Vlambeer.
Recentemente il cofondatore di Vlambeer, Rami Ismail, aveva parlato di indie sempre più uniformati e delle ragioni che stanno spingendo l'industria AAA a concentrarsi in particolare sui giochi come servizi.
Oggi torniamo a concentrarci sulle dichiarazioni di questa apprezzatissima figura dell'industria in occasione di un keynote tenutosi a Develop: Brighton in compagnia di Mike Bithell, sviluppatore di Thomas Was Alone, Volume e il più recente Quarantine Circular. In questa occasione Ismail si è lasciato andare ad alcune dichiarazioni davvero particolari sempre concentrandosi sull'universo indie.
"L'indie è più grande che mai ed è anche morto. La cosa bella dell'indie è che è cresciuto oltre qualsiasi proporzione potessimo mai pensare. Nel 2010 l'intera idea di indie era come una sorta di cultura punk rock, come a dire "fanculo questi idioti AAA". Il che ovviamente è incredibilmente immaturo. Amo gli AAA e quel tipo di produzioni ma avevamo bisogno di qualcosa contro cui scontrarci per dare il via a qualcos'altro. Non sapevamo neanche che stesse iniziando davvero qualcosa, volevamo semplicemente creare videogiochi e avevamo bisogno di qualcosa con cui farci sentire forte e chiaro. Poi all'improvviso altre persone pensarono che se potevamo farlo noi allora potevano riuscirci anche loro. Inizialmente era tutto molto piccolo, una scena davvero coesa formata da qualcosa come 30, 40 persone e ora guardiamo all'indie come questa forza globale di sviluppatori di tutto il mondo, persone che creano giochi personali".
Bithell ha poi commentato chiedendo se lui stesso, Ismail e altri "vecchi" sviluppatori indie siano destinati o meno a diventare l'equivalente di punk rocker che stanno invecchiando. Ismail risponde:
"Ecco la questione: quando affermo che l'indie è morto penso che sia positivo, non penso che sia qualcosa di negativo. La cosa migliore che è successa allo sviluppo dei videogiochi è stato il fatto che qualcuno abbia impugnato un martello da fabbro per tutti quei grandi concetti che facevano parte dello sviluppo e li abbia distrutti in un milione di pezzi. Quindi invece di avere l'indie si hanno tutti questi diversi strati, sono tutti piccoli frammenti ognuno dei quali con la propria community, le cose che vogliono cambiare e le cose contro cui vogliono ribellarsi.
"Vedere tutti questi frammenti, queste schegge, mi ricorda quando vado in una nazione e trovo un piccolo ecosistema con i propri sviluppatori, i propri eroi, i propri scopi, la propria storia e voglio altre situazioni di questo tipo, perché a conti fatti per me, indie significa che non te ne deve fregare assolutamente nulla del modo in cui tutti gli altri ti stavano etichettando".
Cosa pensate della riflessione di Ismail e dell'attuale panorama indie?